Welfare

Carcere: muore un altro detenuto

L'Associazione Papillon denuncia l'ennesima tragica morte avvenuta nel carcere di Rebibbia ieri mattina

di Teresa Selva Bonino

La morte di Claudio Menna è avvenuta ieri mattina ma l’orario preciso ancora non lo si sa così come non sono ancora chiari motivi e circostanze sulla causa del decesso. Quello che invece è chiaro e trova l’ennesima conferma è la drammatica situazione in cui versano le carceri italiane dove trascuratezza e indifferenza, anche nei casi di persone seriamente ammalate come Claudio, fanno parte della normale quotidianità.
Dall’Associazione Papillon di Rebibbia arriva la lettera di denuncia (che proponiamo qui di seguito) dei detenuti amici di Claudio Menna e l’appello rivolto al Ministero di Giustizia e della Sanità a far luce sulla verità e a risolvere i problemi del sistema penitenziario. “Non vogliamo colpevoli ma desideriamo capire di chi è la colpa di quanto accaduto. Questa morte”, continua il comunicato, “testimonia la necessità di un provvedimento di indulto che sia la premessa di un reale processo riformatore; per questo i detenuti di tutta Italia stanno aderendo pacificamente alla protesta organizzata dalla nostra associazione.”

Urla di dolore degli inascoltati. Ultimi degli ultimi

Oggi 13/01/2003 è accaduto ciò che si sapeva da molto tempo, un nostro caro compagno Claudio Menna ristretto presso la Sezione integrata O.P.G. della Casa di Reclusione di Rebibbia penale è morto nel sonno, non sappiamo a che ora, solo al mattino verso le ore 10,00 quando l?infermiera dell?istituto si è ricordata di Claudio per la solita insulina.
Quest?uomo soffriva di disturbi psichici come altri ristretti presso la sopraccitata Sezione, in più soffriva di una grande forma di diabete ?faceva tre insuline al giorno senza contare tutti i farmaci per la particolare patologia psichica.
Carlo veniva dalla Casa di Cura di Sant?Eframo Napoli, là veniva curato e usufruiva dei benefici della legge Gozzini, la sua cara mamma lo prelevava al mattino riportandolo la sera in Istituto.
All?arrivo a Rebibbia terminò quanto scritto sopra, venne associato presso la Sezione di Osservazione Psichiatrica dove già altri compagni vivevano.
Per Claudio niente più permessi premio e poca assistenza sanitaria, solo tanto contenimento per i suoi stati d?ansia dovuti all?azzeramento affettivo ?privazione di continuità nel recupero sociale?.
Claudio ci ha lasciato per un mondo migliore, teniamo presente che di Claudio in quella Sezione ce ne sono altri 15 che vivono le stesse privazioni del nostro amico.
Giuseppe, un ragazzo giovanissimo con disturbi di schizofrenia, ogni tanto dà segni d squilibrio rompendo qualcosa, come terapia gli vengono somministrati psicofarmaci e quando questi non riescono a contenerlo si pensa bene di chiuderlo giorni nella sua stanza affinché si calmi.
Secondo noi ignoranti servirebbe una continua assistenza del tipo Sanitaria per capire e comprendere lo stato d?inquietudine di Giuseppe, niente di tutto questo.
Vittorio un altro ragazzo che sta malissimo, gira per i corridoi fumando centinaia di sigarette, trascurato e senza che i servizi preposti alla tutela del malato facciano qualcosa.
Antonio chiede di andare in permesso, di fare qualche attività, inascoltato.
La perizia penitenziaria viene assunta da responsabilità che la dirigenza Sanitaria dovrebbe avere, molte volte li abbiamo visti in difficoltà nel gestire situazioni che solo gli specialisti avrebbero il dovere di gestire e controllare.
La responsabilità dell?abbandono di questi ragazzi è da imputare alla Dirigenza Sanitaria e a tutti i servizi preposti per la cura di questi ragazzi.
Questi ragazzi devono essere assistiti e curati e non solo contenuti, le persone citate devono rendersi conto che tragedie come quella di stamattina non devono più accadere.
Si chiede un intervento affinché le persone indifese e malate vengano tutelate e curate.
Noi non vogliamo colpevoli ma desideriamo capire di chi è la colpa di quanto è accaduto, lo dobbiamo al nostro caro amico Claudio e alla sua famiglia.

papillonrebibbia@katamail.com”

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