Politica

Caro Tajani, su Gaza trasformi le parole in fatti

«Sono stati rilevanti i pronunciamenti di Antonio Tajani, nella sua relazione di questa mattina alla Camera», scrive il presidente emerito di Intersos Nino Sergi. «Il ministro degli Esteri esprime "dolore immenso" per Gaza, chiedendo a Israele di fermare le "forme di intervento militare inaccettabili" e di ripristinare il diritto umanitario». Eppure «nessuna condanna per Netanyahu e per il suo governo che continua a chiamare “amico”. Anzi l’Italia continua a fornire armi a Israele»

di Nino Sergi

Sono stati rilevanti i pronunciamenti del ministro degli Esteri Antonio Tajani, nella sua relazione di questa mattina alla Camera. “Dolore immenso”, “prezzo altissimo per la popolazione della Striscia”, forme di intervento militare “assolutamente drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente”, “fine dell’escalation dell’emergenza umanitaria” insieme al “rispetto del diritto internazionale umanitario, che deve essere ripristinato” e all’impegno per l’avvio “di un processo politico che porti a due Stati che convivano in sicurezza”. 

Ne è seguito un lungo elenco di iniziative italiane di aiuto umanitario ai palestinesi, compresi gli ultimi 15 camion per Gaza, affidati al Pam – Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, con farina e altri beni alimentari; e sono stati citati anche i tanti soggetti del sistema degli aiuti italiani: “enti locali, strutture sanitarie, imprese, associazioni di categoria, terzo settore, associazionismo cattolico”. Una sorpresa, data la realtà di Gaza, chiusa agli occhi del mondo e interdetta all’azione delle numerose organizzazioni umanitarie cui è impedito l’accesso. 

È mancato in ogni caso, a mio avviso, l’approfondimento della parte più importante, quella politica, e delle conseguenti scelte di coerenza del governo italiano nei confronti di un governo accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Questa parte è stata liquidata con un sintetico: bene lasciare i rapporti come stanno, senza disturbare l’alleato, perché così possiamo dialogare e incidere meglio. Non si accorge il ministro – che è stato presidente del Parlamento europeo – che l’impostura dei doppi standard sta consumando le nostre democrazie?  

Lasciando le parole e venendo poi alla realtà degli aiuti, lo sa il Ministro che anche i 15 camion italiani, formalmente donati al Pam, subiscono le stesse regole di tattica bellica imposte dal governo israeliano. Ancora estremamente limitati, sono portati a Gaza da una società privata militarizzata, con personale di sicurezza privato. Priva di qualsiasi competenza o esperienza in ambito umanitario, si presenta come “fondazione umanitaria”, ma opera al soldo di Stati che hanno affamato o hanno assistito in silenzio allo sterminio di più di 50mila persone e all’affamamento di altri due milioni di civili.

Questi aiuti, distribuiti da contractor militarizzati e in modo del tutto insufficiente, fanno parte della tattica bellica e dell’azione militare del governo Netanyahu. Alle organizzazioni umanitarie, perfino alla Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa, è da tempo proibito l’ingresso per portare aiuto e fornire assistenza ai feriti, alle persone più vulnerabili, ai bambini traumatizzati. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi è stata bandita, con la comoda e mai provata accusa di sostenere Hamas. I principi umanitari danno fastidio; umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza fanno paura. Tutto deve avvenire seguendo la criminale strategia militare di Netanyahu e dei suoi ministri fanatici. Tutto questo con il continuo e assordante silenzio del governo italiano, fino a questi ultimi giorni, in cui abbiamo finalmente potuto ascoltare qualcosa di diverso da alcuni ministri.

Con i crimini del 7 ottobre Hamas ha condannato se stessa, e ha ricevuto la definitiva condanna dell’Occidente. La condanna dei crimini del governo Netanyahu, invece, non è ancora arrivata da alcuni importanti Stati occidentali, quelli ancora legati al doppio standard (si condannano i crimini dei nemici, ma si tace su quelli degli alleati). Tra questi, purtroppo, anche il governo italiano, che continua perfino a fornire armi a Israele. Eppure, sarebbe un segnale di concretezza e di coerenza, oltre le tante parole, interrompere questo flusso di armi, chiedendo agli altri Stati dell’Unione di fare lo stesso.

Insomma al ministro Antonio Tajani darei il voto 5+ per la sua relazione su Gaza, questa mattina. Ci sono indubbiamente dei punti qualificanti, che da auspici dovranno però riuscire a tradursi in realtà. È chiaro che la condanna dei crimini riguarda Netanyahu e il suo governo di fanatici che sono riusciti a distruggere il grande credito e la grande vicinanza da parte di ogni essere umano ragionevole, dopo la tragedia del 7 ottobre; la stessa che ha, d’altro lato, condannato definitivamente Hamas. Non c’è alcun antisemitismo: c’è la condanna di chi vede ormai solo morte e distruzione e vuole ora solo morte e distruzione. Una condanna che non ammette più alcun silenzio e alcuna ambiguità. 

Proprio per questo vorrei che ad ogni manifestazione pro Palestina, per ottenere la fine di questa prolungata azione criminogena, molto vicina ad un deliberato genocidio, potessero sfilare anche i membri delle comunità ebraiche che non condividono i misfatti del governo israeliano e che, unendo le bandiere della Palestina con quelle di Israele, possano gridare, in un immenso coro collettivo: due Popoli, due Stati; con pari dignità, nel rispetto reciproco e in piena sicurezza.    

Foto di apertura: il ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio Antonio Tajani in occasione dell’ informativa urgente del Governo sulla situazione della Striscia di Gaza. Camera dei Deputati, Roma, Mercoledì 28 Maggio 2025 (Mauro Scrobogna / LaPresse) 

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