Food

Carne coltivata, Mattarella firma, ma serve l’ok Ue

A due settimane dall’approvazione definitiva della legge su “cibi sintetici” e “meat sounding” per la Lav «arriva il primo importante stop alla crociata del ministro Lollobrigida». Per la Lega anti vivisezione il presidente «frena la corsa insensata di una legge ideologica e dannosa per l’italia» Articolo in aggiornamento

di Antonietta Nembri

Il presidente Mattarella firma la legge che vieta i cibi sintetici e il “meat sounding” approvato solo poche settimane fa alla Camera in via definitiva. Il provvedimento però deve aspettare l’ok dell’Europa. In una nota, la Lav sottolinea come si arresti «almeno per ora, la crociata del ministro Lollobrigida contro i cibi cosiddetti “sintetici” e i cibi vegetali». 

Guardando alla transizione alimentare

Domiziana Illengo, campaigner Lav settore Alimentazione vegana sottolinea: «L’inapplicabilità del provvedimento era oggettiva, Lav lo ha fatto presente sin dall’inizio. La mancata firma del presidente Mattarella pone finalmente un freno a una battaglia del tutto ideologica. La carne coltivata, una volta approvata dalla Commissione Europea ed entrata in commercio, sarà un ulteriore importante tassello della transizione alimentare, affiancandosi ai prodotti vegetali già in commercio e supportando la trasformazione del sistema alimentare perché non si basi più sullo sfruttamento di centinaia di milioni di animali ogni anno, solo in Italia».

L’agricoltura cellulare

Nella sua nota l’associazione ricorda che gli istituti di ricerca italiani, impegnati nello studio dei cibi da agricoltura cellulare, potranno ora proseguire il proprio lavoro nello sviluppare alternative nutrienti, sane ed etiche. I prodotti da agricoltura cellulare hanno il potenziale per ridurre drasticamente le emissioni, l’utilizzo del suolo e dell’acqua attualmente correlate alla produzione di carne. 

La Lav, inoltre, ricorda di aver più volte ripetute che quella relativa ai “novel food”, cioè i nuovi cibi che vengono immessi sul mercato unico, è materia europea, «il ministro dovrebbe già averlo imparato dopo la battaglia contro gli insetti, sgonfiatasi nello stesso modo e  su cui LAV ha una posizione netta», continua la nota.

Più avanti si sottolinea anche che: «Il tentativo di bloccare, ancor prima delle opportune valutazioni delle istituzioni europee, lo sviluppo dei prodotti da agricoltura cellulare (erroneamente e volutamente chiamati “sintetici” per screditarne la natura) si mostra per l’ennesima volta una mossa ideologica e vuota di sostanza, uno spreco di tempo e soldi che ha avuto come unico risultato quello di chiarire che il progresso in Italia non viene supportato a meno che non faccia comodo ai big della zootecnia».

Un Ddl da notificare all’Ue

Il disegno di legge, approvato dalla Camera lo scorso 16 novembre, prima di essere sottoposto all’esame del presidente della Repubblica, dovrebbe infatti essere notificato all’Europa; notifica che è stata revocata a pochi giorni dall’ultima votazione e mai più ripresentata. 

«Forse il ministro, troppo intento nell’accomodare gli interessi di cacciatori e lobby della carne, si è scordato che l’Italia, in quanto stato membro dell’Unione Europea, è soggetta al Regolamento comunitario e dovrà» continua la Lav «attendere il parere di Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma) sui prodotti da agricoltura cellulare per non incorrere nella procedura di infrazione. Il primato normativo che il Governo ha cercato di ottenere violerebbe la libera circolazione delle merci nel mercato unico e ostacolerebbe gli scambi commerciali tra Stati europei, ponendosi sul filo dell’incostituzionalità». 

Non è fuorilegge chiamare burger un burger vegetale

Secondo Illengo, infine, «lo stop del Ddl permette quindi alla ricerca di proseguire liberamente, e impedisce la messa al bando di termini “meat-sounding”, non ponendo limitazioni bandiera all’adozione di un’alimentazione vegetale e a tutte quelle persone – sempre di più – che vogliono eliminare la sofferenza perenne degli animali negli allevamenti». 

Bloccato, quindi, per ora, anche il tentativo di mettere fuori legge la possibilità di chiamare una cotoletta di funghi cotoletta, un burger vegetale burger, e via dicendo, divieto che già anni fa era stato respinto dal Parlamento europeo. Si tratta del cosiddetto “meat sounding” che proprio questa legge, con un emendamento inserito in corsa, mira a bloccare, a scapito di tutte quelle imprese italiane che producono cibi vegetali di qualità, e si vedono così pesantemente danneggiate, e dei consumatori, che avranno indicazioni meno chiare sui prodotti che già acquistano regolarmente.

E il salame di cioccolato?

L’associazione chiude la sua nota con un’osservazione ironica: «Sarebbe anche interessante chiedere al ministro, per esempio, come ci si regolerà con cibi come il salame di cioccolato, dolce della tradizione che, per coerenza, non potrebbe più essere chiamato in questo modo, quando e se la legge entrerà in vigore».

Nell’immagine in apertura un burger vegano, photo by Grooveland Designs on Unsplash

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