Anziani e caregiver

Cuneo, la Fondazione cerca il “contagio” della comunità che cura

Con l’iniziativa “Rigenerazione – La comunità che cura”, Fondazione Crc punta ad attivare processi di prevenzione e cura degli over56 con malattie neurodegenerative e dei loro caregiver. Accanto al bando e alla manifestazione d'interesse, però, ha strutturato un processo di cross-pollinazione, per creare sinergie fra Asl, Comuni, consorzi e Terzo settore. VITA c'era...

di Sara De Carli

C’è il medico, l’assistente sociale, chi dirige un consorzio socioassistenziale e chi da caregiver ha fondato un’associazione di volontariato, chi lavora in un Comune, chi in una Asl e chi in un circolo Acli. C’è la psicologa, il fisioterapista, l’insegnante di Qi Gong. Quattordici enti, due persone per ciascuno, una giornata intera di confronto, seduti attorno allo stesso tavolo nella splendida cornice che è la “casa” di Slow Food a Pollenzo. Ci sono giovani e capelli bianchi, giacche e cravatte siedono accanto a bermuda e tshirt. Le cose che hanno in comune, oltre al territorio in cui operano – il cuneese – sembrano solo due: l’impegno quotidiano con persone con malattie neurodegenerative e i loro caregiver e l’aver inviato una “manifestazione di interesse” a Fondazione Crc. È la Fondazione, infatti, ad averli convocati, chiedendo la disponibilità ad un percorso non diffuso e non scontato di “cross-pollinazione” collegato all’iniziativa “Rigenerazione – La comunità che cura”, dedicata a promuovere l’attivazione di processi di prevenzione e cura agli over65 del cuneese con patologie croniche e ai loro caregiver, con un focus specifico sulle malattie neurodegenerative.

«I numeri che fotografano l’incidenza delle patologie croniche nella popolazione over 65 in Italia sono particolarmente significativi e, con il trend demografico che caratterizza il nostro Paese, destinati probabilmente a crescere ulteriormente nei prossimi anni», afferma Mauro Gola, presidente di Fondazione Crc. «Alla luce di queste evidenze, il bando “Rigenerazione” vuole stimolare la nascita di iniziative in grado di fornire risposte, anche inedite ma strutturate, frutto della stretta collaborazione con le istituzioni e gli enti del Terzo settore che operano sul territorio in questi ambiti. L’obiettivo ultimo è costruire una comunità provinciale più attenta, capace di dare risposte alle cronicità e sostenere i caregiver».

Il bando “Rigenerazione” vuole stimolare la nascita di iniziative in grado di fornire risposte, anche inedite ma strutturate, frutto della stretta collaborazione con le istituzioni e gli enti del Terzo settore che operano sul territorio. L’obiettivo ultimo è costruire una comunità provinciale più attenta, capace di dare risposte alle cronicità e sostenere i caregiver

Mauro Gola, presidente di Fondazione Crc

Due le azioni messe in campo: una manifestazione di interesse rivolta a enti con specifica esperienza pregressa sulle patologie neurodegenerative, con uno stanziamento di 900mila euro e un bando da 500mila euro aperto a tutti gli enti interessati a proporre nuove iniziative di promozione della salute e prevenzione delle patologie croniche, per tutta la popolazione anziana. Le 14 realtà selezionate tra chi ha risposto alla manifestazione d’interesse sono state invitate a Pollenzo e ora – entro il 25 luglio – dovranno presentare la versione definitiva del loro progetto, per la seconda fase della valutazione. Le azioni approvate e finanziate, quindi, dovrebbero partire in autunno.

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C’è chi ha proposto un Caffé Alzheimer, chi punta sul sostegno psicologico dei caregiver, chi vuole aprire spazi di aggregazione per persone con fragilità, chi pensa a attività artistiche e motorie per persone affette da patologie e chi alla stimolazione cognitiva. La geografia del territorio, con le sue valli, ha il suo peso specifico: qualcuno infatti ha proposto un ambulatorio itinerante e qualcun altro un Caffè Alzheimer diffuso. «Potete stravolgere il progetto che avete abbozzato in prima fase, perché alla fine di questa giornata potreste aver scoperto alcune sinergie possibili con altri enti, o aver focalizzato meglio altri bisogni correlati al tema della cura», esordisce Daniela Cusan, vice responsabile dell’Area Attività istituzionale della Fondazione. «Il tentativo è quello di provare a mettere insieme da un lato le migliori professionalità del nostro territorio, quelli che hanno il polso del bisogno e la consapevolezza di cosa servirebbe aggiungere per dare risposte alle persone, ai caregiver, agli stessi operatori per metterli nelle condizioni di fare meglio il loro lavoro, per non lasciare sole le persone ma nemmeno i servizi. Dall’altra parte però volevamo ragionare insieme sul fatto che le sfumature dei bisogni e dei desideri sono tante e che c’è una competenza nel dare risposte – magari diverse da quelle sanitarie – anche nel Terzo settore, nelle associazioni delle persone con una determinata patologia o dei familiari: risposte che possono aiutare a superare quella solitudine che i caregiver lamentano. Ci è sembrato importante tenere insieme questi elementi. Come ente filantropico vogliamo contribuire alla costruzione di un sistema organico di risposte ai bisogni e a far fare un passo in più alla nostra comunità in termini di cittadinanza e partecipazione, guardando al dato di realtà demografico e alle sfide che questo comporta».

Dopo lo speech a cura di VITA, che a partire dal numero del magazine La solitudine dei caregiver ha illustrato i principali snodi che la tanto attesa legge sui caregiver familiari deve affrontare e alcune delle best practice più innovative a supporto di chi si prende cura dei propri cari, ecco i tavoli di lavoro. Modalità word café, cinque persone, obiettivo conoscersi per scoprire sinergie possibili. E poi nel pomeriggio, un bollino in mano per ciascuno, la scelta delle verticalità da affrontare, sempre in piccoli gruppi. I focus più votati sono stati quelli dedicati alle attività di promozione, informazione e divulgazione; le attività di supporto ai caregiver; il coinvolgimento del Terzo settore; i servizi itineranti e di assistenza domiciliare; le tecnologie abilitanti e la telemedicina.

A governare la giornata è Vincenzo Di Maria, service design per Common Groud, che aveva aperto i lavori con l’invito ad un “contagio” dentro la comunità che cura. «L’idea di questo workshop nasce dalla volontà di valorizzare questa biodiversità di approcci legati a come una comunità si prende cura di se stessa, per provare a mescolare un po’ le carte per generare un seme di innovazione. Innovazione cosa vuol dire? Provare a fare di più con meno, provare a fare di più in sinergia, provare a condividere asset che sono tecnologie, luoghi, spazi, ma anche competenze o esperienze».

Il fine ultimo – non della giornata ma di “Rigenerazione – La comunità che cura” – è la prescrizione sociale, cioè arrivare a creare un catalogo di servizi diffusi sul territorio, fondati sulle relazioni, che i medici di base e i medici specialisti, possono raccomandare, accanto alle terapie classiche: «Per questo il Terzo Settore è chiamato a crescere e strutturarsi, perché la prescrizione sociale può esserci solo dove le azioni sono strutturate, documentate, valutate, monitorate e questa intenzionalità deve esserci fin dalla fase di progettazione. D’altro canto le Asl, i Comuni, le Pubbliche Amministrazioni hanno bisogno di frequentare di più gli spazi del Terzo settore: per questo servono più occasioni di confronto, più palestre in cui sperimentare insieme, più laboratori in cui fare. Questa giornata è un inizio».

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