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Da Opti Pobà a JFK. Alla fine sarà Tav

Tra una figuraccia e l’altra il ragionier Tavecchio viaggia verso l’elezione alla guida della Figc. Questo nonostante le durissime prese di posizione ad ogni livello nel calcio dalla Fifa alla Uefa fino al Coni

di Redazione

Partiamo da un concetto tanto semplice quanto vero: in Italia lo sport nazionale è il calcio. Ecco perché il lunedì seguente alle domeniche di campionato tutti, o quasi, ci sentiamo un po’ commissari tecnici, un po’ arbitri e – perché no – un po’ calciatori.

Talvolta, anzi spesso, con riguardo ad episodi successi all’interno dell’area di rigore, mettiamo in dubbio anche il verdetto emesso da strumenti tecnologici di ultima generazione che le molteplici trasmissioni televisive dedicate ci mostrano fino alla noia.

Insomma il calcio ci prende, e come! Tra alti e bassi, gioie e dolori, vittorie e sconfitte, siamo, più o meno dichiaratamente, innamorati del nostro sport nazionale.

Attenzione però. Il calcio che piace a noi è quello giocato. Quello dove ci sono ventidue giocatori in campo che danno calci al pallone.

Non importa se si tratta di una partita di serie A o di terza categoria, se si disputa in un campo di erba o di terra, l’importante è che ci sia il giusto spirito sportivo. Questo è l’ingrediente essenziale perchè noi, prima di essere tifosi, siamo sportivi ed in quanto tali siamo preoccupati per il futuro del nostro calcio qualora il ragioner Tavecchio divenga presidente federale.

Nella società attuale, mutietnica e infraculturale, non vi è spazio per coloro che sono ancorati a retaggi del passato e Tavecchio, negli ultimi dieci giorni, si è dimostrato tale.

Il tutto è partito dalla frase razzista di venerdì 25 luglio, quando il presidente in pectore pronunciò questa frase: «L’Inghilterra individua dei soggetti che giocano se hanno professionalità. Noi invece diciamo che Opti Pobà è venuto qua e prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così».

Nonostante le successive scuse (di rito) del ragioniere, nei giorni seguenti si è scatenata una polemica anche politica e la candidatura di Tavecchio è stata messa in discussione da parte di molti. Altre squadre si sono aggiunte al fronte “No Tav”e il 28 luglio, dopo che anche la stampa internazionale aveva dato risalto all’infelice uscita del ragioniere, è arrivata la richiesta di chiarimento sulla questione da parte di Unione Europea, Fifa e Uefa. (Che figura!).

Il giorno seguente (29 luglio) scende in campo il presidente del CONI Malagò che ipotizza un possibile commissariamento della Figc.

In tutto questo Tavecchio non molla e non vuole saperne di ritirare la propria canditura, come sollecitato da molti.

La cosa grave e imbarazzante è costituita dal fatto che il ragioniere continua imperterrito a collezionare figuracce su figuracce: appena se ne presenta l’occasione, non se la lascia scappare.

Così domenica scorsa durante un’intervista ha dichiarato riferendosi al dopo Opti Pobà: «Mi hanno trattato peggio dell’assassino di Kennedy». Ma come si fa a dire una cosa del genere? Per la cronaca l’assassino di Kennedy, l’ex tiratore scelto dei Marines Lee Harvey Oswaldì venne ucciso due giorni dopo il suo arresto da Jack Ruby mentre veniva trasferito in carcere. Tavecchio, ci mancherebbe altro, è vivo e vegeto.

Ancora un’altra perla del ragioniere che ha dichiarato: «Sono la persona che è riuscita a creare in Italia un sistema di accoglienza per tutti i calciatori che, pur clandestini, non hanno alcun problema a giocare». Per carità! Se sono clandestini, a occhio e croce, hanno altri problemi, non quelli di giocare o meno a pallone. Chissà cosa voleva dire il ragioniere con questa chicca.

Insomma, noi sportivi amanti del calcio giocato vogliamo vedere i goals di Opti Pobà e non i continui autogoals di Tavecchio.

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