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Siriani a Milano, l’emergenza è solo all’inizio

Centinaia di profughi siriani hanno affollato la Stazione Centrale durante il lungo ponte di inizio maggio. Ma l'emergenza dura da ottobre: oltre 5mila persone aiutate e accolte e Fondazione Arca è in prima linea con i suoi volontari

di Antonietta Nembri

Non è un’emergenza come le altre. Milano non è sulla costa eppure sono ormai migliaia i siriani che negli ultimi mesi sono “approdati” alla Stazione Centrale. Tra i passeggeri che vanno e vengono intere famiglie sbarcano a Milano, ma non si vogliono fermare, il loro obiettivo è raggiungere i familiari che si sono rifugiati nel nord Europa.
Nell’ultimo weekend una vera e propria marea composta da centinaia di persone, donne e bambini, anche piccolissimi, sono stati accolti in città. In prima fila, accanto all’amministrazione comunale, il volontariato milanese e la Prociv. Da ottobre, fa sapere Palazzo Marino sono stati oltre 5mila i profughi siriani che sono stati aiutati. «Ne abbiamo accolti, solo nelle nostre strutture oltre 2.500 da metà ottobre» racconta Fabio Pasiani di Fondazione Progetto Arca che precisa «sono stati quasi 1.500 solo nell’ultimo mese e mezzo».

Un momento della distribuzione dei pasti in Stazione Centrale con i volontari di Progetto Arca



Un’emergenza che dura da mesi e che ha conquistato il prime time dei tg soltanto nell’ultimo weekend a causa degli arrivi massicci «siamo riusciti ad accogliere 480 persone nella notte tra il 3 e 4 maggio, basti pensare che sabato in Centrale c’erano oltre 300 persone» continua Pasiani di Arca che con altre organizzazioni del volontariato milanese (come Farsi Prossimo, Casa della Carità, Caritas Ambrosiana) sono in prima linea.
«Il mare è calmo e questo aiuta le persone a partire» constata Mouhib Adbelillah, operatore della Fondazione in Italia da 25 anni e responsabile dell’Unità di Strada di Progetto Arca. «Giovedì sera, il primo maggio, abbiamo fatto deviare una parte dei volontari dell’Unità di Strada per dare una mano in Stazione. C’erano tantissime persone, mancavano le coperte e così poi qualcuno si è ammalato, soprattutto i bambini». Oggi Mouhib è a casa, ma è in allerta «al momento ci sono una ventina di persone in Centrale, ma se dovesse esserci bisogno, sono pronto».

 


In stazione Centrale, accanto alle forze dell’ordine, il presidio dei volontari in caso di arrivi massicci si rafforza «ci sono dei mediatori che parlano arabo per dare  la primissima accoglienza e anche una serie di informazioni logistiche» spiega Fabio Pasiani «grazie all’associazione dei giovani musulmani si riescono ad avere notizie degli arrivi, ci avvisano e così si riesce a organizzare l’accoglienza: preparare i pasti, gli indumenti, il primo soccorso anche perché quanti arrivano dopo la traversata in mare hanno gravi problemi alla pelle, soprattutto le donne e i bambini». Un’accoglienza che dura poco «il turn over è altissimo: la media è 4-5 giorni. Stiamo parlando di persone che passano e poi cercano di partire. Per noi come organizzazione questo vuol dire un grandissimo dispendio di energie» osserva Pasiani che sottolinea come tutti i pasti vengano preparati nelle cucine della Fondazione  «tenendo conto delle usanze dei profughi e delle prescrizioni religiose».

La bella stagione è appena iniziata e i numeri di quanti cercheranno di raggiungere da sud le coste italiane e poi risalendo la penisola arrivare sotto la Madonnina per ripartire subito puntando sempre più a nord rischiano di impennarsi. «Poveracci», osserva Mouhib, ma il suo non vuole essere un termine dispregiativo, è una sottolineatura a voce alta mentre racconta l’epopea dei siriani in fuga dalla guerra «sono scappati da oltre un anno e sono rimasti fermi in Libia o in Egitto, lì hanno iniziato a lavorare e per risparmiare altri soldi per la traversata. Ci sono intere famiglie di 20, 30 persone, ci sono zii, nipoti, ma anche gruppetti più piccoli: tutto dipende da chi porta la barca», racconta. «E non si vogliono fermare, lo dicono chiaramente, puntano alla Scandinavia. Basti pensare che su tutti quelli che sono passati di qui solo otto hanno chiesto asilo all’Italia».
Un inizio di maggio che Milano e i suoi volontari non dimenticano perché la cosiddetta emergenza per i profughi siriani non è finita «noi restiamo in allerta» assicura Mouhib «arriva l’estate e quindi ci sono buone probabilità che la situazione peggiorerà».
 

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