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Cerveno, quella Crus motore di coesione sociale
Ogni 10 anni a Cerveno, in Val Camonica, si rappresenta la Santa Crus, una sacra rappresentazione con il coinvolgimento di tutto il paese, sia nella lunga preparazione, sia nel suo svolgimento. Il racconto dell'edizione di quest'anno che ha attirato 20mila attentissimi spettatori
“La Santa Crus” è una sacra rappresentazione allestita e partecipata da tutto il paese che conta poco più di 600 abitanti. Si ripete ogni 10 anni senza repliche anche se dall’ultima volta, causa Covid, sono passati già 12 anni e quest’anno si sperimenterà anche una replica in notturna.
Ero stato a Cerveno con Giuseppe Frangi e Renato Cerisola anche in vista di una Mostra (e un numero di VITA magazine) prevista al Meeting di Rimini sui piccoli paesi che per diverse caratteristiche possono diventare laboratori di futuro.
Quella di Cerveno è una storia di popolo che affonda le radici nella seconda metà del XVIII secolo quando don Pietro Belotti, che per quarant’anni, tra il 1692 e il 1732, fu pastore di questo pugno di anime ebbe l’idea, appoggiata dalla famiglia dei più grandi scultori lignei del Bergamasco, quella di Andrea Fantoni di una Scala santa in cui i pellegrini, salendola, potessero ripercorrere a destra e a sinistra le quattordici scene della Via Crucis, rappresentate in altrettante cappelle, con tanto di statue, di affreschi e di finte architetture. Insomma, un vero Sacro monte, ma piccolo, intimo.
Belotti avviò i lavori, raccogliendo fondi in tutta la valle e ottenendo sostanziose risposte al suo progetto. Poi fu il successore di Belotti, don Andrea Boldini, a decidere di fare a meno dei celebri Fantoni e di chiamare al loro posto Beniamino Simoni, lo straordinario creatore di questa Via Crucis. Dal 1752 trovò casa con la famiglia a Cerveno e si mise febbrilmente all’opera per otto anni. Non sappiamo se la sacra rappresentazione nasca proprio da queste 14 cappelle del Santuario della Vita Crucis che chiedono che almeno una volta ogni 10 anni sia data loro vita e la possibilità di tracimare per le vie del paese. Succede così dal 1800.
Negli ultimi anni un altro parroco camuno e tosto ha preso il testimone, è don Giuseppe Franzoni, parroco di Cerveno dal 2011 e convinto fautore di un intervento di restauro delle cappelle e dei dipinti e decorazioni: impresa particolarmente impegnativa quella del restauro delle 14 stazioni della Via Crucis, 198 statue che hanno reso famosa la parrocchiale di San Martino di Cerveno. Un restauro terminato pochi mesi fa.
Ma non crediate che la Santa Crus sia questione di parroci, no è questione di popolo. Ogni dieci anni viene eletto un Comitato che presiede alla realizzazione della sacra rappresentazione. Ci sono liste e si vota, per presentarsi e votare bisogna essere nati a Cerveno o essere residenti da almeno 10 anni, al Comitato partecipano anche parroco e sindaco pro tempore ma senza diritto di voto. Per questa edizione è stata eletta Lucci Bazzoni, che nella vita è cuoca alle primarie del paese. Un esempio di democrazia valligiana dalle radici lunghe.
La preparazione dell’evento dura circa due anni e ogni abitante di Cerveno vi partecipa riscoprendo così, di generazione in generazione, come la Santa Crus, opera di popolo e collettiva sia anche un grade motore di coesione sociale. Tutti al lavoro con un unico obiettivo. C’è chi prepara le migliaia di fiori colorati e bellissimi di carta come Lucia, Piera, Tiziana e Nicoletta, c’è Germano, un artigiano tutto fare che ricostruire le fogge dei soldati romani e le loro armature ed elmi. Monica ha imparato a colorare i tessuti con i pigmenti vegetali, autodidatta e bravissima.
C’è un regista importante e meticoloso (guardate i suoi disegni qui sotto) come Giacomo Andrico capace di governare 180 personaggi in costume e preparare le voci narranti degli attori Luciano Bertoli, Anna Scola e Mauro Avogadro che raccontano un copione in cui risuonano, oltre ai passi del Vangelo, anche i testi di Giovanni Testori, Franco Arminio Alda Merini, Charles Péguy, Paul Claudel, Anna Katharina Emmerick e Clemens Brentano, Pier Paolo Pasolini. Non si possono dimenticare i 120 cantori dei quattro cori, “Armonie di Bienno”, “Made in a Smile”, “Erica” di Paitone e le “Voci dalla Rocca”, che rendono la Santa Crus un’opera suggestiva ed emozionante.
Infine non si possono dimenticare gli addetti alla logistica che ha permesso di far vivere le 14 stazioni a 20.000 persone in 3 ore di rappresentazione.
Si replica il 2 giugno alle 3 del mattino per un’edizione straordinaria in notturna.
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