Non profit

cari candidati, bastabpacche sulle spalle

Anche il non profit Usa si sente emarginato

di Redazione

Parla l’attivista a capo di una campagna per ottenere dai politici risposte serie sul sociale F orte ma ininfluente, potente ma per niente considerato, radicato sul territorio ma poco rappresentato. Anche il ricchissimo terzo settore americano lamenta l’esclusione dai palazzi della politica. Spiega a Vita Robert Egger , presidente dell’associazione Dc Central Kitchen: «Oggi le realtà del non profit producono il 10% dell’economia nazionale, generando risorse per oltre 3mila miliardi di dollari e coinvolgendo più di 80 milioni di volontari. Eppure a Washington gli operatori del terzo settore sono solo “brava gente che fa del bene”. La verità è che manca una voce comune in grado di esprimere le nostre esigenze e di pretendere dai politici la risposta alla domanda: cosa sei disposto a fare per il non profit?».
All’inizio di quest’anno Egger ha lanciato la «V3 campaign: Voice, Vote, Value». Obiettivo dell’iniziativa, che si sviluppa attraverso il sito www.V3campaign.org, è sensibilizzare i candidati sul potenziale del terzo settore e nello stesso tempo promuovere la coesione tra gli operatori. Sul sito, ogni associazione può formulare domande a candidati locali e nazionali sulle politiche sociali; le risposte sono poi raccolte sullo stesso sito.
Vita: Quante domande sono arrivate?
Robert Egger: Ci sono arrivate domande da parte di associazioni non profit di 27 Stati d’America e a oggi hanno risposto 17 candidati di 10 Stati. L’obiettivo è essere presenti in tutte le elezioni a livello locale, statale e nazionale.
Vita: Obama e McCain hanno risposto?
Egger: Ho incontrato Obama, Clinton e McCain, collezionando, però, solo grandi pacche sulle spalle: è triste dirlo, ma nessuno di loro ha voluto sottoscrivere un impegno concreto e tutti hanno lasciato intendere, senza dirlo apertamente, che il non profit non porta soldi o voti e che quindi non serve a vincere le elezioni. È stato allora che ho deciso di allargare la campagna a ogni elezione che si tiene in America: abbiamo bisogno di coalizzarci ed eleggere una nuova generazione di politici che capisca e riconosca il ruolo economico attuale e potenziale del settore.
Vita: Deluso da questa prima esperienza?
Egger: Abbiamo fatto alcuni passi avanti, ma mi aspetto il superamento della logica della “buona azione”. Sono convinto che il non profit sia uno stimolo all’economia. Provate ad aprire un’attività imprenditoriale in un Paese in cui non ci sono gruppi interessati all’arte, alla cultura, alla fede, alla sanità. È impossibile. L’economia non è solo denaro, ma coinvolgimento, energia. Il business senz’anima, invece, è quello che genera i precipizi a cui assistiamo oggi.

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