Non profit

C’è posta per tuttiLa Ue apre alla concorrenza

Il business della lettera

di Redazione

Segnatevi questa data perché potrebbe essere epocale: il 31 dicembre 2011, infatti, scadranno i monopoli postali nazionali. Lo ha stabilito una direttiva europea: nessuno, dopo quel termine, potrà avere diritti esclusivi per questi servizi. Dal primo gennaio 2012, con l’eccezione di alcuni Paesi fra cui non è compreso il nostro, i servizi postali saranno liberalizzati. Ciascuna impresa potrà muoversi, nel mercato europeo, per trasferire lettere e plichi di peso inferiore ai 50 grammi.
La normativa, inoltre, intende garantire un servizio universale a prezzi ragionevoli, per cinque giorni la settimana e norme di qualità ben definite, anche nei tempi di consegna. Prevede inoltre un’adeguata gestione dei reclami per smarrimento o perdita.

Aspettate a gioire
È solo una direttiva, ovvero qualcosa di più che un messaggio in una bottiglia e qualcosa di meno di una legge nazionale: spetta ora ai singoli Stati recepirla. E da come lo faranno, potranno dipendere molte cose. È lo stesso commissario per il mercato interno e i servizi, Charlie McCrevy, “padre” della iniziativa europea a mettere le mani avanti: «Una direttiva non vuol dire niente se non si riflette correttamente nelle legislazioni nazionali e non viene implementata in modo rigoroso».«In effetti, se guardiamo alle liberalizzazioni del passato non c’è da essere molto ottimisti. Da noi le liberalizzazioni si sono spesso fatte tardi e male», spiega Ugo Arrigo, professore di Economia all’università Bicocca di Milano. «Senza contare poi che il mercato del recapito è sottodimensionato: in Italia l’85% della corrispondenza è inviata da mittenti economici, banche, istituzioni. Sono loro che potrebbero avere un ruolo trainante nella scelta di nuovi operatori. Il mercato fra privati è piccolo e se si considera il rapporto fra numero degli abitanti e Pil, i pezzi spediti dovrebbero essere 9 miliardi anziché i 6 reali».
E si sa, un mercato piccolo non è attraente. Si corre in sostanza il rischio che la liberalizzazione legale non divenga concorrenza effettiva. E quindi abbia una scarsa influenza sulle tariffe.

Attrarre nuovi competitori
Quanto agli incentivi per attrarre nuovi competitor, potrebbe essere un’idea. Ma il nostro è il Paese che introduce le agevolazioni per l’editoria e le fa valere solo se gli editori si rivolgono a Poste italiane. Un fenomeno spesso inosservato, per valutare il quale basterebbe una comparazione: cosa succederebbe se un governo decidesse che si possono avere i benefici della rottamazione solo se si acquistasse un’auto Fiat?«Il fatto è», prosegue Arrigo, «che occorrerebbe un regolatore indipendente. Il progetto Gentiloni giustamente ne prevedeva uno con competenze sui servizi postali e sulle telecomunicazioni. È evidente che l’autorithy per una società pubblica non può essere un ministero».
Ma non è solo questione di autorithy. Ammesso che l’Italia recepisca la direttiva europea nel migliore dei modi, ci sarebbe pur sempre un player con 14mila sportelli. Un vantaggio competitivo a prescindere. E quindi un ostacolo. Investire potrebbe insomma rivelarsi rischioso. «È però vero», sottolinea Arrigo, «che una struttura postale è più “leggera” di quella necessaria per altre utilities. Un nuovo gestore potrebbe appoggiarsi su negozi d’altro tipo per la raccolta, mentre l’investimento per i postini sarebbe in sostanza assorbito dal costo del lavoro».

Favorire i consumatori
Va da sé che i consumatori auspicano che la concorrenza favorisca i diritti (e le tasche) degli utenti.Come spiega Roberto Barbieri del Movimento Consumatori, «quella di liberalizzare è una tendenza europea e l’Italia dovrà adeguarsi. Certo rispetto alla situazione attuale, che non è di sicuro soddisfacente, sarà positivo superare un monopolio che privilegia i servizi finanziari. Ciò non toglie che vigileremo su come verrà recepita la direttiva. Il nostro giudizio è quindi articolato anche perché l’Europa dà agli Stati nazionali la possibilità di controllare qualità e costi».

La strategia di Poste italiane
Dal canto suo, l’impresa guidata da Massimo Sarmi come si sta preparando alla liberalizzazione prossima ventura?Confortata dai giudizi positivi espressi di recente da due agenzie come Standard & Poor e Fitch, Poste italiane pare sempre più intenzionata a puntare sulla diversificazione delle attività (avendo ridotto il passivo dei servizi specificamente postali dai 227 milioni del 2005 ai 4 del bilancio 2006).
Diversificare – secondo Standard & Poor – ha voluto dire raggiungere una stabilità finanziaria e una posizione significativa (l’agenzia la colloca fra le quattro aziende di servizi postali leader in Europa).
Un buon risultato dal punto di vista aziendale ma un’indicazione che dice poco agli utenti, preoccupati soprattutto per la qualità e i costi del servizio.

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