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Curare la mente con una storia

Rappresentazioni teatrali, mostre di quadri,collages di legno e stoffa: così al “Koam” di Napoli curano la malattia mentale

di Federica Raimondi

Ha un nome insolito, di origine giapponese: Koan – Storie Illogiche. È un?associazione napoletana che si occupa di disagio mentale. L?ha fondata un gruppo di operatori psichiatrici della clinica Villa Camaldoli di Napoli, uniti dalla passione per il proprio lavoro e dalla convinzione che la terapia più efficace per i sofferenti psichici consiste nella ricostruzione di una solida rete affettiva, più che nell?intervento salvifico del farmaco. Ma quali sono le finalità dell?associazione? «La prima», spiega il presidente, Francesco Gucci, «è di tipo culturale: creare un ponte tra la società e l?universo dei nostri disabili per ridurre la soglia di emarginazione che confina il malato mentale in veri e propri ghetti. Per questo, promuoviamo iniziative che risveglino l?interesse della gente e delle istituzioni per queste problematiche». Koan è nata nel febbraio di quest?anno, ma già un paio di mesi prima gli operatori della clinica avevano organizzato una mostra collage di legno e stoffa dal titolo volutamente provocatorio: ?Certificati di esistenza in vita. Venticinque quadri per un?esposizione?. I quadri realizzati dai pazienti del reparto di riabilitazione sono stati esposti in una libreria del centro di Napoli, accompagnati da poesie e commenti degli autori. Diversi visitatori della mostra hanno chiesto di acquistarli, ma per ora non se ne parla. Quest?anno Koan ci riprova con una rappresentazione teatrale. Durante le festività dell?Immacolata, pazienti e operatori metteranno su un vero e proprio spettacolo di piazza, con i teatrini e le marionette creati nei laboratori di riabilitazione di Villa Camaldoli. Gli altri progetti hanno a che vedere con il cinema. La scorsa primavera l?associazione aveva proiettato una rassegna di cortometraggi dal titolo ?Cavoli a merenda?. «Preso», rivela con qualche esitazione Gucci, «ci piacerebbe istituire un premio per il miglior cortometraggio sul tema della follia». Ma il sogno nel cassetto del presidente è quello di girare un vero e proprio film, interpretato da attori professionisti, operatori e pazienti. Cosa può fare un volontario? L?associazione ha bisogno di persone che diano una mano nell?organizzazione delle iniziative. Chi fosse interessato può chiamare l?associazione, senza farsi intimidire dalla segreteria telefonica: «Tutti saranno richiamati», giura il presidente. Il secondo obiettivo di Koan è promuovere interventi per l?integrazione e il reinserimento nel circuito lavorativo. «È una meta molto difficile», commenta Gucci, «perché vengono coinvolte le istituzioni e perché bisogna aggirare gli inevitabili pregiudizi della gente e le ottusità della burocrazia». Per il momento l?associazione punta sui corsi di formazione per operatori psichiatrici: lo scorso maggio è partito il primo. Al di là di queste iniziative, la vita quotidiana dei soci fondatori si svolge nei reparti di riabilitazione di Villa Camaldoli ed è raccontata in una sorta di diario di bordo, rilegato in azzurro: «Prendiamo i nostri ospiti per mano e andiamo al cinema, a teatro, a fare la spesa. Le porte sono aperte, si mangia tutti insieme. Si può fare o ascoltare musica, giocare a pallone e ping pong, guardare un film o fare ginnastica. Un giorno alla settimana chiudiamo il reparto e usciamo perché è lì fuori che bisogna ritornare, e farlo insieme fa meno paura». La scorsa primavera, il reparto è andato in gita a Firenze per due giorni. Una domenica a sorpresa, usciranno tutti in bicicletta per fare una passeggiata sul lungomare di Napoli. La città è invitata. Disagio e dolore:non solo malattia È un libretto di carta riciclata azzurra. In quaranta pagine illustrate, Koan – Storie Illogiche condensa la propria visione della sofferenza psichica e dell?intervento riabilitativo. Lo stile è quello del racconto «Quando nasce un bambino, comincia una storia», si legge all?inizio. «Possiamo pensare alla vita di una persona come a una matassa che il filo rosso dei suoi rapporti con la realtà costruisce dentro di lui. Ci sono matasse che si arrotolano senza problemi, diventano dei bei gomitoli dalla forma compatta e dai colori netti. Altre, invece, si aggrovigliano, formano nodi, lacerazioni. Sarà diverso avere dentro di sé l?una o l?altra: qualcuno parla di sanità e malattia, noi preferiamo parlare di benessere e dolore». Il disagio psichico, per Koan, è un dolore. È il frutto di una storia: «è a questa storia che bisogna guardare per capire quel dolore e dargli un senso». «E siccome nessun dolore è uguale a un altro», sottolineano Serenella De Paola e Anna Carla Aufiero, autrici del testo, «parole come depressione, schizofrenia, psicosi non dicono nulla e non aiutano a capire quel dolore che ci sta davanti». La riabilitazione di un paziente è un lavoro che richiede tempo, attenzione e cura. È un percorso che paziente e operatore fanno insieme e che non segue criteri di linearità: «Per questo la nostra è una storia illogica la sua specificità consiste nell?affermare che non sempre le strade più semplici sono le migliori e nel crederci». La scheda NOME   KOAN – STORIE ILLOGICHE INDIRIZZO via Aniello Falcone, 32                  80127 – Napoli TELEFONO   081/5563825 E-MAIL  MD9927@melink.it PRESIDENTE  Francesco Gucci SCOPO  Iniziative per sensibilizzare l?opinione             pubblica sui temi del disagio mentale               e integrare il disabile psichico ANNO DI NASCITA  1998


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