Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Violenza

Come aiutare le ragazze dopo una violenza sessuale

Care ragazze, sappiate che se avete subito violenza «non è colpa vostra. Niente giustifica la violenza subita, nessuno vi colpevolizzerà». Non tenetevi tutto dentro, chiedete aiuto: chiamate il 1522 (Centro nazionale antiviolenza), rivolgetevi al pronto soccorso: attivando uno speciale “codice rosa” i sanitari sapranno come prendersi cura di voi, con rispetto. «Uscire da questo incubo è possibile, sebbene nei primi momenti non sia scontato crederci», dice Alessandra Kustermann, ex primaria di Ginecologia alla clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano

di Sabina Pignataro

L’estate 2023 registra un numero importantissimo di violenze sessuali agite da ragazzi minorenni nei confronti di loro coetanee. «Vorrei dire a ciascuna di queste ragazze che uscire da questo incubo è possibile, sebbene nei primi momenti non sia scontato crederci. Il primo passo è chiedere aiuto». Alessandra Kustermann, ex primaria di Ginecologia alla Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano, sa che dice una cosa importante e lo dice soppesando bene le parole, a partire dalla sua lunga esperienza: sono molte migliaia le donne accolte dal Pronto Soccorso per le vittime di Violenza Sessuale e Domestica che da lei creato nel 1996.

«Oggi leggiamo sulla stampa di tante violenze: non so dire se c’è un’impennata, so che anche in passato ce ne erano. La differenza è che adesso le giovani ragazze e le adulte hanno iniziato a prendere una maggior consapevolezza della violenza che hanno subito e lo raccontano, abbattendo il muro di omertà e superando lo stigma. Ecco io vorrei dire loro: non provate vergogna, non tenetevi tutto dentro. Individuate un adulto responsabile e confidatevi».

Dottoressa Kustermann, con chi parlare?

Con la famiglia, quando la violenza non è agita nelle mura di casa; con gli insegnanti, con gli psicologi, con le esperte dei centri antiviolenza: ce ne sono tantissimi in tutti Italia e offrono un aiuto gratuito ed immediato.

Cosa direbbe a ciascuna di loro?

Prima di tutto, non è colpa vostra. Niente giustifica la violenza subita, nessuno vi colpevolizzerà.
La seconda cosa è che può capitare a chiunque di subire violenza: a chi si trova sulla spiaggia alle 3 di notte, così come a chi è seduto su un autobus alle 4 del pomeriggio. Può avvenire a scuola, al lavoro, in discoteca, come a casa. La terza cosa è che la violenza sessuale è un grave reato, penalmente rilevante: le azioni dell’aggressore non vanno minimizzate. Non è una sbandata. Non è una ragazzata né un raptus. Chiamiamo le cose con il loro nome.

Cosa potrebbe fare una ragazza che ha subito violenza?

Io suggerirei di rivolgersi ad un pronto soccorso. Da più di cinque anni esistono delle linee guida condivise a livello nazionale e il “protocollo rosa”, che indicano agli operatori sanitari come accogliere e assistere dal punto di vista fisico e psicologico le vittime, donne o bambine che siano.


Sono davvero tutti pronti in Italia?

Io considero l’accoglienza di una vittima di violenza sessuale tanto importante quanto il sapere fare una rianimazione cardiocircolatoria in caso di infarto. E credo che i medici e gli infermieri dei Pronto Soccorso italiani abbiano ormai ricevuto una formazione consolidata.

Io considero l’accoglienza di una vittima di violenza sessuale tanto importante quanto il sapere fare una rianimazione cardiocircolatoria in caso di infarto

Alessandra Kustermann

Entriamo nel concreto: cosa fare appena una vittima accede al pronto soccorso?

Fondamentale è che l’operatore sia empatico, disponibile all’ascolto e capace di rassicurare la donna o la ragazza. E’ bene che nella stanza non entrino tante figure estranee e che la vittima possa disporre di tutto il tempo necessario per sentirsi a proprio agio prima di lasciarsi visitare. La possibilità di dire no ad alcune o a tutte le procedure proposte consente alla donna di ripristinare limiti e confini che la violenza ha annullato. Posso dire con certezza che il tipo di accoglienza offerto è dirimente per una buona rielaborazione del trauma subito. Il percorso di uscita inizia proprio da qui.

Cosa non fare?

Non giudicare mai. Non chiedere perché eri lì? Perché eri ubriaca? Né cosa indossavi? Sarebbe come chiedere a una persona che è stata vittima di un incidente stradale come mai si trovava in macchina a quel semaforo o su quella autostrada. Tanto più che non rientra nei compiti di sanitari e psicologhe accertare la veridicità del racconto o l’attendibilità della paziente. Il sommerso emergerà quando almeno i medici e gli operatori psicosociali impareranno a cogliere le richieste d’aiuto non esplicite.

Cosa non fare? Non giudicare mai. Non chiedere perché eri lì? Perché eri ubriaca? Né cosa indossavi?

Alessandra Kustermann

Quali sono i passi successivi?

La Mangiagalli ha un centro antiviolenza interno che offre assistenza sanitaria e psicologica per l’elaborazione del trauma connesso alla violenza subita, e mette a disposizione, tramite SVS Donna Aiuta Donna un centro antiviolenza che lo affianca fin dal 1997, i professionisti che possono assistere la donna o la ragazza dal punto di vista legale (sia civile che penale). Tutti gli aspetti vanno affrontati: fisici, psicologici, economici. In alternativa, è possibile rivolgersi al centro antiviolenza più vicino, facilmente rintracciabile tramite una telefonata al 1522, un servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Il numero, gratuito è attivo 24 h su 24. (vedi le info qui sotto).

E poi?

Nella mia esperienza mi è capitato moltissime volte di offrire supporto anche ad ambedue i genitori (quando l’autore del reato non è il padre o il partner della madre), ai fidanzati delle vittime o alle altre figure di riferimento importanti. L’obiettivo è aiutarli ad aiutare le ragazze o le donne, per rendere più lieve il dopo.

Per info
Il numero antiviolenza e anti stalking 1522 è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. L’App 1522, disponibile su IOS e Android, consente alle donne di chattare con le operatrici. E’ possibile chattare anche attraverso il sito ufficiale del numero anti violenza e anti stalking 1522 www.1522.eu

Foto in apertura di Jason Leung by Unsplash


Scegli la rivista
dell’innovazione sociale



Sostieni VITA e aiuta a
supportare la nostra missione



Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA