Comitato editoriale
#Closed4women per sostenere le donne che subiscono violenza
Il progetto di emergenza e post emergenza fornisce aiuto ai centri antiviolenza e a donne in percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Lo stanziamento iniziale del fondo è di 40mila euro. L'iniziativa mira a dare una risposta rapida alla crescita esponenziale della violenza di genere durante il periodo di isolamento forzato in casa a causa della pandemia. Domande a partire dal 4 aprile
di Redazione
Un fondo di pronto intervento per permettere ai centri antiviolenza per sostenere le spese impreviste e per continuare a supportare le donne assistite nell’attuale fase di emergenza causata dal Covid19 e nel periodo post-emergenza.
È questa in estrema sintesi l’iniziativa #Closed4women, messa in campo da ActionAid per dare una risposta rapida ed efficace alla crescita esponenziale della violenza di genere durante il periodo di isolamento forzato in casa causato dalla pandemia. La forte diminuzione delle chiamate al numero 1522 e di richieste ai centri antiviolenza ha evidenziato la difficoltà delle donne di avere spazi e possibilità sicure per chiedere aiuto, a causa della presenza assidua dentro le mura domestiche del partner abusante. L’acuirsi di situazioni di conflittualità e violenza avrà come conseguenza, nel periodo immediatamente successivo all’isolamento, prevede ActionAid, l’aumento delle richieste di aiuto ai centri antiviolenza e delle case rifugio, la cui esistenza e sostenibilità rischiano di essere messe in pericolo dall’emergenza Covid19.
Il Fondo #Closed4women con uno stanziamento iniziale di 40mila euro aiuterà nel concreto l’operatività dei centri antiviolenza e delle donne assistite, rafforzando il sistema di protezione delle donne che subiscono violenza domestica. “Abbiamo calcolato che le risorse oggi a disposizione ci permetteranno, ad esempio, di sostenere i percorsi di 40 donne, mettere in sicurezza le operatrici e le donne di 25 case rifugio, supportare 10 centri antiviolenza e assicurare assistenza psicologica con operatrici specializzate” si legge in una nota di ActionAid che ha già contribuito ad alimentare il fondo di risposta alle emergenze e ha già erogato parte delle risorse a sostegno di un centro antiviolenza. Il centro ha utilizzato il contributo per dare supporto a donne in difficoltà, che avevano intrapreso un percorso di indipendenza economica che rischia di essere compromesso a causa dell’impatto negativo della pandemia sul lavoro.
«La fuoriuscita dalla violenza è un percorso lungo e difficile che, se interrotto, può mettere a repentaglio non solo il suo buon esito, ma anche la vita stessa delle donne assistite. Da Nord a Sud del Paese, le operatrici delle strutture di accoglienza stanno facendo sforzi enormi in favore delle donne e dei loro figli e figlie. Le spese impreviste, il ritardo sull’erogazione dei fondi statali e la crisi economica che sta avanzando mettono in pericolo la sostenibilità e la vita stessa dei centri. Per questo ActionAid ha deciso di intervenire con un Fondo che garantisca i bisogni più urgenti delle strutture di accoglienza e delle donne» spiega Elisa Visconti, Responsabile Programmi ActionAid Italia. «Il 25 novembre con #Closed4women abbiamo denunciato il rischio di chiusura che vivono molti spazi delle donne e per le donne in Italia. Oggi torniamo a schierarci al loro fianco perché nessun centro antiviolenza nè casa rifugio resti indietro e nessuna donna venga lasciata sola».
ActionAid insieme ai centri antiviolenza di varie parti del Paese in queste settimane ha mappato le esigenze e le criticità delle strutture che operano nelle grandi e nelle piccole città, da Milano a Roma, da Padova all’Aquila, confrontandosi con associazioni e con reti nazionali. Le più urgenti sono le scorte di dispositivi sanitari (mascherine, disinfettante, guanti) non sufficienti in tutte le strutture. I centri oggi chiusi chiedono sostegno per dare continuità ai servizi di supporto psicologico e legale. Le donne assistite già avviate in percorsi di autonomia e di inserimento lavorativo – a causa della sospensione dal lavoro – sono impossibilitate a pagare l’affitto, le bollette, le spese condominiali e, soprattutto, le spese di prima necessità. Tale situazione rischia di rendere le donne nuovamente esposte alla violenza, soprattutto nei casi di maggiore fragilità in cui, proprio per ragioni economiche, potrebbero essere costrette a ricontattare il maltrattante.
A rendere ancora più allarmante il quadro è la macchina burocratica delle amministrazioni pubbliche responsabili dell’erogazione dei fondi antiviolenza che rischia di rallentare ulteriormente, mettendo in serio pericolo la sostenibilità delle strutture di accoglienza. Del resto ricorda ancora ActionAid, che realizza ogni anno un monitoraggio sui Fondi statali antiviolenza, “come ci siano già gravi ritardi nell’assegnazione e nello stanziamento delle risorse previste dalla legge 119/2013 (la cosiddetta legge sul femminicidio) che mettono in pericolo la sostenibilità dei centri antiviolenza e delle case rifugio. Sarà necessario vigilare affinché la pandemia Covid19 non aggravi un sistema di erogazione dei fondi già carente, mettendo a rischio il diritto delle donne che subiscono violenza di essere protette in questa fase difficile per l’Italia e nel periodo post-emergenza che seguirà”.
L’invito che arriva dall’organizzazione alle reti territoriali è quello di collaborare nella mappatura dei bisogni dei centri e nella diffusione del fondo. Ad oggi abbiamo potuto contare sul prezioso aiuto della Rete antiviolenza del Comune di Milano, che ha promosso l’esistenza del Fondo sul territorio milanese e lombardo.
Al Fondo possono accedere Enti del terzo settore che, da minimo tre anni, forniscono primariamente – da statuto – accoglienza e supporto a donne che subiscono violenza con personale esclusivamente femminile, prevedendo anche servizi di inserimento lavorativo o di autonomia abitativa. La prima scadenza per inviare la richiesta è il 4 aprile 2020, qui la scheda
Per informazioni e chiarimenti rivolgersi a womensrights.ita@actionaid.org
In apertura image by Nino Carè from Pixabay
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