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Teatro

C’è la guerra, Macbeth diventa Macbellum

Arriva a Milano un travolgente spettacolo realizzato da Teatro 19, con interpreti attori professionisti e attori/utenti dei servizi di salute mentale di Brescia. La tragedia rivisitata dalle parole di Giovanni Testori diventa un viaggio nel delirio della guerra. Sconto per i lettori di Vita.it

di Giuseppe Frangi

Una scena del Macbellum

Distinguere tra i dieci attori in scena chi è professionista e chi invece utente dei servizi di salute mentale è difficile, anzi impossibile. Sono i protagonisti di uno spettacolo straordinario germinato da uno dei testi più dirompenti di Giovanni Testori: “Macbetto”, riscrittura della tragedia shakespeariana.

Lo spettacolo portato in scena dalla compagnia bresciana di Teatro 19, però ha una variante nel titolo, “Macbellum. La guerra dentro”, per rafforzare ciò che sta al centro di questa vicenda, la guerra come massima incarnazione del male. «La suggestione iniziale è arrivata dal nostro attore Daniele Gatti, che ha espresso il desiderio di lavorare sul male e sulla sua parte oscura. Voleva essere il cattivo», ha spiegato Francesca Mainetti una delle fondatrici di Teatro 19, che in “Macbellum” dirige il gruppo accompagnando le azioni con la fisarmonica e facendo da perno per introdurre i cambi di quadro. L’intento era dunque quello di approfondire il tema del male, e quale tragedia meglio del Macbeth si prestava allo scopo?  Erano i giorni dello scoppio della guerra in Ucraina e Federica Mainetti nel lavoro di ricerca si era imbattuta nella registrazione video del “Macbetto” di Testori, messo in scena dal grande attore Franco Parenti. «Mi è sembrato fortissimo e ho capito che sarebbe stato la chiave giusta per noi, a partire dal coro iniziale che con voce collettiva dice ossessivamente “Guerra, sangue, merda”.

Quel linguaggio così fuori dal normale e distante dal quotidiano risuonava con la follia e con i miei attori». La riscrittura di Testori prevedeva il ruolo centrale del coro, che nell’originale di Shakespeare non c’è. «Puntavo a lavorare sul coro facendo sì che tutte le figure ne fossero parte, entrando e uscendo per vestire ciascuno il proprio ruolo», ha spiegato Mainetti. La direttrice sottolinea anche un’altra affinità con il “Macbetto” testoriano: nel testo si dice che la compagnia che mette in scena lo spettacolo è una compagnia di “scarrozzanti”. «C’è un’analogia con la nostra compagnia: anche noi siamo un po’ sgarrupati, un po’ sghembi. Ognuno dei nostri attori/utenti ha le sue caratteristiche e abbiamo senz’altro un’andatura traballante, a volte». Il coro ha anche un’altra funzione importante e delicata, spiega Mainetti: quello di essere di appoggio agli attori, in particolare al protagonista Daniele Gatti, che nello spettacolo vive una vera immersione nel buio che è anche il proprio buio. L’intuizione che segna questo dramma di Testori è infatti che il male viene da dentro, come efficacemente evidenziato da alcune spregiudicate soluzioni immaginate dallo scrittore: la strega (impersonata da Valeria Battaini, una delle tre fondatrici di Teatro 19) è partorita dal protagonista. Alla terza fondatrici Roberta Moneta è affidata la parte della brutale Ledi. Per la prima volta il laboratorio teatrale è stato proposto anche a chi non ha a che fare con i servizi psichiatrici. «Anche questa è una conquista», sottolinea Francesca Mainetti.

Teatro 19 è un gruppo che da anni lavora nel contesto della salute mentale, utilizzando il teatro come mezzo terapeutico ma sempre con obiettivi che hanno una vera e propria cornice artistica, non finalizzata al solo aspetto “curativo” della pratica teatrale. “Macbellum”, prodotto nell’ambito del progetto Culture Care, come ha sottolineato la critica Elena Scolari, rappresenta un importante salto di qualità, nella sfida di rendere gli attori/utenti così rigorosi e disinvolti sul palcoscenico da impedire al pubblico di distinguerli dai professionisti.

Macbellum. La guerra dentro

9 marzo ore 20,30

Milano, Sala degli Angeli, Via Colletta 21 -Milano

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