Mondo
Carestia, la storia non insegna
L'analisi di Agire: «Dall'Africa orientale all'Africa occidentale, un copione che si ripete»
di Redazione

La situazione in Sahel è sempre più preoccupante. Agire, l’Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze composta da 11 tra le più importanti ed autorevoli organizzazioni non governative presenti in Italia, lancia l’allarme. Ecco il comunicato completo:
“La scorsa estate è stato necessario che si usassero parole come “CARESTIA” e “FAME”, inaccettabili nel XXI secolo, perché il mondo si accorgesse della tragedia umanitaria che si stava consumando in Africa Orientale. In quel momento migliaia di persone avevano già perso la vita e 12 milioni si trovavano in condizioni di estrema sofferenza, costrette ad abbandonare i loro villaggi dopo aver perso raccolti, sementi, bestiame.
Eppure tutto questo non è accaduto da un giorno all’altro, ci sono voluti mesi e mesi, durante i quali le organizzazioni non governative hanno più volte cercato di richiamare l’attenzione dei governi, delle grandi agenzie umanitarie e dei media.
Oggi la comunità internazionale ammette che se in Africa Orientale si fosse intervenuti per tempo non si sarebbe giunti a risultati tanto drammatici e si sarebbero potute salvare migliaia di vite.
Eppure la storia sembra non insegnare abbastanza e ci pone dinnanzi ad un’altra crisi alimentare che richiederebbe – per evitare un ecatombe – un intervento immediato.
In Sahel, la fascia semidesertica che attraversa diversi paesi dell’Africa Occidentale, tra 5 e 9 milioni di persone soffrono gli effetti di una grave siccità. Il ritardo nella stagione delle piogge e la scarsa quantità di precipitazioni nella zona centrale e occidentale del Mali, nel Senegal centrale, in Mauritania meridionale, nel nord del Burkina Faso ma soprattutto nella zona centrale di Niger e Chad, hanno decimato raccolti e bestiame e rendono già oggi insufficienti le derrate alimentari disponibili.
La diminuzione quantitativa dei prodotti e i problemi di sicurezza segnalati in alcune zone del Sahel hanno provocato un aumento considerevole dei prezzi a livello regionale e internazionale e l’ulteriore riduzione della possibilità di accesso ai beni di prima necessità. La situazione è aggravata dal rientro nei paesi di origine di oltre 200 mila migranti dalla Libia e dalla Costa d’Avorio che ha privato delle rimesse migliaia di famiglie riducendo il loro potere d’acquisto.
Il tasso di malnutrizione è in vertiginoso aumento: stime attendibili valutano che nei prossimi mesi si registreranno 2,6 milioni di casi di malnutrizione acuta. Se si calcola che ogni anno in Africa occidentale oltre 490.000 bambini sotto i 5 anni muoiono per cause legate alla malnutrizione, è facile immaginare quanto questo numero possa aumentare in situazione di siccità e crisi alimentare acuta.
“Oggi migliaia di contadini e pastori che stiamo sostenendo si trovano in bilico: le scorte di cereali stanno finendo, la cattiva stagione agricola, la carenza di piogge, gli attacchi ai campi di insetti e uccelli, stanno mettendo in pericolo la sicurezza alimentare delle famiglie nel Dar Sila. L’autosufficienza alimentare raggiunta con sforzi e impegno delle associazioni contadine rilanciate anche grazie al nostro programma di aiuti, oggi sembra sul punto di crollare. Bisogna intervenire adesso per evitare che i ritardi negli aiuti si paghino con vite umane” dice Alessandro Romio, capomissione di InterSos in Chad.
Ma se l’intervento della comunità internazionale è ormai improrogabile, è altresì chiaro che l’aiuto umanitario non è lo strumento adatto per risolvere il problema alla radice.
La vera sfida consiste oggi nel rompere il circolo vizioso che condanna queste popolazioni a crisi cicliche e nel fornire risorse adeguate per programmi a lungo termine che permettano di affrontare le cause strutturali dell’insicurezza alimentare.
Le ONG di AGIRE già attive nell’area sono: ActionAid, CESVI, CISP, COOPI, Intersos, Terre des Hommes, VIS
Maggiori info su www.reliefweb.int
Leggi QUI il rapporto completo pubblicato da Oxfam”
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