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Fermare la povertà infantile in Europa

25 milioni di bambini in stato di povertà. L’Unione Europea adotta le Linee Guida in materia di accoglienza fuori dalla famiglia d’origine, nel programma di lotta alla povertà infantile. Ora tocca a ciascun paese membro.

di Redazione

“Investire nei bambini: rompere il circolo di svantaggio” è questo il titolo del nuovo documento programmatico adottato dalla Commissione europea. Obiettivo dare una risposta a un problema grave e in continua espansione: la povertà infantile. Nell’Unione europea, infatti, oltre 25 milioni di bambini vivono in condizioni di povertà e, a causa della crisi economica, il loro numero continua ad aumentare.
Il nuovo documento della Commissione fornisce agli stati membri una serie di raccomandazioni su come affrontare la povertà infantile e promuovere il benessere di ogni bambino.

Sos Villaggi dei Bambini osserva che «per la prima volta, le linee guida sviluppate per l’accoglienza dei bambini fuori dalla famiglia d’origine, elaborate anche grazie al contributo di Sos Villaggi dei Bambini, hanno la priorità nelle politiche dell'Unione Europea».
In particolare, il documento sottolinea l’importanza dell'accesso a risorse adeguate e al sostegno al reddito per i genitori, l’offerta di servizi di qualità a prezzi accessibili e la partecipazione dei bambini e dei giovani nelle decisioni che riguardano il loro percorso di crescita.

Il processo di sviluppo delle raccomandazioni per porre fine alla povertà infantile ha avuto inizio, nel 2010, sotto la presidenza belga dell'Ue che ha definito la lotta alla povertà infantile, una priorità. Parte di questo percorso, la collaborazione di Sos Villaggi dei Bambini avviata in occasione della conferenza "Who Cares? Tabella di marcia per la lotta contro la povertà infantile".

Il documento programmatico dell’Unione Europea descrive la fine della povertà infantile come obiettivo fondamentale per realizzare la strategia sociale per questo decennio e crea preziosi collegamenti a programmi comunitari di finanziamento.
Spetta ora ai governi nazionali adottare lo stesso orientamento e le raccomandazioni all’interno dei programmi nazionali.