Mondo

Cooperazione: migliaia di precari

Due ricerche, della Siscos e del Cosv tracciano l'identik dei cooperanti italiani

di Redazione

Sono piu’ di 6.100 le persone chehannos celto questa strada ma
chi riesce a partire ha contratti a breve periodo e nel 51% dei
casi abbandona perche’ non c’e’ richiesta nel mercato, o per
scarsa remunerazione

Sono 6.156 le persone che nel 2006 hanno scelto di lavorare nei progetti delle associazioni italiane che si
occupano di cooperazione internazionale. Una tendenza in crescita quella del lavoro nelle ong, come dimostra un’indagine della Siscos, che ha registrato dal 1976 ad oggi, un aumento delle persone impiegate nel settore del 184%. Ma nonostante anche il proliferare dell”offerta formativa sul tema (sono 66 idi master che in Italia si occupano di cooperazione internazionale) per chi vuole lavorare in una ong il cammino sembra essere sempre piu’ difficile. Lo svela una ricerca del Cosv, condotta sulle persone presenti nella banca dati dell’organizzazione che hanno presentato la propria candidatura nel 2002-2003-2004, con richiesta di ruolo di coordinamento e che avevano frequentato un master o un corso di specializzazione.
Il 15% degli intervistati non e’ mai partito neanche per la prima esperienza. Chi ci e’ riuscito nel 52% dei casi ha abbandonato la cooperazione sia per esigenze personali e professionali, sia per l’incertezza sul proprio futuro. Il 51% di essi dichiara infatti di essersi allontanato dal settore per la scarsa richiesta del mercato, mentre il 13% per la bassa remunerazione economica. Per il 48% delle persone che invece continuano a lavorare nei progetti di cooperazione si tratta di occupazioni con contratti a progetto, collaborazioni o semplici consulenze.
Risulta dunque difficile considerare questo mestiere come una sicurezza per il futuro, o un impegno a lungo periodo. Tra un contratto e l’altro infatti il 57% degli intervistati dichiarano di aver dovuto aspettare “abbastanza” o “molto” tempo.

E’una storia lunga oltre trent’anni quella che vede l’Italia coinvolta in progetti di cooperazione internazionale. Un settore che ha coinvolto un numero sempre crescente di persone. Dai 601 volontari del 1976, si e’ passati
nel 2006 a 6.152 persone, con un aumento relativo agli ultimi venti anni pari al 184%. Allo stesso modo sono aumentate le associazioni, le ong e gli enti che si occupano di cooperazione e che attualmente sono 253. E’ quanto emerge dalla ricerca condotta dal Siscos, la societa’ italiana di servizi per la cooperazione allo sviluppo, che ha sviluppato un’ indagine con l’obiettivo di riflettere sull’evoluzione della figura dell’operatore di cooperazione internazionale. Un mestiere affascinante a cui si avvicinano sempre piu’ giovani, ma difficile e ancora troppo precario. Se nel 1986 il 63% delle persone partiva per l’estero con un contratto registrato presso il Mae, nel 2006 questa percentuale scende all’11%. Degli oltre 6000 impiegati in progetti di cooperazione solo 691 sono volontari e cooperanti mentre ben 5.465 sono collaboratori. I contratti di collaborazione hanno nella maggior parte dei casi una durata che va da 1 a 5 mesi.
Dal punto di vista anagrafico invece, secondo la ricerca del Siscos il 40% delle persone che scelgono di partire con le ong hanno un’eta’ compresa tra i 26 e 35 anni, mentre i giovani tra 19 e 25 anni sono il 12,4% del campione. Non mancano pero’ anche persone piu’ mature che spendono il loro impegno nei progetti di cooperazione. Il 6% del totale e’ infatti rappresentato dagli ultrasessantenni. Esiste inoltre un sostanziale equilibrio nella suddivisione per genere, il 54% del campione e’ composto da uomini e il 46% da donne. Per quanto riguarda le aree geografiche il continente africano assorbe il 55% delle risorse umane della cooperazione internazionale, seguita dall’America Latina con il 17%, l’Asia (16%) e l’Europa dell’Est con il 12%.
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