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Case accessibili a tempo determinato

A Torino apre le porte il progetto "Ivrea 24"

di Riccardo Bianchi

Subito, i ragazzi cinesi che vivono nel condominio hanno fatto amicizia con i bambini del quartiere, che tentano con grandi sforzi di insegnare l’italiano ai loro nuovi amici venuti da lontano. Ma dovranno farlo alla svelta, perché gli universitari con gli occhi a mandorla entro sei mesi se ne andranno, cambieranno casa. Sono loro infatti i primi ospiti del progetto “Ivrea 24”, il primo caso di housing sociale temporaneo in Italia.
In via Ivrea, a Torino, dai resti di una vecchia struttura di 10mila metri quadri di cui le Poste detenevano il diritto di superficie, è nato questo palazzo che da inizio settembre ospita 300 persone. Come in un comune progetto di housing sociale, i costi di affitto sono ridotti, molti spazi sono in comune, ma in questo caso non si rimane in casa a vita, bensì solo per qualche mese, in attesa di una soluzione più stabile. Insomma, un posto per chi ha bisogno di tempo per rimettere ordine alla propria vita. Tant’è che sono arrivate centinaia di richieste da padri divorziati, studenti, associazioni che lavorano con gli stranieri.
Proprio un gruppo di universitari cinesi è stato il primo a mettere piede nei miniappartamenti, grazie a un accordo tra il consolato e la Sharing srl, la società che gestisce la struttura. «Abbiamo messo un limite agli studenti o saremmo stati sommersi», racconta l’ad Andrea Cavanna, «sono i più interessati ad un’esperienza multiculturale e di socializzazione come questa». Per compensare ci sono lavoratori in trasferta, giovani coppie, ma anche una famiglia di rifugiati somali, altre in condizioni precarie. «Abbiamo accordi con i Comuni della zona, che ci segnalano chi ha bisogno». Le domande abbondano, visti i prezzi: per dodici mesi, spese escluse, si va dai 190 euro mensili per un monolocale arredato a 420 per un trilocale. Per chi si ferma dai sei agli undici mesi le cifre salgono un po’: da 270 a 570 euro di canone, tutto incluso.
L’iniziativa, prima del genere in Italia e arrivata proprio nel momento in cui sempre più persone non possono permettersi né di acquistare una casa né di affittarla, è nata dalla collaborazione della milanese Oltre Venture, della cooperativa Doc, che già gestiva varie strutture turistiche, e della Fondazione Sviluppo e Crescita, braccio filantropico della Fondazione CRT. «Il nostro non è un investimento a fondo perduto», spiega Cavanna, «il progetto si basa sulla sostenibilità economica». La Sharing, infatti, paga circa 580mila euro annui di canone alla Ivrea 24, su investimento totale di 14,5 milioni di euro per ristrutturare il palazzo. «La redditività lorda per la Crt è del 3%, veramente bassa. È l’unico modo per far funzionare l’iniziativa, ma è anche il motivo per cui non siamo riusciti a riproporla in altre aree del Paese: chi investe, chiede ricavi più alti». I soldi arrivano dagli affitti, escluso per 23 appartamenti, presi dal Comune di Torino, che li ha messi a disposizione gratuitamente.
Per gli inquilini ci sono una reception, un bar, un ristorante e un giardino aperti all’esterno, servizi gratuiti di accompagnamento e assistenza, uno sportello informazioni, uno di mediazione culturale e a breve saranno inaugurati uno sportello per il microcredito, uno per la prima assistenza legale, uno di sostegno psicologico, una banca del tempo, un ambulatorio dentistico a prezzi calmierati. Una cittadella a misura di persona.


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