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Cibo, basta speculare

Si apre oggi l'atteso vertice sull'agricoltura. L'appello di De Schutter (Onu): «È il momento di agire»

di Emanuela Citterio

«Il G20 deve agire ora, e mettere un freno alla speculazione finanziaria sul cibo alla quale stiamo assistendo negli ultimi mesi». Oliver De Schutter, relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto al cibo, è convinto che l’incontro dei ministri dell’agricoltura dei Paesi del G20 che si apre oggi a Parigi «un’occasione unica». «Se le principali economie del pianeta trovassero un accordo su questo punto, sarebbe un primo passo davvero importante», dice a Vita.it.

Le premesse questa volta ci sono: la presidenza francese quest’anno ha messo la sicurezza alimentare in cima all’agenda, annunciando che affronterà il problema della volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli. E il ministro dell’agricoltura francese Bruno Le Maire lancerà la richiesta di fissare maggiori margini di garanzia per frenare gli interventi speculativi sui contratti futures legati ai beni alimentari.

«Strumenti finanziari come i futres hanno una funzione utile finché permettono ai produttori e ai commercianti di proteggersi dai rischi e di sapere su quale prezzo base effettuare gli scambi» afferma De Schutter, «ma da una decina d’anni i mercati finanziari hanno cominciato a vivere di una vita propria, mettendo in secondo piano il mercato reale».

La compravendita di titoli derivati legati ai beni alimentari in alcuni casi si è tradotta in una specie di gioco d’azzardo. «Quando gli operatori privati o istituzionali vedono che un gran numero di contratti futures sono scambiati, e che altri attori finanziari stanno scommettendo sugli aumenti dei prezzi, tendono al panico» spiega il responsabile Onu, «così ritardano le vendite, stoccano il cibo, perché credono di essere di fronte a una scarsità. Se tutti i venditori trattengono i loro stocks e tutti i compratori cercano di crearsene, si crea una scarsità artificiale: c’è abbastanza cibo, ma ce n’è troppo poco sui mercati finanziari che compratori interessati possono acquistare. Il risultato è che i prezzi impennano, e questo può essere completamente slegato dal fatto che ci sia o meno disponibilità di cibo: può essere solo il risultato della speculazione finanziaria, ma tutto questo influenza di fatto le reazioni dei commercianti e dei governi sui mercati fisici. Dopo alcuni mesi la legge della domanda e dell’offerta legata alla disponibilità reale dei prodotti riprende il sopravvento, la bolla esplode, il panico finisce».

«Ma nel frattempo» continua De Schutter, «i Paesi poveri, soprattutto quelli che dipendono per la propria sicurezza alimentare dall’importazione di cibo, sono andati incontro a enormi problemi e molte famiglie sono entrate nel circolo vizioso della povertà perché non sono più riuscite a soddisfare i propri bisogni alimentari». La Banca Mondiale stima che dal giugno del 2010 a maggio di quest’anno 44 milioni di persone nel mondo siano caduti nella povertà come conseguenza dell’aumento dei prezzi del cibo.

Fra le possibili soluzioni il responsabile Onu individua proprio l’introduzione di  “limiti di posizione” nei confronti degli operatori, in modo che non possano detenere un numero illimitato di titoli derivati e sconvolgere con il loro peso puramente finanziario i mercati. E’ una delle proposte della presidenza francese che sarà in discussione durante il summit.

Sul questo argomento vedi la campagna sostenuta da Vita “Sulla fame non si specula”. Clicca QUI per aderire alla petizione.


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