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CISGIORDANIA. Soldati israeliani arrestano sei attivisti

C'è anche un'italiana tra i sei, poi rilasciati tutti tranne un inglese. E' successo a Beit Sahour, periferia di Betlemme, i volontari presidiavano un'area occupata di recente da coloni

di Redazione

di Cosimo Caridi, giornalista freelance ed ex volontario in servizio civile nei Territori palestinesi

 

Da circa sei mesi il gruppo israeliano di attivisti di estrema destra Women in green (Donne in verde) ha iniziato una serie di attività per la creazione di una colonia israeliana in Beit Sahour, cittadina a est di Betlemme, Territori palestinesi. Qui, al limite con la campagna ad est del centro abitato, si trova una base militare abbandonata dall’esercito giordano, con controllava la regione fino al 1967 e che si ritirò durante la guerra dei sei giorni . In seguito la base diventò un avamposto militare israeliano, che ne mantenne il controllo fino ad aprile 2006. Nel recente passato la zona attorno alla base, chiamata Oush Grab, è diventata centro di aggregazione per la comunità locale, anche grazie all’associazione statunitense Paidia, che in  collaborazione con il Comune ha qui creato un area pic-nic, con una torre d’arrampicata.

Gli attivisti israeliani da marzo hanno iniziato a visitare il sito per mostrare la loro presenza e l’intenzione di costruire un’altra colonia in territorio palestinese, violando così non solo vari accordi bilaterali tra Israele e Autorità Palestinese, ma anche la legge internazionale. I coloni, provenienti dalle zone limitrofe e da Gerusalemme, avevano programmato per il 16 ottobre una visita al sito per la celebrazione ebraica del Sukkot, festa delle capanne. Il movimento nonviolento di Beit Sahour, composto da locali e internazionali, ha organizzato nella stessa data una manifestazione di protesta contro la creazione di questa nuova colonia già denominata dagli attivisti israeliani Shedma. Ci sono state negli ultimi mesi diverse manifestazioni di questo tipo e sia l’esercito che la polizia israeliana si sono sempre frapposti ad ogni tipo di confronto tra i coloni e i manifestanti nonviolenti. La zona è stata dichiarata sotto controllo militare per 24 ore dalle 9 di ieri mattina, il che la rende inaccessibile a internazionali e palestinesi.

La manifestazione è iniziata verso le 11 con una trentina di persone che hanno cercato di portare in cima alla collina dove sorge la base, una serie di cestini per la raccolta differenziata. Attorno alle 14 i manifestanti hanno visitato la valle che si trova al limite della zona militare fin ad arrivare all’imbocco di una strada secondaria che porta alla base. Dopo circa un’ora la polizia ha intimato i manifestanti ad allontanarsi dalla zona militare iniziando a spintonare i presenti e impedendo alla stampa di documentare le violenze. Le forze dell’ordine hanno  arrestato 6 manifestanti: 2 statunitensi Andrew Realson di anni 25 e Jason Pollak 26, 2 palestinesi Sadi Awad 30 e Salim Anfous 26, un’italiana, Sara Venturini, di 24 e un inglese di cui non è noto il nome. I manifestanti sono stati rilasciati dopo qualche ora, unica eccezione l’inglese che si trova ora nel carcere di Gush Etzion in attesa del processo che si svolgerà in giornata, l’accusa mossa contro di lui è di insulti e violenza contro un pubblico ufficiale. I testimoni smentiscono le accuse dicendo che la polizia ha caricato i manifestanti che si stavano allontanando, in particolar modo contro Anfous che stava filmando gli eventi con una videocamera. Come in ogni gruppo nonviolento la prima reazione dei presenti è stato il tentativo di abbracciare Anfous per proteggerlo dalla carica della polizia, ma il massiccio intervento degli agenti ha rotto l’abbraccio collettivo esponendo i singoli alle violenze della polizia. Gli arrestati, colpiti ripetutamente con calci e pugni, sono stati trascinati via a forza e infine ammanettati.

Gli altri manifestanti che sono stati rilasciati sono persone note nella comunità locale: Pollak è il direttore dell’associazione Paidia che lavora per l’educazione attraverso il gioco con i giovani del posto, tra le persone fermate due suoi collaboratori Realson e Anfous, Sadi Awad è invece un giornalista dell’agenzia di stampa palestinese Pnn mentre la nostra connazionale ha concluso a inizio ottobre l’anno di servizio civile presso l’associazione di informazione alternativa Aic, Alternative information center.

 

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