Welfare

Comunitalia, le comunità sulla stessa barca

Al progetto, supportato dal dipartimento nazionale, hanno aderito oltre 800 realtà sparse in tutto il Paese

di Redazione

Comunità terapeutiche d’Italia, unitevi! Sembrano aver risposto a questo appello le piccole e grandi realtà del recupero che – con percentuali bulgare – sono confluite nell’associazione Comunitalia, costituitasi nel giugno scorso, ma di fatto operativa solo da qualche giorno. Fict, Cnca, Ceis, Exodus, Saman, Ceart, Cearl e Dianova hanno tutte detto sì. Una rappresentanza che vale il 98% del mondo associativo impegnato nel mondo del recupero (in termini assoluti circa 800 realtà distribuite su tutto il territorio nazionale). Rimango fuori, ma c’era da aspettarselo, gli outsider storici non convenzionati, San Patrignano in primis.
Comunitalia ha goduto anche del sostegno dello stesso dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenze del Consiglio dei ministri, il cui capo, Giovanni Serpelloni, ha sempre considerato un handicap la frammentazione del fronte delle comunità terapeutiche. Alla guida del nuovo organismo è stato chiamato Gianmaria Battaglia economista della Sda Bocconi, esperto in politiche sanitarie. Una scelta non casuale. La nuova alleanza infatti poggia le fondamenta su esigenze economiche più che su una condivisione dei metodi di intervento sui tossicodipendenti.
Il primo passo sarà infatti una ricerca, su scala nazionale, sui flussi di pagamento dalle Asl alle realtà territoriali. Un traguardo cui il dipartimento si appresta a destinare un contributo che si dovrebbe aggirare intorno ai 2,5 milioni di euro. «Una cifra», sottolinea il tesoriere, Germana Cesarano, «che verrà totalmente spesa per il progetto. Chi lavora per l’associazione lo fa a titolo volontaristico e abbiamo cercato di abbattere tutti i costi, a partire dalla sede per la quale ci appoggiamo alla Fict».
La ricerca permetterà, almeno questo è l’obiettivo,di uniformare le tariffe e i tempi di pagamento. In particolare cercherà di rendere le tariffe omogenee su tutto il territorio nazionale e le prassi di pagamento coerenti con la legge esistente e con le esigenze gestionali delle comunità e, infine, di creare criteri di accreditamento generali e uguali per tutti. «Sarà un monitoraggio costante», spiega Battaglia, «ma da subito cercheremo anche di rimborsare le strutture che nel passato sono state maggiormente penalizzate a causa dell’insolvenza del pubblico». Sul tappeto ci sono circa 25 milioni di crediti che le comunità vantano nei confronti delle Asl e delle pubbliche amministrazioni. Il primo passo nell’agenda di Battaglia sarà il monitoraggio dello status quo. «Perché», interviente l’economista, «non è detto che parte di questi fondi sia stata già incassata».

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