Non profit

COOPERAZIONE. Intersos contro il decreto del governo

L'ong denuncia che con il nuovo decreto scompare del tutto la neutralità delle missioni umanitarie

di Redazione

Il decreto sulle missioni all’estero varato dal governo, che ha azzerato il capitolo di spesa assegnato alle attività di cooperazione civile e aumentato le risorse per le operazioni militari, «segna uno sciagurato spartiacque nella concezione dell’aiuto e della cooperazione civile». La denuncia arriva dalla ong Intersos, in un appello firmato dal segretario generale, Nino Sergi, ai ministri Franco Frattini e Ignazio La Russa, e ai deputati delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, per rilanciare le missioni civili all’estero.

«Se fino a oggi, pur con qualche difficoltà, era rimasta netta la distinzione tra operatori militari e operatori civili delle organizzazioni umanitarie» scrive Sergi, «con questo decreto viene definitivamente sancita la primazia del militare sul civile per ogni attività di assistenza, di aiuto e di ricostruzione nei contesti di conflitto». E ciò «in spregio e in palese contraddizione con i principi umanitari delle Nazioni Unite, del Movimento internazionale della Croce Rossa, delle Ong». Si tratta, ha ammonito Sergi, «della decretazione che l’azione umanitaria, quella che corrisponde ai criteri di umanità, neutralità, indipendenza, non discriminazione e quella necessaria proprio nei contesti di conflitto, non deve esistere più, almeno per l’Italia. Deve esistere solo quella strettamente funzionale agli obiettivi dell’azione militare e realizzata dagli stessi corpi militari: con criteri, inevitabilmente, non ‘umanitari’, ma di strategia e tattica militare». Sergi ricorda le parole del ministro La Russia nell’audizione dell’11 giugno dei ministri Esteri e Difesa in cui sottolineava che tra i compiti assegnati all’Isaf c’è quello di ‘assistere gli sforzi umanitari e di ricostruzione’. Ma il capitolo che vedeva come protagonista la Cooperazione allo sviluppo e’ ora scomparso: «Il decreto legge considera unicamente, ampliandola e rafforzandola, l’azione dei militari», denuncia Sergi, «negando cosi’, ciecamente, ogni valore all’indispensabile azione civile a fianco delle popolazioni, in risposta ai bisogni primari e alla ricostruzione e a sostegno delle loro organizzazioni sociali». Per questo va ripensato.

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