Dopo le polemiche, quotazione rinviata per la società Kos del gruppo CirAngelo Ferro, presidente degli Industriali cattolici, aveva definito l’operazione «una deriva della finanziarizzazione dove tutto, anche le persone anziane non autosufficienti, diventano un bene da comprare e da vendere». Nel mirino c’era il progetto da parte del gruppo Cir di De Benedetti di quotare in Borsa la società Kos, che gestisce case per anziani (ad esempio le case di ricovero Anni Azzurri). Il 17 marzo scorso l’assemblea della società aveva approvato l’aumento di capitale a servizio dell’offerta. Il 31 marzo era stata depositata la richiesta di ammissione alla quotazione alla Borsa di Milano. Per stigmatizzare la gravità dell’operazione l’Ucid aveva persino comperato una pagina del Corriere della Sera. Questo il messaggio lanciato: impossibile pensare di fare dividendi sui servizi sociosanitari agli anziani, a meno di abbassare drammaticamente il livello delle prestazioni fornite. E comunque, sostenevano all’Ucid, «è troppo comodo andare in Borsa avendo il 43% del fatturato che arriva dal pubblico».
L’offensiva ha avuto un suo effetto. Prima è sparito dal sito del gruppo Kos il prospetto informativo destinato agli investitori di Oltreoceano. Poi, il 14 giugno, il cda di Kos ha preso la decisione di posticipare la quotazione in Borsa della società «in attesa di una maggiore stabilità dei mercati». Nel comunicato si assicura che «il progetto di quotazione riprenderà nei prossimi mesi, compatibilmente con la situazione di mercato». In realtà la rinuncia suona come un de profundis. Mai sconfitta fu più salutare, non per i diretti interessati ma certamente per gli anziani sulla cui pelle si dovevano ricavare i dividendi…
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