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Caso Shalabayeva, l’Italia deve rendere conto dell’espulsione

John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International chiede al governo italiano di indagare e rendere pubbliche le circostanze che hanno portato a questa espulsione illegale

di Redazione

Indagare e rendere pubbliche tutte le circostanze che hanno portato all’espulsione illegale della moglie e della figlia dell’oppositore politico kazako Mukhtar Ablyazov. È quanto chiede al governo italiano Amnesty Internationale oggi, mentre il parlamento italiano si appresta a esaminare le conclusioni dell’inchiesta del ministero dell’Interno sulle accuse di collusione tra Italia e Kazakistan e altre violazioni della legge italiana.

«Le autorità italiane devono assicurare che vi sarà un pieno accertamento dei fatti, inclusa ove necessario l’apertura di procedimenti penali, per ogni violazione dei diritti umani delle due persone espulse. Solo in questo modo potrà essere messa da parte ogni accusa di collusione con le autorità del Kazakistan»,  ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.

In una nota Amnesty ripercorre le date della vicenza: dal 29 maggio giorno in cui Alma Shalabayeva e sua figlia di sei anni, Alua Ablyazov, sono state prelevate dalla loro abitazione a Roma ed espulse dall’Italia, al 31 maggio, costrette a salire su un aereo privato diretto in Kazakistan. Fino al 12 luglio, quando il governo italiano ha retroattivamente annullato l’ordine di espulsione, riconoscendo che il rimpatrio forzato di Alma Shalabayeva e di sua figlia aveva violato la legge italiana.

«L’annullamento dell’ordine di espulsione è un piccolo passo avanti in una vicenda che richiede trasparenza e assunzione di responsabilità a ogni livello da parte delle autorità di polizia e di governo. È grottesco che una donna e la sua piccola figlia siano state portate in tutta fretta su un aereo privato, senza un giusto processo, e inviate in un paese dove sarebbero state a rischio di persecuzione» ha proseguito Dalhuisen.

«L’inchiesta dovrebbe essere veramente indipendente e dovrebbe apparire come tale. Siamo molto preoccupati per il fatto che il ministero dell’Interno stia indagando su se stesso, in quanto responsabile di tutte le questioni relative all’immigrazione, comprese le espulsioni. L’indagine sul rinvio forzato di Alma Shalabayeva non dev’essere considerata alla stregua di un affare interno» ha commentato ancora Dalhuisen.

Il direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International ha poi concluso «Alma Shalabayeva è ora nelle mani del governo del Kazakistan, tristemente noto per fabbricare accuse contro gli oppositori politici e le persone a loro associate e che vanta una lunga storia di torture, maltrattamenti e processi clamorosamente iniqui. Qualsiasi funzionario o esponente politico italiano coinvolto nell’espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia, poste dunque a rischio di subire tali violazioni dei diritti umani, dovrebbe essere chiamato a risponderne».