Welfare
Carcere, il piano di Alfano
Braccialetto elettronico, espulsione per gli stranieri, più lavoro per i detenuti, niente bambini in galera. Plauso del Sappe
di Redazione
E’ “nel preciso rapporto tra giustizia e misericordia che si colloca la funzione dello Stato”. Lo precisa il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenuto sul tema ieri in occasione di un convegno organizzato dal Meeting di Rimini. La premessa fondamentale e’ e resta la certezza della pena, ovvero che chi sbaglia deve pagare. Ma e’ altrettanto importante che “mentre paga il detenuto deve essere aiutato a redimersi”. E per garantire questa possibilita’, per offrire la possibilita’ di scegliere, anche all’interno di un carcere, tra tornare a delinquere o ricostruire la propria umanita’ e il proprio spirito, il ministro e’ pronto a presentare un progetto strutturato in diversi punti che prevede una serie di interventi che vanno dalla proposta del “braccialetto elettronico, che non prevede recidiva, che non prevede evasione e che garantisce minori costi per la giustizia, come avviene in Francia”. In secondo luogo i 4300 stranieri che devono scontare una pena inferiore a due anni potrebbero essere semplicemente espulsi. “Basterebbe l’espulsione. Vadano a scontare la pena -osserva il Guardasigilli- a casa loro. 4.300 detenuti in meno equivalgono alla possibilita’ di costruire otto carceri”.
Spiegando, poi, che “incentivare il lavoro nelle carceri e’ la battaglia piu’ solida e solenne contro la recidiva”, Alfano propone la costituzione di “agenzie di collocamento dei detenuti”,i quali, specializzatisi in carcere possono diventare “appetibili per il mercato del lavoro”. Una quarta proposta riguarda la volonta’ di sottrarre all’istituto carcerario i bimbi fino a 3 anni che stanno insieme alle loro mamme detenute. “E’ ora di dire basta -sottolinea Alfano- perche’ non importa di chi siano figli questi bambini. Cio’ che importa e’ che sono bambini e i bambini non possono stare in carcere”. Infine, dalla confisca dei beni mafiosi si possono recuperare i finanziamenti utili a “costruire luoghi di detenzione che non abbiano l’aspetto del carcere, ma che siano vere e proprie case che non costringano i bambini a subire il trauma” e che valorizzino “l’essere moglie e mamma della detenuta”. “Non e’ una missione impossibile -conclude Alfano- ma va coordinata all’interno della riforma della giustizia”.
“Accogliamo molto favorevolmente gli interventi che il ministro della Giustizia Angelino Alfano, di concerto con il capo dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta, intende adottare per risolvere il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie del Paese”. E’ quanto afferma Donato Capece, segretario generale del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria. “Da sempre -ricorda- sosteniamo, e per molto tempo lo abbiamo fatto in solitudine, di rendere stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi, affidando pero’ a misure alternative al carcere la punibilita’ dei fatti che non manifestano pericolosita’ sociale, potenziando quindi l’area penale esterna e prevedendo per coloro che hanno pene brevi da scontare l’impiego in lavori socialmente utili all’esterno del carcere con l’introduzione del sistema di controllo del braccialetto elettronico in dotazione al Corpo di Polizia penitenziaria”. Per Capece, “una nuova politica della pena, che preveda un ‘ripensamento’ organico del carcere e dell’istituzione penitenziaria con al centro un nuovo ruolo professionale ed operativo della Polizia penitenziaria, adottando anche procedure di controllo mediante dispositivi tecnici come il braccialetto elettronico, e’ necessaria e indifferibile. E sara’ quindi massima la nostra collaborazione con il ministro Alfano e con il capo del Dap, Ionta per realizzare una nuova politica penitenziaria del Paese”.
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