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Abbiamo “contagiato” mille volontari under35

Sabato e domenica 10mila volontari saranno in piazza per l'appuntamento con "le mele di Aism", a sostegno della ricerca sulla sclerosi multipla. Moltissimi sono under35, grazie a un programma triennale che ha permesso di reclutare mille nuovi giovani volontari. Elena Pignatelli spiega come

di Redazione

Sabato 12 e domenica 13 ottobre i volontari Aism torneranno in piazza per proporre a tutti di sostenere la ricerca contro la sclerosi multipla, in cambio di un sacchetto di mele. Saranno presenti in 3mila piazze d’Italia: una macchina enorme, che ha nel motore la disponibilità di 10mila volontari. Molti di loro sono fedeli a questo appuntamento da più anni, moltissimi (7mila) sono attivi durante tutto l’anno, non solo per l’evento di piazza (e più della metà di essi è volontario Aism da oltre tre anni), molti altri (1.600) sono giovani, in controtendenza con un volontariato che da anni ormai convive con il tema del ricambio generazionale. Per i volontari – quelli già in forza come per chi volesse diventarlo – Aism da anni ha messo a disposizione un numero verde (800.138292), che nel solo mese di settembre, dedicato ai volontari, ha raccolto 240 manifestazioni di interesse. E proprio sui giovani volontari Aism ha investito con un programma triennale, Progetto Young, che si è appena concluso: Elena Pignatelli coordina le attività dei volontari Aism e spiega il lavoro fatto.

Il dato che più colpisce è quello dei 1.600 volontari under35, decisamente in controtendenza. Qual è la chiave del successo?
Per Aism è stata una sfida. Leggevamo nei rapporti e nelle ricerche che i giovani si impegnano meno nel volontariato, così tre anni fa abbiamo deciso di investire sui giovani. Abbiamo ragionato su due necessità dei giovani: avere un ideale grande a cui agganciare le piccole azioni quotidiane e la concretezza. Mi spiego: i giovani non rifuggono l’assistenza diretta alle persone, però hanno bisogno di sapere che quell’azione specifica per quella singola persona è collegata a un ideale grande, nel nostro caso i diritti umani. È l’approccio che è diverso: hanno bisogno di sapere con chiarezza che la loro azione non serve solo a risolvere il problema di una singola persona, ma è il pezzetto di un tentativo di risolvere il problema per tutte le persone.

Più advocacy che assistenza, quindi.
Non esattamente: i ragazzi fanno quello che capiscono esserci bisogno, anche perché in Italia ci sono territori in cui c’è davvero bisogno di assistenza alla persona. Dall’altra parte però è vero anche che l’ideale è bello, ma se non vedi l’impatto concreto sulla vita delle persone rischi di perdere la motivazione. Per questo siamo sempre attenti nelle nostre proposte a spiegare l’impatto concreto sulla vita delle persone con sclerosi multipla, anche perché dalle indagini interne sappiamo che ciò che lega i volontari all’associazione è proprio il contatto diretto con la persona con sclerosi multipla.

Il programma cosa prevedeva?
Un patto con i giovani, in cui abbiamo chiesto molto ma dato anche molto. Ad esempio una formazione manageriale, sulla gestione dei gruppi di lavoro, dei conflitti, i ragazzi l’hanno vissuta come una grande opportunità di crescita formativa. L’anno scorso i giovani di Young hanno organizzato 23 convegni dedicati ai giovani con la SM, completamente in autonomia. Hanno dato la possibilità a molti giovani con la SM di informarsi e allo stesso tempo hanno realizzato proposte che ci consentono di parlare di SM con linguaggi diversi, con un approccio nuovo: ci sono attività in cui crediamo che i giovani possano fare la differenza.

Che risultati ha dato il Progetto Young?
In questi tre anni questo gruppo è stato in grado di reclutare mille nuovi giovani. Sono molto incisivi sui territori, riescono a condividere valori. Sessantuno di loro sono stati eletti nei consigli regionali di Aism e uno di loro è diventato consigliere nazionale. Siamo molto contenti, stiamo costruendo il futuro grazie a loro. Il programma è finito, ma continueremo a lavorare con i giovani: non cambia l’impegno diretto di Aism nella formazione diretta né la volontà di responsabilizzarli sui territori.

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