Kirolirwe, Hollywood
Oltre 6mila utenti di Facebook si sono dati appuntamento sul web con questo appello: «Nord Kivu, perché c’è una guerra? Una guerra che sta facendo morti e feriti a migliaia ma NESSUNO NE PARLA! Ffacebook potrebbe essere un modo per non farla passare in modo così silenzioso!». La gran parte, però, sono probabilmente lettori di La Repubblica , l’unico grande quotidiano inspiegabilmente senza inviato in Nord Kivu. Il Corriere della sera , per esempio, con Massimo Alberizzi, segue quotidianamente la crisi nella Repubblica Democratica del Congo restituendo anche le voci dei cooperanti italiani che sono rimasti laggiù. Domenica 9 novembre Alberizzi ha poi intervistato il capo dei ribelli congolesi, Laurent Nkunda, a Kirolirwe. Bello, alto, in posa con il bastone del comando, il leader dice la sua: non siamo noi che massacriamo, sono le milizie foraggiate dal governo, ci ribelliamo contro il patto segreto tra il presidente Kabila e le imprese cinesi sulla pelle del popolo.
Dai nostri inviati all’inferno
Alle tesi di Laurent Nkunda replicano tutte le altre voci raccolte dagli inviati a Goma, il capoluogo martoriato del Nord Kivu. Secondo il missionario padre Roaro, interpellato da Avvenire (inviato a Goma è Claudio Monaci), «Laurent Nkunda è uno strumento nelle mani del presidente del Rwanda, Kagame, e al servizio del suo folle sogno di un impero tutsi».
Drammatico il reportage di Domenico Quirico da Goma, su La Stampa del 10 novembre. «La più grande catastrofe umanitaria dell’Africa non è una possibilità: purtroppo è già avvenuta, siamo all’ultimo capitolo. Ci è sempicemente passata davanti agli occhi e per 14 anni: ha ucciso un milione di persone, tiene in ostaggio i superstiti, anche una generazione di bambini».
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