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Contro la povertà il Reddito alimentare era una buona idea (e lo è ancora)

Il responsabile del Pd alle iniziative politiche, contrasto alle diseguaglianze e welfare ci scrive a proposito dell'allarme per i 4 milioni di famiglie a rischio povertà alimentare. «Una risposta strutturale, nazionale, poteva e può ancora esistere: si chiama Reddito alimentare. Ma il Governo lo ha snaturato»

di Marco Furfaro

Ho letto con grande interesse l’articolo pubblicato da VITA lo scorso 22 luglio, In Italia 4 milioni di famiglie sono a rischio povertà alimentare. Il quadro che emerge è preoccupante, anche perché la povertà alimentare si intreccia con tutte le altre: quella assoluta, quella relativa, quella intermittente e quella lavorativa.

Vorrei però segnalare che una risposta strutturale, nazionale, poteva e può ancora esistere: si chiama Reddito alimentare.

Il progetto partiva da due premesse molto semplici: in Italia lo spreco alimentare è enorme (oltre 200mila tonnellate l’anno solo della Gdo, la grande distribuzione organizzata) e la povertà alimentare, come avete sottolineato, è una vera emergenza. Si trattava quindi di unire domanda e offerta. Come? Con lo Stato che scende in campo al fianco del Terzo settore in modo capillare sui territori, creando una triangolazione tra GDO, enti locali e associazioni con il fine ultimo di recuperare cibo buono, prodotto in sovrappiù a causa delle economie di scala, per metterlo a disposizione delle persone in difficoltà attraverso sinergie e una efficace infrastruttura digitale. Non come un buono, un bonus, un processo temporaneo e a scadenza, ma come un diritto permanente, riconosciuto tramite meccanismi istituzionali e continuativi. Erogare, regolarmente, una spesa a una famiglia in difficoltà poteva e può infatti significare molto. Può significare toglierle l’incombenza di 40, 50, 60 euro (o anche più a seconda del nucleo) da spendere al supermercato, dunque liberare loro risorse finanziarie. E al contempo significa anche fare bene all’ambiente.

Purtroppo il governo Meloni, dopo aver approvato un mio emendamento alla legge di bilancio del 2023 che ne avviava la sperimentazione in quattro città metropolitane, ha poi snaturato il progetto. Prima lo ha rivendicato come suo, ma poi ha ritardato i decreti attuativi per mesi e mesi. Infine ha tirato fuori un mero bonus. Niente rete capillare, niente automatismi, niente coordinamento stabile col Terzo settore. Niente dell’impianto innovativo originario, che prevedeva un sistema snello ed efficace per far arrivare le eccedenze alimentari a chi ne aveva bisogno, riconoscendo il diritto al cibo come fondamentale.

Eppure, nonostante tutto, qualcosa ancora si muove. Alcune città, come Firenze, stanno infatti cercando di salvare l’impianto originario del progetto, mantenendone la logica innovativa e strutturale. Segno che l’idea funziona, e resiste persino agli sforzi del Governo per farla fallire. Il Reddito alimentare rimane una proposta valida, concreta, giusta. Sarà nostra cura – mia e del Partito Democratico – realizzarlo sul serio.

Marco Furfaro, deputato Pd, dal marzo 2023 è membro della segreteria nazionale del Partito Democratico con la delega di Responsabile iniziative politiche, Contrasto alle diseguaglianze, Welfare. Foto di Stefano Zocca su Unsplash

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