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Come sono geniali i netturbini di Madrid

Un dialogo pieno di sorprese e di provocazioni tra Joseph Beuys e due altri famosi artisti del nostro tempo, stelle del mercato.

di Giuseppe Frangi

Questo dialogo, realizzato a Zurigo nel 1986, raccoglie uno scambio di idee tra tre dei maggiori artisti del nostro tempo: Joseph Beuys, Jannis Kounellis, uno dei massimi esponenti dell?Arte povera, e il grande artista tedesco Anselm Kiefer. Il dialogo è stato pubblicato nel volume Il cappello di feltro (edizione Charta). Qui ne pubblichiamo qualche stralcio, di grande interesse per capire l?innovatività della posizione umana e culturale di Beuys. Beuys: Se tieni gli occhi aperti sulla gente, puoi vedere che ogni uomo è un artista. Sono appena stato a Madrid e ho visto che i netturbini erano dei geni. Lo si vede da come svolgono i loro lavori e dalle loro facce. Si capisce che quei netturbini rappresentano una società futura. Ho visto in quei netturbini qualcosa che manca ai luridi artisti, perché gli artisti sono in gran parte degli opportunisti, sono degli stronzi, lasciatemelo dire! Gli artisti sono la classe più reazionaria. Ho constatato che i netturbini erano i poeti più grandi di tanti poeti contemporanei. Kounellis: Può darsi che siano dei poeti più grandi. Ma non hanno una forma per comunicare. Beuys: Come no! Kiefer: Può darsi che non ne sono coscienti. Kounellis: Quei netturbini possono avere tutte le possibilità di essere poeti, ma non puoi dire che quel Giorgio a Madrid sia Omero. Beuys:Omero ha fatto un?altra cosa. Però quei netturbini rappresentano il futuro… e devo includere anche altra gente. Esistono contadini che sono artisti e che coltivano le patate. Kounellis: Questi non sono artisti eversivi. Beuys: Come si fa a sostenere una cosa del genere? Se un uomo può provare una cosa reale, se può far sviluppare una cosa di importanza vitale dalla terra, allora lo si deve considerare come un essere creativo in questo campo. E in questo senso lo si deve accettare come artista. Kounellis: Fare le patate è una cultura che non è letteratura. La letteratura è un?altra cosa. Beuys: Naturalmente è una cultura diversa dalla letteratura, o è un?arte diversa dalla pittura. Kounellis: Non, non arte: cultura. Naturalmente capisco Beuys che le patate le porta nel museo. Beuys: La difficoltà è che operiamo con concetti diversi. Io lavoro con un concetto di arte allargato, con il concetto della cultura sociale in quanto arte più importante. Kounellis parte ancora dall?arte in senso tradizionale, parla della tradizione della pittura. Cita Masaccio e cose del genere, che ora sono lontane… Cerchiamo finalmente di parlare di un sistema che trasformi tutto l?organismo sociale in un?opera d?arte, dove sia incluso tutto il processo di lavoro, sia il lavoro di Goya, sia quello di Kounellis che il mio, come anche l?agricoltura, le scienze dell?educazione o la tecnologia, dove il principio di produzione e consumo prenda una forma davvero di qualità. Si deve trasformare non solo il fare quadri o sculture, ma tutta la forma sociale. È un programma gigantesco. Kounellis: Allora si rischia l?infiltrazione di gente che non c?entra niente. È un problema troppo grosso, come si fa a trasformare tutto questo? Può darsi che Beuys non si renda conto della diversità della valutazione del potere perché onestamente l?artista oggi è più necessario di quanto non lo fosse prima. C?è bisogno che gli artisti riprendano il potere. Beuys: Devo forse constatare che Cristo non era creativo perché non era pittore…


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