Mondo
Congo, imperversa la violenza
La drammatica testimonianza di Action Aid, che opera nella zona: "Abbiamo dovuto chiudere gli uffici, la situazione umanitaria è catastrofica. Cancellati tutti gli sforzi del passato"
di Redazione

In questi ultimi giorni si è riacceso il conflitto nella Repubblica Democratica del Congo. Il clima è di inaudita violenza: stupri, esecuzioni sommarie, morti tra i civili. Sono migliaia le persone in fuga dalle loro comunità. "Ci troviamo di fronte a una situazione di esodo di massa di profughi", spiega Stefano Forte, rappresentante regionale dell'UNHCR. Il numero di profughi è incerto, ma almeno 60mila persone hanno lasciato il campo Kanyaruchinya per sfollati interni (IDP) a nord di Goma, molte delle quali hanno trovato rifugio nel campo di Mugunga III, a ovest del capoluogo di provincia.
I ribelli dell'M23, che sarebbero sostenuti dal Ruanda e che hanno occupato nei giorni la città di Goma, nel Congo orientale, continueranno ad avanzare fino a che il presidente congolese Joseph Kabila non aprirà il negoziato, come ha detto oggi un dirigente del movimento. Il vescovo Jean-Marie Runiga, capo del braccio politico del movimento ribelle M23, ha detto di non ritenere seria l'offerta di Kabila di esaminare le loro richieste. Ieri intanto, i presidenti del Congo, Joseph Kabila, e quello del Ruanda, Paul Kagame, si sono incontrati a Kampala, come racconta Afronline.org
Action Aid, che da anni opera nella zona, raconta di una situazione critica: "I ribelli", si legge in una nota, "hanno conquistato la città di Goma, dove si trova la nostra sede. Le attività in ufficio sono sospese. Colleghe e colleghi sono stati invitati a lavorare nelle proprie abitazioni, adottando le misure necessarie per tutelare la sicurezza personale propria e delle famiglie. Come potete immaginare le comunicazioni non sono facili, ma il team di lavoro internazionale specializzato nelle situazioni di crisi, tutto lo staff di ActionAid in Rwanda, Tanzania, Burundi e Uganda sono al lavoro con ogni energia a disposizione, per accogliere la popolazione in fuga dal conflitto e aiutare i colleghi e le loro famiglie".
Action Aid chiede "all’Unione Africana e a tutta la comunità internazionale di intervenire senza ulteriori ritardi, per porre fine ai combattimenti e alle sofferenze che colpiscono migliaia di civili innocenti. Il conflitto distrugge vite umane e risorse. Vengono annientate capacità e competenze. E’ una spirale drammatica che alimenta povertà e ingiustizie. Sono le persone più vulnerabili – donne, giovani ragazze e bambini – a subire le conseguenze più drammatiche. Crea un senso di angoscia e dolore vedere madri che abbracciate ai figli fuggono dalle loro case, alla disperata ricerca di un rifugio sicuro. La situazione peggiora di ora in ora. L’assenza di un governo rende difficile, se non impossibile, l’accesso all’acqua, ai rifugi, al cibo. Gli sforzi fatti dalle organizzazioni umanitarie in questi anni vengono spazzati via in poco tempo dalla guerra. E’ necessario intervenire. E bisogna farlo subito. Il nostro lavoro al fianco di tante comunità nell’area intorno a Goma è stato sospeso a causa delle violenze. La vita di tutti è a rischio e la popolazione fugge dai villaggi".
“Abbiamo realizzato numerosi progetti di peace building. Abbiamo dato supporto umanitario alle persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. Distribuito cibo, sementi e attrezzi per continuare coltivare” – ci ricorda Adelin Ntanonga, Direttore di ActionAid nella Repubblica democratica del Congo. – “A Kamuronza e Rutshuru abbiamo aiutato 17.000 persone fuggite a causa della guerra a tornare nei loro villaggi. Più di 35.000 persone hanno ricevuto cibo e un rifugio sicuro a Walikale. Questo nuovo conflitto rischia di cancellare tutti gli sforzi fatti in passato”.
Infrastrutture distrutte, saccheggio e furti di bestiame. Violenza. Soprattuto contro le donne. Questo succede quando la gente è costretta a fuggire dalle proprie abitazioni. Una situazione di vulnerabilità estrema che accomuna chi fugge e chi offre accoglienza.
“Possiamo confermare” – continua Adelin. – “Che nel centro di Kanyaruchinya, che già ospita oltre 80.000 persone, sono arrivati 4.000 nuovi rifugiati. E’ necessario intervenire in modo urgente, prima che la situazione diventi insostenibile: le scorte di cibo, acqua e medicinale iniziano a scarseggiare”.
L'APPELLO
Action Aid condanna ogni forma di violenza e chiede:
ai rappresentanti della Comunità dell'Africa Orientale di intraprendere azioni immediate prima di lasciare Kampala, dove sono riuniti in queste ore.
Alle forze in campo, all’Unione Africana, come a tutta la Comunità Internazionale di agire subito per:
Far cessare immediatamente ogni conflitto e iniziare i negoziati di pace.
Porre fine a ogni forma di violazione dei diritti umani.
Proteggere i civili e in modo particolare le donne. La violenza sessuale è un’arma vile che non possiamo più tollerare.
Garantire alle organizzazioni umanitarie la possibilità di operare in modo sicuro al fianco delle comunità coinvolte nel conflitto.
Assicurare interventi specifico di assistenza medica e psicologica ai sopravvissuti, con priorità alle vittime di violenza sessuale.
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