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Cina: le “doléances” di Amnesty international

Le richieste di Amnesty in vista del Summit Ue-Cina

di Redazione

Nonostante l?impegno assunto nel Summit dell?anno scorso di proteggere e promuovere i diritti umani, le autorita? cinesi continuano ad applicare politiche che sono causa di gravi violazioni dei diritti umani. E? quanto denunciato da Amnesty International alla vigilia del summit tra Unione europea (Ue) e Cina, in programma sabato 9 settembre.

In vista dell?incontro, Amnesty International ha diffuso un briefing presentando all?Ue le sue principali preoccupazioni per la situazione dei diritti umani nel paese asiatico. Copia del briefing e? stata inviata oggi al presidente del Consiglio Romano Prodi; la Sezione Italiana dell?organizzazione chiede al governo italiano di continuare a esercitare pressioni, sia nei rapporti bilaterali che nell?ambito dell?Ue, per ottenere il rispetto dei diritti umani in Cina.

?L?Ue deve far capire alla Cina che la sua credibilita? a livello globale e? messa in gioco quando alle promesse non fa seguire le azioni. L?indifferenza di Pechino nei confronti dei propri impegni e? una sorta di sfida nei confronti dell?opinione pubblica internazionale, che l?Ue non puo? ignorare? ? ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell?ufficio di Amnesty International presso l?Ue.

Il massiccio uso della pena di morte rimane una delle preoccupazioni principali. Il numero esatto delle esecuzioni nel 2005 e? tuttora un mistero: rispetto alle 1770 condanne a morte eseguite di cui Amnesty
International ha avuto notizia, il dato effettivo potrebbe essere persino di 10.000.

I prigionieri vengono messi a morte con un colpo di pistola alla nuca. Sempre piu? spesso, tuttavia, le pene capitali vengono eseguite nelle ?camere mobili di esecuzione?, in cui viene praticata l?iniezione di
veleno. Amnesty International teme che questo metodo possa facilitare l?espianto di organi.

Le autorita? non hanno preso alcun provvedimento per modificare o abolire le disposizioni del codice penale cinese che sono di frequente causa di arresti arbitrari di avvocati, giornalisti e attivisti per i diritti umani. Migliaia di persone continuano a essere detenute senza accusa ne? processo, anche per quattro anni, nelle strutture di ?rieducazione attraverso il lavoro?.

Proseguono anche la tortura e i maltrattamenti, cosi? come la censura e una repressione generale sui mezzi d?informazione, assistita da aziende internazionali che forniscono servizi per internet, quali Google, Yahoo! e Microsoft. Questa circostanza fa seriamente dubitare che la Cina voglia
rispettare l?impegno preso di assicurare ?la completa liberta? di stampa? nel corso delle Olimpiadi del 2008.

Nel briefing inviato ai dirigenti dell?Ue, Amnesty International segnala inoltre che, nonostante la sua crescente influenza nelle questioni internazionali, la Cina non ha ancora adempiuto alle responsabilita?
inerenti a questo ruolo. Ad esempio, si e? affermata come uno dei principali produttori di armi, ma non ha voluto accedere agli accordi multilaterali che stabiliscono criteri per regolare le esportazioni.

?La vendita di equipaggiamento militare al Sudan e? un esempio concreto di una politica estera che si fa beffe dei diritti umani. Invece di collaborare alla ricerca della pace, la Cina sta attivamente alimentando
la violenza nel Darfur? ? ha accusato Oosting.

Il briefing di Amnesty è disponibile su www.amnesty-eu.org

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