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Finanziamenti alla cultura

Cultura, così il “Ddl Made in Italy” esclude il terzo settore

Due esperti di Arci, Marco Trulli (Responsabile Cultura e Giovani) e Francesca Coleti (Responsabile Terzo Settore ed Economia Sociale), commentano il Disegno di Legge sul Made in Italy, appena emendato alla Camera. «Così si rischia l'esclusione di quelle realtà del Terzo Settore che svolgono attività culturali in maniera non commerciale e che per questa ragione non possono essere iscritte al Registro delle Imprese»

di Francesca Coleti e Marco Trulli

«Il Disegno di Legge sul Made in Italy, appena emendato dalla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, ha incluso dei provvedimenti sul riconoscimento e sulla promozione delle Imprese Culturali e Creative. Il provvedimento, molto atteso dal mondo della cultura, in realtà avrebbe meritato un percorso e una norma dedicate e uno stanziamento di fondi di partenza maggiormente rilevante. Come Arci ha già avuto modo di affermare nell’audizione informale presso la Commissione Cultura, seppur la norma riconosca la possibilità di accedere ai benefici previsti indipendentemente dalla forma giuridica adottata, in realtà nell’applicazione si richiede l’iscrizione al registro delle Imprese delle Camera di Commercio Cciaa che è riservata agli enti che esercitano attività economica in maniera esclusiva o prevalente.

Si tratta, di fatto, di una esclusione della quasi totalità di quegli enti del terzo settore culturale che partecipano alla costruzione di pratiche e politiche culturali e creative dal basso, attraverso processi di innovazione, di radicamento della proposta culturale, con una forte attenzione alla coesione sociale e all’accessibilità. Il paradigma della competitività, elemento fondativo dell’intero disegno di legge Made in Italy, viene qui applicato alla produzione culturale e creativa per la necessità di costruire una accelerazione imprenditoriale e una definizione di un prodotto spendibile sul mercato ed esportabile. Peccato che si stia parlando di cultura e creatività, dunque non (soltanto) di beni strettamente intendibili come di consumo, ma di servizi di attivazione e partecipazione della cittadinanza, di creazione di relazioni, di processi di educazione e di emancipazione culturale. Nonostante ciò, se il DDL Made in Italy verrà convertito in decreto, escluderà ideologicamente tutte quelle realtà del Terzo Settore che svolgono attività culturali in maniera non commerciale e che per questa ragione non possono essere iscritte al Registro delle Imprese. Sono migliaia i circoli e i centri culturali con uno spazio fisico che realizzano programmazioni musicali, teatrali, letterarie, di performing o di visual arts in maniera non commerciale, portando cultura, educazione popolare, contrasto alle solitudini lì dove qualsiasi impresa andrebbe incontro ad un sicuro fallimento di mercato.

Se il Ddl Made in Italy verrà convertito in decreto, escluderà ideologicamente tutte quelle realtà del Terzo Settore che svolgono attività culturali in maniera non commerciale e che per questa ragione non possono essere iscritte al Registro delle Imprese

Marco Trulli (Responsabile Cultura e Giovani di Arci) e di Francesca Coleti

Mai come in questo caso la vivificazione civile e culturale costituisce una precondizione dello sviluppo, mettendo in moto formazione di competenze e opportunità e alimentando successivamente il lavoro di band e compagnie teatrali, artisti e società di servizi per lo spettacolo, etichette discografiche, agenzie di booking. Si può immaginare, ad esempio, la storia della musica indipendente italiana degli ultimi trent’anni senza la rete dei circoli Arci e, in generale, dei live club di natura associativa? Quanto questo mondo ha contribuito alla produzione artistica, a elaborare e sviluppare nuovi modelli dinamici e innovativi di promozione culturale partendo da un’esigenza sociale e creativa e non strettamente da logiche di mercato?

Parliamo di esclusione ideologica perché di fatto è evidente che in questo quadro di natura competitiva non vediamo riconosciuto l’apporto del mondo culturale del terzo settore nella promozione culturale che risponde ad un’esigenza di aggregazione dal basso, di autorganizzazione della cittadinanza, di lotta alla povertà educativa e che vive peraltro una fase di complessificazione burocratica senza precedenti con l’avvento del Runts.

Il DDL sembra avallare la visione proposta in audizione da Confindustria che si è espressa in maniera scomposta e offensiva verso il Terzo Settore, accusandolo di ricorrere “propriamente o impropriamente al volontariato” e sostenendo che in realtà le definizioni utilizzate dal Parlamento Europeo sono quelle di “industrie culturali”, ma per “cultural industries” si intendono le realtà produttive del settore culturale e non propriamente industrie.

In questo senso, anche alcune realtà della promozione culturale del Terzo Settore hanno sollecitato di fatto l’utilizzo di una interpretazione restrittiva della platea degli enti culturali e creativi, permettendo dunque alle sole Cooperative e alle Imprese sociali l’accesso alle misure di sostegno del disegno di legge.

Si perde in questo modo l’idea dell’ecosistema culturale, cioè di un ambito in cui operano realtà di varia natura e che ha bisogno di interventi diversificati e interconnessi con altri settori. In questo ecosistema le realtà del terzo settore rappresentano laboratori sociali e ambiti di sperimentazione con una grande capacità di mutazione e di flessibilità in base ai bisogni, alle abitudini e alle trasformazioni delle esigenze e della fruizione dell’offerta culturale, spesso animati e attivati dai giovani.

Per questo riteniamo che il piano strategico previsto dal Ddl Made in Italy debba riguardare anche il Terzo Settore e debba ricomprendere quegli organismi culturali e creativi in grado di rientrare, per competenze e programmazioni, nelle misure previste, anche attraverso una serie di interventi differenziati che possano riguardare sia le ICC definite dall’attuale perimetro normativo sia tutti gli altri soggetti dell’ecosistema culturale e creativo».

Foto in apertura, Stella Rossa, festival_Arci Firenze


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