Volontariato
Che bella cornice, per una tela vuota
Performance deprimente, raccolta in grande crisi. Eppure il fondo di Mps era nato pieno dambizione, per gestire il patrimonio culturale. Invece...
La finanza etica nominalista, ovvero sotto l?etichetta niente, o quasi. Solo una vetrina per fare bella figura. I nostri sospetti sono caduti sul fondo Ducato Etico Civita (gruppo Mps), a partire dalla semplice osservazione di alcuni dati tecnici. L?asset gestito è precipitato dal 2002 al 2003 da circa 11 a circa 7 milioni di euro, un calo non solo ascrivibile alla performance negativa comune a tutto il mercato, ma anche alla perdita di sottoscrittori. Segno di una politica promozionale debole, per non dire inesistente. Il comitato etico, per ammissione della stessa sgr, non ha rapporti diretti con il fondo, ma è ?di livello strategico?, un modo elegante per dire che non gioca praticamente nessun ruolo nell?orientare le scelte di investimento. A dispetto della scintillante presenza di figure come Amartya Sen, Robert Solow e Umberto Colombo.
Chi è infine Civita, l?associazione romana beneficiaria del 50% delle commissioni di gestione e performance del fondo (oltre 320mila euro)? Dà l?impressione di essere qualcosa di un po? diverso da un ente non profit. Il presidente è Antonio Maccanico, già presidente di Mediobanca, il segretario è Gianfranco Imperatori, presidente del Mediocredito Centrale. Scorriamo l?elenco dei soci: quasi duecento aziende tra le quali nomi come Bulgari, Ericsson, Mediaset, Lottomatica, Capitalia, Wind, Italgas, Philip Morris. Secondo un manager culturale che ha voluto rimanere anonimo, questa rete fittissima di contatti con le aziende profit, insieme con influenti amicizie politiche, ha permesso a Civita di monopolizzare il ?mercato? delle sponsorizzazioni culturali costringendo, di fatto, i musei a passare attraverso di essa per cercare sponsor.
Veniamo infine al business vero e proprio. Attraverso le controllate Civita Servizi e Zètema Ingegneria della Cultura, l?associazione gestisce in outsourcing (in pratica, l?appalto a terzi) le attività di decine di musei e istituzioni culturali italiane. Mostre, eventi, bookshop, caffetterie e molti altri servizi sono gestiti ? con professionalità, intendiamoci – ricavando, si presume, consistenti profitti.
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