Welfare

Cirio, Parmalat &C. Con l’azione collettiva sarebbe andata cos

Il giudice avrebbe potuto condannare le aziende al risarcimento del danno. Insomma: giustizia più rapida, cittadini tutelati e aziende "avvertite"

di Redazione

di Paolo Fiorio

La necessità di approvare le class action, o meglio, le azioni collettive risarcitorie, emerge con chiarezza da una recente vicenda che ha visto come protagonista il Movimento Consumatori.

All?inizio del 2001, Wind-Infostrada ha lanciato un?aggressiva campagna pubblicitaria con la quale ha offerto ai consumatori una serie di contratti per la telefonia fissa, con la promessa di non dover più pagare il canone Telecom. Nel maggio del 2002, l?Autorità Antitrust ha sanzionato la Wind per pubblicità ingannevole, accertando che su 138.178 contratti i consumatori che avevano ottenuto l?accesso diretto all?ultimo miglio, e che quindi non pagavano più il canone alla Telecom, erano solo 690. Il danno subito dai consumatori è stato singolarmente modesto (qualche centinaio di euro), ma collettivamente enorme: oltre 80 milioni di euro.

In esito ad un?azione collettiva proposta dal Movimento Consumatori sulla base del Codice del consumo, il Tribunale di Torino ha condannato la Wind ad inviare a tutti i propri clienti una lettera con la quale la società, riconoscendo di non aver adempiuto ai contratti ?Solo Infostrada?, dichiara di impegnarsi a restituire tutti i canoni pagati alla Telecom a partire dal giorno della sottoscrizione del contratto.

Tale sentenza, pur rappresentando un indubbio successo per tutti i consumatori ed un importante ed innovativo precedente, mette chiaramente in evidenza i limiti delle attuali azioni collettive concesse alle associazioni di consumatori. I clienti Wind che vogliano ottenere la restituzione dei canoni Telecom devono infatti avanzare singole richieste e, in caso di diniego da parte della società, possono ottenere il risarcimento solo agendo individualmente in giudizio.

L?unico vantaggio consiste nel fatto che nei giudizi individuali, una volta passata in giudicato la sentenza resa nell?azione collettiva (ovvero dopo il giudizio d?appello e di Cassazione, e quindi magari fra diversi anni quanto il diritto alla restituzione potrebbe essere prescritto), non dovranno più provare l?illegittimità del comportamento della compagnia telefonica, potendosi limitare a dimostrare di aver sottoscritto il contratto Wind e di aver pagato il canone Telecom per un periodo determinato.

È evidente che le azioni collettive ad oggi esperibili abbiano un efficacia alquanto limitata sia per quanto attiene alla possibilità di ottenere effettivamente il risarcimento del danno, sia sul piano della deterrenza.
Se oggi fossero in vigore le azioni collettive risarcitorie, come quelle proposte dal ministro Bersani, con le modifiche richieste dal Movimento Consumatori, tutto sarebbe più semplice. L?avvio dell?azione collettiva interromperebbe la prescrizione anche per i singoli consumatori; il giudice dell?azione collettiva potrebbe condannare la compagnia al risarcimento del danno; la liquidazione del danno potrebbe avvenire senza la necessità di avviare migliaia di cause individuali grazie alla semplice prova della sottoscrizione del contratto e dell?ammontare dei canoni illegittimamente corrisposti alla Telecom.

In casi come questo ma in molte altre situazioni simili – basti pensare agli scandali finanziari che hanno colpito gli obbligazionisti Cirio e Parmalat, alle intese anticoncorrenziali delle compagnie assicuratrici – ne trarrebbero vantaggi i singoli consumatori, la trasparenza del mercato, i concorrenti corretti e l?amministrazione della giustizia.

I cittadini danneggiati e vessati dai grandi gruppi economici non possono più aspettare, è l?ora di approvare una legge che consenta di punire severamente le imprese che si comportano in maniera scorretta.

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