Economia

«Cooperative, più protagonismo nel welfare»

Il nuovo presidente Gardini: «È ora di affermare un nuovo modello in cui si superi la classica dicotomia tra pubblico e privato, con uno Stato che sa dar spazio senza "annessioni"».

di Paolo Stregia

Più cooperazione nell’economia italiana per fare dei cittadini dei protagonisti e non semplici spettatori. Il nuovo presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, candida la cooperazione a un ruolo da protagonista nel welfare e nella gestione dei servizi pubblici puntando su un’alleanza con il non profit.

«Le cooperative sono l’unica valida alternativa alla gestione in modo efficiente, efficace ed economicamente conveniente dei servizi di welfare e più in generale di quelli di pubblica utilità.  Le cooperative si pongono come soggetto deputato a rivolgere un ruolo di primo piano in virtù del loro modello basato sull’auto-organizzazione dei cittadini come già avviene nelle economia più avanzate». A sostegno dei suoi argomenti Gardini cita il caso degli Stati Uniti, paese in cui la più grande cooperativa è un’impresa che gestisce il servizio elettrico a favore dei soci utenti.

«Lo Stato sociale», spiega, «quale garante dei servizi universali ormai non esiste più, è sempre più ampia la parte di popolazione oggi di fatto esclusa. È ora di affermare un nuovo modello di welfare in cui, superando la classica dicotomia tra pubblico e privato, lo Stato dia maggiore protagonismo alle articolazioni della società senza pretendere di assorbirle».

 

Secondo Gardini per garantire livelli di welfare che assicurino a tutti i cittadini servizi di assistenza sociale e sanitaria occorre  che l’organizzazione autonoma dei servizi venga affidata ai soggetti e alle espressioni delle comunità locali, mantenendo in capo all’istituzione pubblica le funzioni di programmazione e la valutazione della qualità e sostenibilità economica dei progetti.

«Lasciare spazio al privato no profit», precisa il presidente di Confcooperative, «vuol dire riaffermare il principio della sussidiarietà che è in grado di garantire primato della persona, efficienza e contenimento dei costi, valorizzando quella capacità di innovazione progettuale che è propria del Terzo Settore e di tutte le organizzazioni solidaristiche senza fini di lucro come la cooperazione. Si tratta di un vero e proprio capovolgimento della vecchia logica dell’intervento pubblico, che tende a privatizzare affidando in maniera strumentale all’esterno i servizi che non è in grado di coprire direttamente o quelli scarsamente remunerativi».

 

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