Welfare

Comunità di recupero, bmade in Italy da export

Spiega Danilo Ballotta: «L'Italia rimane un crocevia dei traffici, bma può vantare una rete di operatori davvero unica»

di Redazione

D anilo Ballotta, responsabile del settore del Coordinamento istituzionale dell’Oedt, l’osservatorio europeo sulle droghe di Lisbona, a Roma per presentare il Rapporto 2008 ha le idee chiare: «L’Italia è in una posizione strategica per i traffici di sostanze, ma può anche vantare, grazie alle comunità, un sistema difensivo sconosciuto nel resto del continente».
Vita: Partiamo dai dati. Quali gli aspetti positivi e quali quelli negativi?
Danilo Ballotta: Di buono quest’anno rileviamo un calo nell’uso di tutte le sostanze stupefacenti come cannabis, anfetamine ed ecstasy. Inoltre è sempre più alto il numero dei Paesi che portano avanti politiche mirate, che affrontano seriamente il problema delle droghe e sono al contrario sempre più marginali quelli che affrontano politiche ideologiche basate sul nulla. Di negativo c’è un ritorno all’uso di eroina e cocaina.
Vita: La relazione rivela un aumento di punti vendita online…
Ballotta: È una novità che emerge sempre più assieme al boom sull’uso di oppiacei sintetici. Ci sono vari siti che vendono sostanze, alcune di queste non illegali, i cui effetti però sono rilevanti. I siti le pubblicizzano come “sballo legale”. Il fenomeno è scoppiato soprattutto quest’anno dove abbiamo individuato almeno 200 sostanze che si pongono tra il legale e l’illegale. Tra le sostanze più diffuse a prezzi bassi rientrano la Salvia divinorum, la rosa hawaiana, i funghi allucinogeni e un’ampia gamma di “droghe da party” proposte in alternativa all’ecstasy.
Vita: Come stiamo in Italia?
Ballotta: Il 30,3% degli italiani tra i 15 e i 64 anni ha fatto uso di sostanze illegali nel corso della vita e la cannabis ancora si conferma la sostanza più diffusa, nell’ultimo anno ne ha fatto uso l’11,2% della popolazione. Inoltre il nostro Paese subisce la sua posizione geografica crocevia del traffico di stupefacenti che arriva dalla Turchia, Albania e Spagna. Ma devo ammettere che l’Italia ha dei servizi che altri Paesi non hanno, c’è una rete di comunità molto fitta e offre delle risposte sul piano preventivo sconosciute all’estero.

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