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Crescere dietro le sbarre?

Mamme recluse con i figli: il sottosegretario alla Giustizia Corleone chiede misure alternative alla prigione. Intanto dai Verdi arriva una proposta legge

di Michele Caropreso

Sono solo quarantasei. Un numero ridotto, ma ad alta densità umana. Sono i bambini da zero a tre anni che vivono in carcere. Un?assurdità giuridica voluta dall?articolo 146 del codice penale e dalle altre norme vigenti in materia, che prevedono anche che, passata questa età, i bambini debbano essere portati fuori, separati dalla madre (o dal padre) che resta in carcere, ed affidati a familiari, se ci sono. Altrimenti nel loro destino c?è l?istituto. E se le donne con condanna definitiva possono passare fuori dal carcere il periodo della gravidanza e i sei mesi successivi al parto, lo stesso non vale per quelle in attesa di giudizio. Una situazione che deve cambiare. Con un intervento legislativo che permetta ai piccoli di non pagare le responsabilità dei genitori. A sostenere questa campagna, lanciata da Vita nel numero del 13 giugno, il sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone: «Attualmente in Parlamento non c?è nessuna proposta di legge che preveda una soluzione per questo problema. Il periodo che va dalla nascita al compimento del terzo anno di età è fondamentale per la formazione del carattere e della personalità del bambino, e passarlo dietro la sbarre non è certo l?ideale, senza contare il trauma del distacco dopo i tre anni». Una soluzione che riesca a dare risposta a entrambi gli aspetti della questione richiede una modifica delle norme vigenti in materia di benefici carcerari. Prosegue il sottosegretario alla Giustizia: «La legge attuale è troppo rigida, non riesce ad adattarsi alle situazioni reali, che sono una diversa dall?altra: sono diversi i reati, sono diverse le situazioni familiari su cui la vicenda si innesta. Io penso che sia possibile, modificando la legge Gozzini, prevedere dei regimi alternativi a quello carcerario per le detenute madri, all?interno di strutture a custodia attenuata. Strutture in qualche modo simili a case-famiglia, dove il rapporto tra genitori e figli possa essere il più possibile vicino al normale». Una proposta di legge in materia arriverà presto in Parlamento. La sta preparando il senatore verde Athos De Luca, che ne sarà il primo firmatario. Intento principale della proposta del Sole che ride è quello di prevedere gli arresti domiciliari per le detenute madri fino al compimento del sesto anno da parte del bambino. La campagna Promotore: Settimanale Vita L?obiettivo: Una legge che preveda misure alternative per le madri detenute, per garantire il rapporto coi figli Prime adesioni: Onorevole Franco Corleone; Onorevole Athos De Luca Per aiutare: Inviare fax alle redazioni di Vita a Roma, 06/8070408, o a Milano, 02/795167 La proposta La proposta di legge che presenteremo in Parlamento si fonda sulla convinzione che, per un bambino, passare i primi tre anni di vita in un carcere, sia pure per garantire la fondamentale vicinanza alla madre detenuta, sia un?esperienza drammatica. La ratio della nostra proposta è la stessa che ha portato alla creazione dei nido all?interno delle carceri, ma ne rappresenta un?evoluzione fondata sui progressi della pedagogia. Il diritto del bambino a una vita normale, in un luogo normale, è più importante della pur legittima esigenza dell?ordinamento a far scontare la pena in carcere alla madre condannata.

di Athos De Luca Senatore verde


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