Una deroga alle normative regionali per aumentare del 25% la capienza prevista in quelle comunità che accoglieranno i minori dell’emergenza Nord Africa. Si tratterebbe di due posti in più, grossomodo, visto che la capienza massima ? che varia da Regione a Regione ? si aggira sui dieci posti letto. È questa la soluzione trovata per togliere dal limbo delle strutture temporanee i 695 ragazzi che ancora non hanno trovato posto in una comunità e che di conseguenza non hanno ancora potuto avviare alcun progetto di integrazione e di formazione. Una proposta che ha già l’ok delle Regioni, di cui 12 già impegnate nell’emergenza Nord Africa. Lo spiega Lorena Rambaudi, assessore alle Politiche sociali della Liguria e coordinatore della commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni.
Come è nata l’idea?
Ad agosto ci hanno contattati dal ministero per sottoporci l’idea di una deroga. Ne abbiamo discusso in commissione e abbiamo dato la nostra disponibilità di massima, chiedendo però che le Regioni siano informate di ogni nuovo ingresso, in modo da poter monitorare la situazione. Va bene l’emergenza, ma non possiamo fare passi indietro sulla qualità dell’accoglienza.
Cosa intende?
Esemplifico per paradossi: non vorremmo che per avere due rette in più qualche comunità mettesse due ragazzi a dormire nel sottoscala. L’incremento di posti deve corrispondere a un incremento anche del personale, non può andare a scapito degli standard.
Che garanzie sono state date dal punto di vista economico?
Il timore è che lo Stato paghi le rette per qualche mese, finché c’è l’emergenza, e poi i ragazzi restino in carico ai Comuni, che non ce la possono fare. Ma già negli accordi fatti il 30 marzo e il 6 aprile in Conferenza unificata si è precisato che il governo si impegna ad individuare risorse stabili e pluriennali per la sistemazione in comunità di questi minori fino alla maggiore età, attraverso la creazione di un fondo apposito.
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