Comitato editoriale
Cercansi talento e creatività. Ail lancia “Io e la mia storia”
È rivolto ai pazienti onco-ematologici over 60 il progetto di espressione artistica "Io e la mia storia". Tutte le immagini inviate saranno pubblicate in un ebook. I contributi dovranno pervenire al sito creato ad hoc entro il 31 ottobre prossimo
di Redazione
L’arte può essere una passione, un hobby, ma anche uno strumento capace di ridurre stress, ansia e depressione nelle persone malate. Ed è proprio un invito a esprimersi attraverso l’arte quello che Ail, associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, rivolge ai pazienti onco-ematologici over 60 con il concorso “Io e la mia storia” realizzato in collaborazione con la Scuola Holden di scrittura creativa di Torino.
“Io e la mia storia” è un progetto di espressione artistica che ha un obiettivo ambizioso: aiutare il paziente a innescare una reazione psicologica positiva attraverso l’espressione del suo talento e della sua creatività. Diversi studi internazionali, del resto, osservano come proprio nell’esprimere la propria creatività il paziente è aiutato a ricostruire quel contatto con il mondo che spesso la malattia può interrompere.
«Ogni paziente, in particolare quello anziano, quando è costretto ad affrontare una patologia che sconvolge la sua vita e quella dei suoi familiari ha naturalmente bisogno di grande attenzione. Un’iniziativa come “Io e la mia storia” può aiutarlo a trovare qualcosa di positivo e costruttivo in cui impegnarsi distraendolo dall’angoscia e dall’ansia provocate dalla malattia. Sono convinto che stimolare la creatività migliori sensibilmente la qualità di vita del paziente e possa contribuire anche alla cura» spiega il professor Franco Mandelli, ematologo e presidente nazionale di Ail.
Non a caso una delle immagini della campagna per promuovere il progetto accanto il primo piano di un anziano recita “Emilio ha un nipote. Una collezione di vinili. La passione per la cucina. Chi ha un tumore del sangue non ha solo il tumore fallo sapere a tutti”. Da non sottovalutare poi un aspetto peculiare di questo progetto che si rivolge ai pazienti over 60: grazie ai progressi della ricerca scientifica e alle terapie sempre più efficaci e mirate, infatti, l’aspettativa di vita di un malato onco-ematologico si è sensibilmente allungata. E qui – spiega una nota di Ail – nasce l’idea di mettere al centro dell’iniziativa proprio gli over 60, sempre più numerosi e che hanno esigenze e sensibilità specifiche. In particolare per un malato che raggiunge questa fase della vita no è sempre facile aprirsi e comunicare con gli altri.
La professoressa Sylvie Ménard, oncologa dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che ha vissuto l’esperienza del tumore anche da paziente, è una sostenitrice dell’iniziativa. Secondo lei per molti malati il tumore è ancora un tabù, qualcosa da nascondere, mentre il disegno, la scrittura, la pittura o qualsiasi altra forma artistica possono essere un efficace strumento per spingere i malati ad aprirsi. «Vorrei dedicare idealmente questo progetto proprio a quei malati che hanno difficoltà a comunicare con chi è loro vicino» afferma.
Per partecipare al progetto occorre inviare, tramite il sito www.ail.it/ioelamiastoria, un’immagine digitale della sua opera in formato jpg delle dimensioni massime 5 MB entro e non oltre il 31 ottobre 2014 (in allegato il regolamento completo). Le immagini saranno poi pubblicate sul sito e racchiuse in un ebook scaricabile dalla stessa pagina web.
Tra le 30 opere che saranno selezionate da una giuria ad hoc ne saranno individuate tre che riceveranno un attestato di merito. Queste 30 opere saranno pubblicate in un volume che, infine, sarà presentato durante il Convegno nazionale Ail del febbraio 2015 e ogni opera sarà affiancata da un breve testo composto dagli autori diplomati al biennio della Scuola Holden
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.