Non profit
Crediti e debiti, almeno compensiamoli
Appello di Federsolidarietà/Confcooperative
di Redazione
Naturalmente anche le cooperative sociali sono esposte ai ritardi nei pagamenti. «La pubblica amministrazione ci chiede un forte sostegno nel welfare», premette Giuseppe Guerini (nella foto), presidente di Federsolidarietà – Confcooperative, «ma al contempo ci espone dal punto di vista finanziario, poiché dobbiamo fare da banca per finanziare tali servizi di interesse generale». Un bancomat a favore degli enti locali che è arrivato ad erogare circa 2,7 miliardi di euro (questa è la stima della centrale cooperativa). Una situazione che negli ultimi anni non è stata seguita a dovere. «Due importanti leggi sono rimaste di fatto inapplicate», osserva Federsolidarietà. «Con la manovra estiva del 2010 (legge 122 del 2010) era stata approvata la possibilità per le imprese di compensare crediti e debiti verso la pubblica amministrazione. Ma mancano i decreti attuativi necessari per attuare questa disposizione, che è quindi rimasta lettera morta, malgrado le nostre pressanti richieste». In secondo luogo, «la certificazione dei crediti per la cessione pro soluto alle banche è stata resa inutile dall’esclusione dei debiti della sanità, degli enti commissariati e delle Regioni in deficit per la sanità: sono stati esclusi insomma proprio gli enti pubblici per cui questa misura era stata studiata e proposta».
D’altro canto il recepimento della nuova direttiva (che prevede l’obbligo di pagamento al massimo a 60 giorni e l’obbligo a riconoscere gli interessi di mora), prosegue la nota della federazione, «si sta già dimostrando un percorso complesso: la delega all’esecutivo perché recepisca entro sei mesi la direttiva ha una inquietante postilla che prevede che i decreti legislativi saranno emanati solo successivamente all’entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie».
Federsolidarietà infine avanza le sue proposte. A fronte di mancate entrate, il fisco chiede invece certezza nei pagamenti. «È una modalità iniqua e sleale. Bisogna dar fondo a tutta la creatività possibile per uscire da tale impasse. Bisogna evitare», sottolinea Guerini, «di soffocare l’economia non profit e penalizzare i cittadini: da tempo affermiamo che sarebbe necessario e possibile strutturare una modalità di compensazione automatica (anche attraverso F24) tra crediti e debiti verso la PA. Lo si può fare in modo intelligente e pragmatico utilizzando tutte le accortezze tecniche necessarie (ad esempio un fondo di rotazione) per mettere in sicurezza la PA dalle difficoltà finanziarie. Noi siamo pronti al confronto».
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.