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Como, sociale e filantropia contro la povertà sanitaria

Una rete di associazioni, enti e cooperative, già a lavoro sulle fragilità dell'area comasca, sperimenta una nuova azione contro la povertà sanitaria col sostegno della filantropia di origine bancaria: 30 famiglie per tre anni avranno una copertura assicurativa che permetterà loro prevenzione e accesso alle cure

di Giampaolo Cerri

Opuscoli in quattro lingue: inglese, urdu, russo e in arabo (foto sopra, ndr). Ma anche dei video tutorial. Quelli di Fondazione Scalabrini, Confcooperative Lombardia e Cooperazione salute spiegheranno così alle 30 famiglie individuate per la sperimentazione quali servizi gli si offriranno.

«Si tratta di famiglie fragili che, per tre anni, disporranno di una un’assicurazione sanitaria integrativa in grado di rimborsare loro le spese sanitarie preventive e di cura», spiega Francesca Paini, presidente della fondazione comasca che porta il nome di un grande santo sociale e dei migranti originario di queste parti – Giovan Battista Scalabrini – e che nella città lariana è un presidio importante contro le nuove e vecchie povertà. «Nuclei, selezionati da Fondazione Scalabrini tra le famiglie accolte all’interno del progetto StandUp, caratterizzate da fragilità economica», spiega la presidente, «persone che, fino a poco tempo fa, riuscivano ad arrivare a fine mese ma che, a causa della perdita del lavoro, di malattie o di separazioni familiari, si trovano ad aver bisogno di un supporto per rimettersi in piedi. Tra le prestazioni coperte gli impianti dentali, le visite specialistiche private su prescrizione medica, i ticket sanitari, diarie per ricovero e assistenza»

La rinuncia alle cure

Secondo i dati Istat, d’altra parte, il 7,6% dei lombardi, nel 2023, ha rinunciato a cure mediche necessarie. Liste d’attesa troppo lunghe, costi elevati per visite ed esami le cause principali. Difficoltà che toccano anche le famiglie comasche, costrette ad attendere da 6 mesi a un anno per una visita in un ospedale pubblico. «Se per alcuni l’unica alternativa possibile è il ricorso alla sanità privata», dicono i promotori dell’iniziativa – presentata stamane a Como – «per molte famiglie, soprattutto quelle in difficoltà economica, non curarsi è l’unica opzione. Malattie non curate e mancanza di prevenzione che possono condurre, in alcune casi, anche a gravi complicazioni».

Innovazione sociale e capacità di fare rete

Una storia che è una case history di innovazione sociale ma anche un bell’esempio di capacità di fare rete: ci si muove infatti nell’ambito di StandUp, che letteralmente vuol dire In Piedi ed è il nome che Fondazione Scalabrini ha dato al progetto finalizzato a sostenere le famiglie fragili grazie alla collaborazione tra nove realtà del Terzo Settore e tre amministrazioni locali, il supporto di Fondazione Cariplo e la partecipazione di Fondazione Peppino Vismara e il Fondo beneficenza di Intesa Sanpaolo.

«Le attività di StandUp», spiegano a Como, «sono iniziate ad aprile 2023, sono rivolte a famiglie residenti nell’area comasca. Ad oggi sono state prese in carico 250 persone, metà italiane e metà straniere, tra cui 42 famiglie monogenitoriali e 135 minori. Gli aiuti sono di diverso tipo: corsi di educazione finanziaria, seguiti in particolare dalle Acli Como, cibo, cure per i bambini o il supporto psicologico, come nel caso dei 16 percorsi erogati gratuitamente attraverso Cooperazione Salute e un contributo di Fondazione Scalabrini. Aiuti, alcune volte, anche più semplici, dal pc a una bicicletta per bambini».

Da sinistra, Veleria Negrini (Fondazione Cariplo), Mauro Frangi (Confcoop Insubria), Pierluca Castelnovo (Cooperazione Salute) e Francesca Paini (Fondazione Scalabrini)

Il caso Como

Non una realtà calata dall’alto perché, come spiega appunto Paini, «il Comune di Como ha stimato che nel 2022 ci fossero in città almeno 2mila persone che lavoravano in nero e circa 3.400 nuclei monogenitoriali a basso reddito. A questi vanno aggiunti i lavoratori stagionali o a chiamata e i lavoratori a bassissimo reddito (i cosiddetti working poor). Per tutti costoro affrontare le emergenze che normalmente capitano nella vita di una persona può essere difficilissimo. È una situazione drammatica che richiede un cambio di modello di intervento. Crediamo che la collaborazione sia la leva fondamentale perché una comunità riesca a sostenere tutte le sue componenti, anche le più fragili. È la disponibilità a cooperare che fa la differenza. Nessuno si salva da solo».

Il ruolo di Cooperazione Salute

Quanto mai opportuna la citazione del film di Sergio Castellitto tratto dal romanzo di Margaret Mazzantini, infatti, come ha sottolineato Pierluca Castelnovo, referente Cooperazione Salute per la Lombardia, «se anche una sola persona sta meglio, anche l’intera comunità sta meglio.  Questo progetto è stato promosso con un obiettivo preciso: restituire parità di accesso alle cure alle persone fragili coinvolte. Da alcuni anni in Lombardia Cooperazione Salute ha attuato interventi di supporto alle persone più fragili, al fianco della cooperazione sociale e del Terzo Settore e il progetto, avviato in collaborazione con Fondazione Scalabrini, si inserisce in questo quadro. Una sperimentazione che vuole essere uno strumento di innovazione sociale e sanitaria, che pone le persone più vulnerabili al centro e che avrà ricadute positive sull’intera comunità».  

Il progetto StandUp lavorerà ancora per due anni, con l’obiettivo di proseguire anche al termine del finanziamento grazie alla collaborazione tra i partner: Fondazione Scalabrini che è capofila con Centro di aiuto alla vita, Banco di Solidarietà, Acli, Arci, Auser, Associazione Lachesi, Forum delle Famiglie di Como, Comune di Como e alcuni partner di altri territori.

Negrini (Fondazione Cariplo):
«Il nostro impegno su povertà e diseguaglianze»

All’incontro ha portato i saluti il presidente della Fondazione Comasca e della Bcc di Cantù, Angelo Porro, partner entusiasta del progetto, mentre la vicepresidente di Fondazione Cariplo, Valeria Negrini, ha colto l’occasione per ricordare come la pandemia abbia convinto il grande ente filantropico a cambiare approccio ai bisogni sociali: «Proprio grazie ai dati che arrivavano dai progetti locali», ha raccontato, «ci siamo accorti che era necessario cambiare strategia, “ribaltando” le aree (arte e culture, servizi a persona, ambiente e ricerche) per costruire misure settoriali, dando un’impronta trasversale declinata tra obiettivi strategici. Fra questi anche il contrasto alla povertà e l’azione a evitare aumento delle diseguaglianze». Si tratta, ha detto la vice di Giovanni Azzone, «di costruire reti per evitare che le fragilità diventino vulnerabilità estreme», ricordando come l’azione di Stand Up punti ad alleviare le fatiche delle persone perché, ha sottolineato, «in troppi conducono un’esistenza faticosissima, fanno una gran fatica a vivere».


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