Non profit

Così il micro cambia anche il macro

La mappa dei progetti nel mondo

di Redazione

Dall’accesso all’acqua in El Salvador alle “village bank”
in Spagna, sino al sostegno degli immigrati a Trento.
Ecco le nomination dei premi per i progetti più innovativiMettiamola così: un premio è anche un caleidoscopio. Mostra selettivamente quel che sta avvenendo in un determinato settore e trasforma la “competizione” in un’occasione per intuire (almeno) lo stato dell’arte. Avviene così con la prima edizione del premio «Microfinanza, innovazione e sostenibilità» promosso dalla Fondazione Giordano Dell’Amore: nel corso della sesta conferenza di European Microfinance Network saranno consegnati ai vincitori di tre categorie (Mondo, Europa, Italia) 50mila euro ciascuno per nuovi progetti di microcredito o ampliare quelli già avviati. Saranno inoltre proclamate tre “menzioni speciali”. Ma al di là della gara (e grazie alle 15 nomination selezionate dalle 70 candidature), il concorso permette di comprendere alcuni trend del microcredito.

Alle radici
Cosa accomuna, ad esempio, le esperienze della categoria Mondo? A prima vista la tendenza a guardare, per dir così, ai fondamentali: l’accesso all’acqua e alla luce in El Salvador, le banche di villaggio in Kenya, i prestiti cooperativi in Ecuador e quelli di gruppo in Giordania, l’allaccio al gas in Argentina. Lo potremmo definire, come propone Francesca Agnello, esperta di microcredito e consulente della Fondazione G. Dell’Amore, «un ritorno alle radici della microfinanza: molti i beneficiari, con un’altissima percentuale femminile, attenzione ai poveri o poverissimi, piccole somme». Tra le righe però si legge l’impegno di un microcredito che sta elaborando un significativo passo in avanti: non più solamente prestiti, ma anche assicurazioni, money transfert, pensioni. Il tutto con una spiccata attenzione alla sostenibilità economica ed ambientale: se vuoi aiutare un popolo, devi impegnarti nel tempo, cercando di far sì che le iniziative siano veramente motore di sviluppo. Un esempio fra tutti: in Argentina, l’allaccio al gas nelle zone periferiche di Buenos Aires sarà ripagato con i risparmi (visto che una bombola costa fino a 8 volte di più) e consentirà un miglioramento generalizzato della qualità della vita.

Le due Europe
Diverso il discorso in Europa. «Un conto è parlare di Europa occidentale, un conto dei Paesi dell’Est, dove non c’è un settore bancario così capillarmente presente e dove la microfinanza ha un ruolo più forte», spiega Agnello. Questo spiega il fatto che mentre in Romania e Ungheria ci si occupa rispettivamente di sostenere economicamente le attività agricole (fornendo loro anche assistenza tecnica) e di prestiti online, in altri Paesi ci si muova in altre direzioni. Ad esempio in Francia (dove Adie ha lanciato un programma di micro-assicurazioni per piccoli imprenditori) e in Spagna (in cui Acaf, con la metodologia delle “village bank”, sostiene le comunità autofinanziate come una soluzione innovativa di autofinanziamento per persone a basso reddito), i clienti della microfinanza sono le comunità dei disoccupati e dei migranti. Tutto ciò valorizza una dimensione sociale del microcredito che diventa in qualche misura uno strumento di welfare: creare occupazione facilita l’inclusione. E magari induce a preoccuparsi meno della sostenibilità economica, forse perché si hanno a disposizione contributi europei a fondo perduto (ma fino a quando?).

Il mercato italiano
Un interrogativo che naturalmente riguarda anche il Belpaese (dal quale sono giunte 13 candidature): anche qui gli alti costi strutturali non agevolano la sostenibilità, anzi. «Nel caso specifico», aggiunge Agnello, «si deve tener conto anche del fatto che in Italia la microfinanza è in una fase iniziale e si occupa soprattutto di prestiti. Da noi i soggetti che la sostengono sono molto eterogenei – si va dall’ente religioso alla realtà non profit – e operano in un mercato tutto sommato piccolo, nel quale anche le banche tradizionali hanno un ruolo, nel senso che offrono prodotti finanziari specifici per microimprese». Un quadro che la cinquina dei finalisti italiani riflette pienamente. Ci sono onlus e associazioni come micro.Bo (passata dal prestito di gruppo a quello individuale) e Diakonia (che attraverso 12 centri d’ascolto offre prestiti alle persone bisognose, in collegamento con la Caritas di Vicenza). Fra le nominate c’è una ong (Atas, che supporta gli immigrati che vivono nella provincia di Trento), c’è una società di mutuo aiuto (Mag Verona: prestiti con l’ausilio di due banche, formazione e assistenza tecnica per lo start up di attività) e anche una società finanziaria come PerMicro, che fornisce prestiti ad imprenditori e a famiglie, occupandosi dell’intero processo. «Un mercato», conclude Agnello, «che ha molte potenzialità ma che deve lavorare sulle strategie di lungo periodo e superare la fase iniziale».

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