Non profit
Cina: la filantropia vale 10,9 miliardi di dollari
È il totale delle devoluzioni dei top 50 donors della Grande Muraglia secondo un'indagine Ubs Research
di Redazione
Filantropia orientata. Ma pur sempre una forma di generosità in rapido sviluppo. Nel solito mix di comunismo vecchio stampo e capitalismo rampante, il governo cinese permette ed incoraggia le donazioni alle charities. Ma solo 20 sono quelle autorizzate. E solo il 2% (anche se il tetto verrà presto alzato al 12%) delle devoluzioni è deducibili dalle tasse, contro il 20% di Taiwan e il 25% del regime speciale di Hong Kong.
Sotto il cielo del Celeste Impero non mancano i big donors. I paperoni che, “all’americana”, sborsano fior di quattrini per sostenere progetti sociali. La Cina ospita un terzo dei super ricchi d’Asia, il 30% dei quali sono donne. E quest’anno i primi 50 filantropi cinesi, stando a un0indagine confezionata da Ubs Research, hanno staccato assegni per un totale di 10,9 miliardi di dollari. Primo in classifica è l’85enne Yu Pegnian di Shenzen, magnate del gruppo Pegnian Industries, che ha donato 260 milioni in programmi per la formazione e la salute.
Ad Yu segue il giovane imprenditore Zhu Mengiy di Hopson Development con 140 milioni di dollari in beneficienza; Niu Ghensheng dell’industria del latte Inner Mongolian con 85 milioni.
Ubs prevede che nei prossimi anni l’ambiente sarà il tema più seguiti dai filantropi cinesi. «La povertà resta la preoccupazione più forte» dice Terry Farris, a capo di Ubs Asia philanthropy services, «ma nel momento in cui l’economia si sviluppa sarà l’ambiente a far la parte del leone».
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