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Politica & Istituzioni

Caro Cofferati, quanta estraneità arriva da Firenze

Il commento di Livia Turco all'indomani dell'intervento di Sergio Cofferati al palazzo dello sport di Firenze.

di Livia Turco

Quali pensieri ed emozioni mi ha suscitato l?evento di Firenze? Innanzitutto positivi: tante persone e giovani che si ritrovano, cercano insieme le ragioni della politica, che vogliono fare la loro parte per la pace, il lavoro e la giustizia sociale. Da questo punto di vista avrei voluto essere lì, perché quella è la mia gente, è la mia sinistra. Misto a questo, ho vissuto immediatamente un sentimento di inquietudine. Perché non mi era chiaro l?evento che si celebrava. Una manifestazione per la pace? Perché da soli e non tutti insieme visto che comune è la piattaforma politica ideale? Un incontro partito – movimenti? Perché non tutti insieme visto che il segretario dei Ds in prima persona ha costruito un dialogo con i movimenti? Una manifestazione contro il governo Berlusconi? Perché non insieme visto che conduciamo la medesima battaglia? Non è normale che mi sia trovata a chiedermi ciò che si sono chiesti in tanti quel giorno: cosa dirà e farà Sergio Cofferati? Uno dei più amati e stimati, a partire da me, dirigenti del mio partito. Perché questa estraneità reciproca quando si è della stessa famiglia e si vive nella stessa casa, perché questo sguardo così rivolto al passato e così avaro nei giudizi sul governo del centrosinistra e far torto anche ai propri meriti? Perché il buon governo dell?Italia del centrosinistra è anche merito di Cofferati. Ciò che vorrei discutere con lui è il rapporto tra partito, istituzioni e movimenti. Quali movimenti, a chi e a cosa si riferisce quando parla di movimenti? Ha presente l?enorme complessità, la pluralità e soprattutto la storia di gelosa autonomia di questi movimenti? Non sarebbe opportuno che ciascun dirigente politico nel cimentarsi in questo rapporto partisse da un esercizio di vera umiltà, andando a scuola di quanto ha già sedimentato nel nostro Paese la storia, scritta da tanti, del rapporto tra partiti, movimenti e istituzioni? Se ?i ceti medi riflessivi? e i no global sono una novità importante, il compito della sinistra non sarebbe anche quello di interpretare, ascoltare e dare voce ai ?ceti poveri silenti? che vivono con dignitoso silenzio la loro condizione? Come tanti ho una discreta storia di rapporti tra partito e movimenti da cui ho imparato cose preziose sulla politica. Non ricordo nella storia recente del rapporto partito – movimenti che questi mai abbiano costruito mobilitazioni per indicare il leader non del movimento, ma di un partito. È questa una novità un po? paradossale su cui invito, con amicizia, Sergio Cofferati a riflettere.


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