Anniversari
Confcooperative, così da 80 anni l’impresa sociale è segno di democrazia e libertà
Il presidente Maurizio Gardini apre le celebrazioni e ricorda i sei milioni di posti di lavoro creati dal 1945 come «il tratto più misurabile della nostra azione al servizio del Paese». Sette i padri costituenti tra i dirigenti dell’organizzazione simbolo del «profondo legame tra cooperazione e valori fondanti della Repubblica». Premiate otto cooperative vincitrici del concorso “Coltivare la Speranza”

I posti di lavoro creati in 80 anni sono ben 6 milioni. E sono «il tratto più distintivo e misurabile dell’azione di Confcooperative al servizio del Paese». Queste le parole di Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative nell’aprire l’80esimo dalla ricostituzione dell’associazione alla fine della seconda guerra mondiale.
L’urgenza dell’impresa cooperativa
«La cooperazione è l’opportunità nella storia della Repubblica di dare voce all’impresa comune originale rispetto a quella privata e a quella pubblica. Impresa comune attenta alla difesa dei consumatori, alla mutualità e alla collaborazione tra i soci. L’impresa cooperativa è ancora più urgente», dice la costituzionalista Melina Decaro «nel mondo contemporaneo ammalato di egoismo e solitudine dove, come ha detto papa Francesco, la globalizzazione economica e finanziaria produce un pensiero unico: al centro non vi è la persona, ma il denaro».
Il concorso nel segno della speranza
Un anniversario che guarda avanti a un futuro economicamente e socialmente più equo grazie proprio a progetti cooperativi al centro del concorso “Coltivare la Speranza” indetto da FondoSviluppo Confcooperative, indetto in occasione del Giubileo. «Progetti che rappresentano in pieno lo spirito cooperativo», ha sottolineato Maurizio Gardini.

Queste le cooperative vincitrici
- “Pastificio Futuro”: Nato nel 2022 nel carcere minorile Casal del Marmo di Roma, questo laboratorio artigianale della cooperativa GustoLibero offre opportunità di riscatto attraverso il lavoro a giovani detenuti.
- “Fattoria Al di là dei Sogni”: Un bene confiscato alla camorra a Maiano di Sessa Aurunca (Caserta), intitolato ad Alberto Varone e gestito dall’omonima cooperativa sociale dal 2004. Oggi è un agriturismo sociale che produce confetture e conserve, offrendo percorsi lavorativi a persone con disabilità, ex detenuti, persone con disagio psichico e giovani a rischio.
- Piccola Sartoria Sociale: A Lecco, la cooperativa Paso ha creato dal 2005 un laboratorio che trasforma scarti tessili in capi e accessori, favorendo l’inclusione lavorativa di persone svantaggiate e la sostenibilità ambientale.
- “Al Fresco”: La cooperativa Panta Rei opera a Verona da quasi 20 anni nel campo della salute mentale. Il progetto mira a restituire dignità ai detenuti del carcere di Verona attraverso percorsi d’inserimento lavorativo e di educazione alla legalità.
- Kimap: Sviluppato dall’impresa sociale ReteSviluppo di Firenze, è il primo navigatore brevettato per indicare percorsi accessibili a persone con disabilità motoria.
- Grafite: La Cooperativa San Martino Progetto Autonomia di Bergamo, attraverso questo progetto, accompagna i giovani nella scoperta dei propri interessi per sviluppare progetti di vita.
- Spazio Comune: Creato dalla cooperativa Programma integra di Roma, supporta migranti e rifugiati in percorsi di autonomia con un approccio multidisciplinare.
- Na-Našu: Progetto della cooperativa Molise Wow nei comuni di Acquaviva Collecroce, Montemitro, San Felice del Molise e Tavenna. Mira a rigenerare territori a rischio spopolamento.
Una storia lunga 80 anni
L’Italia emergeva dalle macerie della guerra quando i padri costituenti, della Repubblica e di Confcooperative, Luigi Corazzin, Francesco Maria Dominedò, Attilio Piccioni, Lodovico Montini e Mario Scelba, compresero l’urgenza di ricostruire non solo le infrastrutture, ma anche il tessuto sociale ed economico del Paese attraverso la rinascita del movimento cooperativo.
Altri due padri costituenti, Giuseppe Spataro e Salvatore Aldisio, assunsero il ruolo di presidenti dell’associazione ricostituita tra il 1945 e il 1950 (a loro si aggiunse un terzo presidente Augusto De Gasperi, fratello di Alcide).

Confcooperative, nata nel 1919 sulla scia della dottrina sociale della Chiesa e dell’enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII, era stata soppressa durante il ventennio fascista insieme a tutte le altre associazioni. La sua rifondazione nel 1945 segna la ripresa di un modello economico e sociale fondato sui valori della democrazia economica, della partecipazione e della solidarietà.
Padri costituenti e leader di Confcooperative
«Questa sovrapposizione di ruoli tra i padri costituenti e i leader di Confcooperative», ricorda Gardini «illumina il profondo legame ideale tra i principi della cooperazione e i valori fondanti della Repubblica».
Non sorprende, quindi, che lo spirito cooperativo permei la Costituzione, culminando nell’articolo 45: “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità“.
80 anni al servizio del Paese
Oggi Confcooperative rappresenta il 4% del Pil, guida lo sviluppo di un sistema d’impresa che non delocalizza. Nel welfare, le cooperative sociali rispondono ai bisogni delle fasce più fragili, creando servizi di assistenza, inclusione e supporto che integrano il sistema pubblico offrendo servizi, con le cooperative sanitarie, a 7 milioni di italiani.
Nel settore agroalimentare, le produzioni delle cooperative rappresentano il 25% dell’Italian food.
Il ruolo delle Banche di credito cooperativo
Nel credito hanno assicurato l’accesso ai servizi finanziari anche nelle aree periferiche. Oggi ogni 100 euro di credito concesso dalle banche, 23 arrivano dal sistema delle Bcc, Casse Rurali e Raiffeisen.
Nel lavoro le cooperative hanno creato occupazione stabile, anche in periodi di crisi, e hanno sviluppato forme di autoimprenditorialità, come i workers buy out: i lavoratori che diventano imprenditori di se stessi.
Nell’abitazione hanno realizzato alloggi per circa 1 milione di famiglie e continuano a costruire case per rispondere alla domanda abitativa più fragile.
Il neo mutualismo e le cooperative di comunità
Le cooperative di comunità rappresentano oggi una delle frontiere più avanzate del neo mutualismo, contribuendo alla rigenerazione delle aree interne a rischio spopolamento e alla riqualificazione delle zone degradate delle città.
Nell’immagine in apertura la festa per i dieci anni della Cooperativa agricola di Premariacco (Friuli) nel 1931. Tutte le immagini da ufficio stampa
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