Welfare
Casa, inquinante casa
Intervento di Gianfranco Bologna, direttore scientifico WWF Italia
di Redazione
Il 2007 è stato un anno particolarmente cruciale per la nostra comprensione dei grandi problemi che possono derivare da un cambiamento climatico in atto. La pubblicazione, durante il 2007, dell’ultimo rapporto dell’Ipcc – Intergovernmental Panel on Climate Change – l’organismo delle Nazioni Unite che, periodicamente, dal 1990, pubblica un completo assessment sullo stato delle conoscenze che abbiamo del sistema climatico, sui prevedibili scenari futuri e sulle risposte che sarebbe necessario attuare per evitare le conseguenze di questa situazione – e l’attribuzione del premio Nobel per la pace di quest’anno allo stesso Ipcc ed all’ex vicepresidente Usa, Al Gore (che di questa battaglia ha, da tempo, fatto una ragione di vita), hanno notevolmente contribuito a far comprendere la gravità di quanto sta avvenendo e l’urgenza di porvi rimedio.
Kyoto plus
Il problema del cambiamento climatico e dei suoi effetti sulla complessa economia e struttura tecnologica dei nostri sistemi, le necessità che abbiamo, sin da ora, di provvedere ad adattarci ad essi impone che il tema sia ormai tra le priorità dell’agenda politica internazionale.
Non a caso, sempre quest’anno, l’Unione Europea si è data un significativo impegno da raggiungere entro il 2020 che viene ricordato come l’impegno del 20 – 20 – 20 (e cioè che entro il 2020 i Paesi dell’Unione si impegnano ad ottenere il 20% di riduzione unilaterale delle emissioni di gas serra, il 20% in più di efficienza energetica ed il 20% in più di utilizzo di energie rinnovabili) e chiede di discutere il cosiddetto «Kyoto plus» (gli accordi internazionali che dovranno essere attivati dopo il 2012, data dell’impegno finale del Protocollo di Kyoto) con un obiettivo di riduzione delle emissioni del 30% al 2020.
Nel seminario internazionale organizzato dal Pik – Potsdam Institute of Climate Impact Research e dal WWF con 15 premi Nobel e autorevolissimi scienziati internazionali, è stato sottoscritto un Potsdam Memorandum che esplicitamente chiede una «grande trasformazione» per affrontare i gravissimi problemi che abbiamo creato nella nostra relazione con i sistemi naturali. Il mondo che dobbiamo concepire ora è un mondo molto diverso dall’attuale che non può più basarsi sul crescente e continuo utilizzo di materie prime e di risorse, di trasformazione e distruzione dei sistemi naturali e di produzione di rifiuti. Già ora abbiamo fatto importanti passi in avanti nella scienza e nella tecnologia per riuscire a voltare pagina ed incamminarci su sentieri meno insostenibili degli attuali. Il campo dell’energia sarà proprio uno di quelli fondamentali per riuscire a modificare il nostro processo di impatto.
Case nemiche del clima
Il WWF Italia, che da anni si occupa concretamente dei problemi provocati dal cambiamento climatico, da un paio di anni ha avviato la campagna Generazione clima: efficienti per natura che prevede anche un coinvolgimento di piazza (quest’anno avrà luogo il 10 ed 11 novembre) dedicato proprio alla migliore diffusione dell’efficienza energetica nelle case degli italiani.
Un’apposita indagine sulle barriere esistenti per la piena diffusione dell’efficienza energetica delle nostre abitazioni realizzata da alcuni studiosi del Politecnico di Milano e dall’università dell’Insubria ci dimostra che viviamo ancora in case e palazzi che – volendole paragonare ad automobili – assomigliano a vecchie carcasse inquinanti e rumorose, consumano e sprecano energia, sono insomma nemiche dell’aria pulita e del clima. Il settore civile, infatti, impiega circa un terzo dell’energia consumata in Italia ed è altrettanto responsabile in termini di emissioni di CO2. Una consistente porzione delle case italiane ha più di 50 anni, ma a partire dagli anni 80 il recupero edilizio attrae il 60% degli investimenti nell’intero comparto: ma di efficienza energetica non vi è quasi traccia.
Costo zero
Strano, visto che il potenziale di risparmio energetico nei condomini italiani è attivabile a costo zero, anzi spesso a costo negativo:
1 euro investito nella sostituzione dei vetri ne restituisce oltre 4
1 euro speso per isolare i tetti o sostituire caldaie ne rende più di 2
1 euro investito per l’isolamento delle pareti o per sostituire finestre o in impianti solari termici ne rende 1 e mezzo.
Ci sono poi i recenti sforzi del governo con la Finanziaria 2007, finalizzati a promuovere l’efficienza energetica nelle abitazioni e lo sviluppo di tecnologie rinnovabili. Sforzi apprezzabili, in un quadro generale ancora molto preoccupante: il Paese è in perenne deficit energetico, il cittadino paga bollette sempre più care e il pianeta è minacciato dal caos climatico.
L’Italia rispetto al 1990 ha aumentato le emissioni del 13% circa, a fronte di un obiettivo di riduzione – ratificato con l’adesione al Protocollo di Kyoto – del 6,5% da raggiungere nel periodo 2008-2012. Abbiamo ancora una lunga strada da fare ma guai se non partiamo subito.
Un milione di condomini efficienti
In Italia il settore residenziale è responsabile annualmente di più del 30% dei consumi energetici totali, di cui il 68% per il riscaldamento, il 16% per usi elettrici “obbligati” (illuminazione, elettrodomestici), l’11% per la produzione di acqua calda sanitaria e il rimanente 5% per usi cucina. Ed è responsabile di circa il 27% delle emissioni nazionali di gas clima-alteranti, di cui il 10% proveniente dagli impianti di riscaldamento, la maggiore causa di inquinamento urbano dopo il traffico.
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