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Cesvi: il lento ritorno alla normalità

La testimonianza di Dario Festa, responsabile dell'Ong nel paese

di Redazione

Domani saranno ‘festeggiamenti blindati’ quelli organizzati in tutto il Paese dal Cnt in occasione del primo anniversario della rivoluzione libica. Si temono infatti ancora colpi di coda dei lealisti, che potrebbero rendersi protagonisti di atti di ritorsione contro i rappresentanti del Cnt, tentando di destabilizzare il gia’ precario equilibrio istituzionale faticosamente raggiunto”. E’ la testimonianza di Dario Festa, responsabile dell’organizzazione umanitaria Cesvi in Libia.

 “A quattro mesi dalla caduta del regime del Colonnello Gheddafi, la Libia, il Paese con più ricchezza pro-capite dell’Africa e principale produttore di petrolio del continente – racconta – sta lentamente e faticosamente cercando di tornare alla normalità. Nelle strade delle grandi città, come Tripoli e Banghazi, il conflitto sembra effettivamente essere un lontano seppur amaro ricordo. Le scuole e gli ospedali sono pienamente funzionanti, gli esercizi commerciali e le banche hanno ripreso le proprie attività, gli uffici pubblici sono finalmente operativi, mentre le grandi aziende multinazionali, soprattutto quelle del petrolio, stanno ritornando nel Paese“.

 “La Libia è tuttavia ancora alla ricerca di un assetto definitivo, soprattutto a livello politico ed istituzionale. In particolare – spiega Festa – restano le tensioni tra le varie milizie, in particolare tra quelle di Misurata e Zintan, principali protagoniste della rivoluzione, e tra queste e il Cnt – Consiglio Nazionale di Transizione. Le milizie rivendicano, infatti, un ruolo da leader nel governo libico e nelle principali istituzioni pubbliche, in particolare nell’esercito, pretesa legittimata, a loro avviso, dall’aver reso possibile la caduta del regime del Colonnello e dunque di aver liberato il paese dalla dittatura”.

“Numerose sono pertanto le sfide che attendono la nuova Libia. Si dovrà fare i conti con le aspettative della popolazione e con le riforme istituzionali. Sarà quindi necessario rifondare le strutture giudiziarie, amministrative e legislative del Paese: la Libia non ha una vera costituzione da 40 anni, ossia dall’introduzione, da parte del Colonnello, del Libro Verde che rappresentava l’unico strumento di governo”. “La ricostruzione del Paese, inoltre – riferisce l’operatore del Cesvi – stenta a partire e il malcontento verso il Cnt, soprattutto in città come Misurata, e Sirte, aumenta. Resta inoltre il problema dei prigionieri politici nelle carceri, torturati e detenuti senza alcuna accusa formale, gli sfollati di Tawarga, i libici neri accusati dalle milizie di Misurata di aver sostenuto il regime di Gheddafi e di essersi macchiati di crimini contro la popolazione di Misurata durante il conflitto”.

“Inoltre, le nuove autorità libiche dovranno fare i conti con il disarmo delle milizie e della loro integrazione nel nuovo esercito libico, compito che si preannuncia alquanto complesso e spinoso. Per mitigare il rischio che il malcontento aumenti, il Cnt – spiega – si sta ora concentrando su come accelerare il passo della democrazia multipartitica di stile occidentale. Tuttavia, si teme che il Paese non sia ancora pronto per dei cambiamenti così radicali in breve tempo”.

Sin dal primo marzo 2011 Cesvi ha lanciato un grande intervento umanitario nella Libia orientale e a Misurata per far fronte alla prima emergenza e alle necessità di base della popolazione colpita dal conflitto. “Sono stati forniti cibo, kit igienico-sanitari e rifugi a più di 17.000 persone – riferisce ancora Dario Festa – in particolare famiglie più vulnerabili, con particolare attenzione agli sfollati interni, ai rimpatriati e ai cittadini di paesi terzi in tutta l’area (Bengasi, Sollum, Agedabia, Ras Lanuf, Zuetina, Misurata). Inoltre abbiamo elargito sussidi economici per le famiglie e i soggetti più vulnerabili (470 sussidi distribuiti a Misurata e 124 a Zliten) e l’implementazione di attività di cash for work (denaro in cambio di un’attività lavorativa) per far fronte ai servizi pubblici che sono venuti meno durante la guerra (pulizia delle strade e delle scuole)”.

“Ai progetti di protezione dell’infanzia vittima dei traumi della guerra – conclude – si aggiungono anche progetti di sviluppo agricolo attraverso la distribuzione di fertilizzanti a oltre 600 fattorie, corsi di formazione per circa 350 partecipanti (proprietari terrieri, contadini e funzionari) nell’ambito di un progetto che ha raggiunto circa 7mila persone e che porta benefici a tutta la popolazione della Libia orientale e di Misurata”.

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