Welfare
CARCERE. Protestano gli psicologi: siamo troppo pochi
Il consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi ha aderito alla manifestazione organizzata dalla Società italiana psicologia penitenziaria
di Redazione
Anche il Consiglio Nazionale del’Ordine degli Psicologi ha aderito oggi alla manifestazione, organizzata a Roma dalla Società Italiana Psicologia Penitenziaria (S.I.P.P), per denunciare la difficile situazione nelle carceri. Un ruolo troppo spesso secondario è quello dello psicologo, che dovrebbe sostenere il detenuto nella riabilitazione psico-sociale durante il periodo di reclusione.
Nella pratica quotidiana, invece, nei 205 penitenziari italiani, operano solo 404 psicologi: alcuni sono impiegati nel “servizio nuovi giunti”, ossia intervengono nel primo colloquio, altri si occupano dell’attività di “osservazione e trattamento”, che è successiva al primo intervento e solo 20 sono gli psicologi penitenziari di ruolo. A questi dati si aggiungono 39 psicologi vincitori di concorso presso il ministero della Giustizia che ancora attendono di essere assunti. In ogni carcere il numero massimo di ore mensili previsto di assistenza psicologica è troppo basso e a questo si aggiunge l’imbarazzante situazione economica degli psicologi penitenziari: al primo gennaio 2007, dopo l’aumento di 0,49 euro l’ora, il compenso orario lordo è di 17,63 euro (più il 2% del contributo previdenziale obbligatorio), una cifra che non rispetta la professionalità richiesta.
Il quadro delineato è solo una conseguenza della situazione di crisi in cui versa il servizio sanitario, che da anni vive una fase di crescente complessità sia per la rilevante presenza di detenuti affetti da gravi patologie, sia per la progressiva diminuzione degli stanziamenti di bilancio, che nell’ultimo decennio si sono ridotti del 40%, a fronte di un aumento della popolazione detenuta. «Resta quindi il nodo – sottolinea Giuseppe Luigi Palma, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi – un sistema penale in cui lo psicologo diventi parte integrante dell’istituzione penitenziaria con l’incarico di monitorare costantemente la condizione dei detenuti anche a supporto degli altri operatori. Un passo avanti sarebbe rappresentato dalle assunzioni già previste degli psicologi»
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