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Save the Children, tra i profughi siriani raddoppiano le spose bambine
Dall’inizio del conflitto raddoppiati i matrimoni precoci tra le bambine rifugiate in Giordania. Uno su 4 coinvolge una minore di 18 anni, la percentuale sale al 48% tra i profughi in Giordania, i dati dell'ultimo rapporto "Troppo giovani per sposarsi"
di Redazione
I matrimoni precoci tra le ragazze siriane rifugiate in Giordania sono raddoppiati dall’inizio del conflitto e un quarto di tutti i matrimoni tra i rifugiati siriani registrati in Giordania, coinvolge ragazze al di sotto dei 18 anni . È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Save the Children dal titolo “Troppo giovani per sposarsi” (in allegato in inglese).
L’organizzazione segnala che il fenomeno dei matrimoni precoci delle minorenni siriane, benché già presente prima del conflitto, rappresentava allora circa il 13% di tutti i matrimoni. La povertà estrema e i crescenti timori di violenza sessuale tra le comunità di rifugiati siriani hanno fatto sì che alcuni genitori si siano sentiti costretti a far sposare le loro figlie per proteggerle. Questo fenomeno è dunque raddoppiato tra le ragazze che sono fuggite in Giordania, con il 48% di loro che sono state costrette a sposare uomini almeno dieci anni più anziani.
«Il matrimonio precoce è devastante per queste ragazze», spiega Valerio Neri, Dg di Save the Children. «Quelle che si sposano prima dei 18 anni hanno infatti più probabilità di vivere esperienze di violenza domestica rispetto alle loro coetanee che si sposano più tardi. Inoltre queste ragazze corrono dei rischi maggiori delle altre in termini di salute sessuale e riproduttiva, soprattutto nel momento in cui affrontano una gravidanza così giovani».
Una giovane rifugiata nel campo di Za’atari racconta: «Avevo 15 anni quando mi sono sposata. Ho avuto due aborti, ma non sapevo come affrontarli, non riuscivo a capire se fosse stata colpa mia. Ora ho 19 anni e sono mamma di un bambino di nove mesi, ho avuto un parto molto difficile e ancora mi sento troppo giovane per fare la mamma».
Le famiglie siriane, nella loro nuova condizione di rifugiate – spiega Save the Children nel rapporto – si trovano di fronte a una drastica riduzione delle risorse economiche e delle opportunità a loro disposizione. Allo stesso tempo sono consapevoli della necessità di dover proteggere le proprie figlie dalla minaccia di violenza sessuale. Per questo motivo alcune famiglie trovano come unica soluzione quella di concedere le proprie giovanissime figlie in spose.
«Mi sono sposata quando avevo 15 anni e mi ha obbligato la mia famiglia», racconta Nadia, 16 anni. «Io e la mia famiglia, dieci persone in tutto, vivevamo in una casa piccolissima di sole due stanze. Sognavo di studiare medicina e di diventare un medico, di avere un bel matrimonio e di vivere in una bella casa, invece il giorno del mio matrimonio è stato un giorno triste, non un giorno di gioia. E’ stato un giorno di lacrime».
Il rapporto di Save the Children segnala anche casi di forte resistenza da parte delle famiglie di rifugiati e in particolare di madri, che sono contrarie al matrimonio precoce delle figlie, perché le ritengono troppo giovani e vorrebbero far completare loro la propria formazione.
«Queste ragazze, fuggendo dalla guerra in Siria sono già state sottoposte a condizioni di stress superiori a quanto un bambino può sostenere e sono dunque fortemente a rischio psicologico, derivante da isolamento sociale e abusi», continua Valerio Neri. «Ma le conseguenze del matrimonio forzato possono essere fisiche così come mentali e portare anche alla morte. Gli effetti per la salute derivate dall’attività sessuale, mentre ancora il loro corpo si sta sviluppando, può essere devastante: le ragazze sotto i 15 anni sono cinque volte più a rischio di morte durante il parto rispetto alle donne completamente mature».
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