Storie di solidarietà

«Così abbiamo salvato tutti i posti di lavoro della Croce Rossa di Voghera»

La presidente del comitato locale, Chiara Fantin, spiega come lo spirito di appartenenza degli operatori abbia consentito di superare un periodo di difficoltà economica. Una serie di progetti per coinvolgere nuovi volontari

di Luigi Alfonso

In tempi di crisi economica, capita che la solidarietà venga messa da parte per privilegiare se stessi a discapito di altri. A volte prevale l’egoismo. Per fortuna non mancano i buoni esempi che vanno nella direzione opposta. È il caso dei dipendenti del Comitato locale di Voghera della Croce Rossa italiana, che hanno preferito rinunciare al pagamento degli straordinari pur di salvaguardare tutti i posti di lavoro. Un gesto che certamente risponde allo spirito di questa organizzazione, sempre pronta a intervenire là dove ci sono emergenze o criticità. Stavolta i problemi erano tutti all’interno dell’associazione, che deve far quadrare i conti del bilancio.

Chiara Fantin, presidente del comitato di Voghera della CRI

«In qualità di datore di lavoro, non ho potuto partecipare all’assemblea che ha poi portato alla firma del contratto di solidarietà, sottoscritto dai dipendenti con il loro sindacato di categoria», spiega la presidente del comitato di Voghera, Chiara Fantin. «Di certo è un bellissimo gesto, che conferma il senso di appartenenza alla Croce Rossa. Abbiamo chiesto aiuto a tutti i 35 dipendenti, e loro hanno risposto in maniera estremamente positiva. Ora siamo impegnati a varare nuovi progetti (come “L’ambulanza dei desideri”), alcuni dei quali nelle scuole del territorio, nella speranza di riavvicinare la comunità al mondo del volontariato. Non dimentichiamo, poi, che alcuni bandi pubblici impongono un requisito: nel servizio di emergenza urgenza dev’essere impiegato un 30 per cento di personale volontario. Purtroppo, dopo il Covid, moltissime persone hanno rinunciato a questo tipo di attività e impiegano il loro tempo libero in altro modo».

La presidente Fantin precisa: «Quando entrai in Croce Rossa, ormai 16 anni fa, i vecchi soci mi dissero che, rispetto agli anni precedenti, la situazione era cambiata in peggio. Cioè, già allora stava accadendo qualcosa. Eppure a me sembrava tutto bello, avevo trovato un grande gruppo e la voglia di stare insieme. La pandemia ha complicato e accelerato certe dinamiche che tutto il Terzo settore ha registrato. Ora ne paghiamo le conseguenze. Credo che la crisi tocchi un po’ tutti i comitati locali. Noi ora cerchiamo di reclutare nuovi volontari, ricordando a tutti che la Croce Rossa non si occupa soltanto di soccorso. E poi vogliamo sviluppare alcuni progetti interni per organizzare dei gruppi di lavoro e far tornare alle persone la voglia di stare insieme dentro un’associazione di volontariato».

Un gruppo di operatori della Croce Rossa di Voghera

Rispetto ad altri ambiti del Terzo settore, è innegabile che nel soccorso ci siano una serie di oggettive difficoltà da superare. «È sempre più difficile trovare volontari che vogliano fare il turno serale o notturno, perché l’indomani mattina devono recarsi al lavoro. È normale, diventa molto faticoso. E magari preferiscono passare in famiglia o con gli amici il tempo libero durante il week end. Stiamo cercando di coinvolgere gruppi di amici che siano disponibili a stare insieme e coprire i turni della sera. Cose semplici, che in Croce Rossa ci sono sempre state ma che si sono un po’ perse, ultimamente».

Credits: foto della pagina Facebook del comitato locale di Voghera della Croce Rossa Italiana

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