Cultura

Da Torino a Tangeri: io, sul pullman dei migranti

La strana vacanza di una giornalista con marito e due figli. L'obiettivo: fare una lezione di storia "dal vivo". Il viaggio dura due giorni. Di Angela Lano

di Redazione

Pensavano scherzassi. Quell?affermazione doveva essere sembrata una provocazione: «Ma dài, mamma, in Marocco in autobus!? Ci impiegheremo una vita!».

La cosa era fatta: avevo prenotato i posti sull?autolinea Asmaa che da Porta Palazzo, il quartiere più caotico e multietnico di Torino, ci avrebbe portato in Marocco attraverso Francia e Spagna. Un lungo viaggio insieme agli immigrati maghrebini che vivono in Piemonte e che tornano a casa per le vacanze: una buona opportunità per raccogliere storie e novità per il mio lavoro giornalistico e per far conoscere ai miei figli, Federico di 15 anni e Francesco di quasi otto, un paese musulmano sull?altra sponda del Mediterraneo. Un tour socio-culturale, perché certo i miei ragazzi non erano affetti da diffidenze e pregiudizi, con una madre orientalista che li aveva fatti crescere tra libri, musica, fiabe, arredi, discorsi e quant?altro del e sul mondo arabo-islamico… «Mamma, ma il Marocco è sporco e possiamo prendere brutte malattie!», Francesco dissolve le mie illusioni in un attimo. «Oltre a questo, ci sono i terroristi», gli fa eco il fratello adolescente ben informato. Comprendo con costernazione che anche la mia famiglia non è immune dal virus delle paure generalizzate (la tv fa proseliti anche qui) e mi convinco ancora di più dell?importanza di questo viaggio.

Nei giorni precedenti la partenza, sopporto con pazienza i commenti degli amici e compagni di Federico che vengono a salutarlo «nella speranza di rivederlo sano e salvo» e di «non dover essere costretti a fare manifestazioni per lui…».

Via al gran tour
Porta Palazzo, una mattina di settembre. Il ritrovo è davanti a un supermarket arabo. I miei figli si sono attrezzati con entusiasmo per il gran tour: un libro di ottocento pagine firmato Stephen King e lettore cd con l?immancabile Vasco Rossi, il maggiore, Topolini e Geronimo Stilton, il più piccolo… Insieme a una coppia di fidanzati italiani siamo gli unici ?intrusi? e veniamo osservati con curiosità e attenzione da un variegato gruppo di marocchini. A mezzogiorno arriviamo in un piazzale vicino all?ingresso autostradale di Settimo Torinese, dove è in attesa una marea inquietante di gente – uomini, donne, ragazzini, anziani -, di valigie, di borsoni, di pacchi e di scatoloni. I pullman sono soltanto due e ci chiediamo dove possano far stare tutto quanto. Scopriamo con gioia che molti sono parenti giunti fin lì per salutare o accompagnare i congiunti in partenza. Le valigie, invece, misticamente vengono infilate nei bagagliai e sotto i sedili: tutta l?operazione necessita di circa quattro ore, che solo il cielo nuvoloso e l?aria fresca evitano di trasformare il tutto in grave disagio.

Ci guardiamo attorno tra la folla: tre giovani bionde molto appariscenti sono appena scese da un?auto e depositano pacchi per terra. Le loro scollature sono davvero notevoli, in pretto stile velina (non fosse per i chili di troppo). Federico mi dà una gomitata: «Ma non avevi detto che le donne indossano foulard e abiti lunghi, tanto che ti sei messa nello zaino uno scialle chilometrico?». «Beh, non tutte vestono tradizionale…», gli rispondo, mentre intravedo in mezzo a un gruppetto di amici una bellissima ragazza con il viso incorniciato da un capriccioso hijab. Veste elegante e alla moda, è truccata con cura e piena di collanine, e quel velo in tinta con i pantaloni le conferisce un?aria tutt?altro che castigata: il fidanzato, marocchino come lei, se la stringe con slancio davanti a tutti. «Qualcosa è cambiato nei costumi sessuali e affettivi dei giovani maghrebini – penso -. Sarà perché vivono in Europa e non hanno bisogno di censurare i comportamenti». Ma anche in Marocco assisteremo a scene simili.

Sorrido alle tre bionde discinte, che mi salutano con la mano: sembra che a notarle siamo stati solo noi. Tutti gli altri, anche donne con abiti islamici, non ci fanno caso. Anche perché ci sono molte ragazze con pance scoperte, pantaloni a vita bassa, piercing, ecc.

Jamal, un giovane di 23 anni, simpatico e cordiale, sta mangiando arachidi: si avvicina a mio figlio maggiore e gli chiede che musica stia ascoltando. Quest?ultimo lo osserva cautamente e gli risponde, scoprendo che i loro gusti musicali non sono poi così distanti. L?altro gli racconta che è di Casablanca e che non rivede la sua mamma da anni, che ha ottenuto il diploma delle medie con le ?150 ore?, che poi ha frequentato un corso come saldatore ed elettricista. E che ora fa l?operaio. Senza motivo apparente, ma con l?indubbio desiderio di rassicurare il suo interlocutore, Jamal inizia a parlare dei kamikaze islamici: «Sono dei pazzi. Come possono pensare di poter andare in paradiso se massacrano gente innocente? Islamico e kamikaze sono due parole che si contraddicono a vicenda: nell?Islam è vietato suicidarsi». Mentre sgranocchia qualche nocciolina che il ragazzo marocchino gli ha appena offerto, Federico ascolta in silenzio e con un?espressione indecifrabile.

Viva Del Piero
Finalmente ci sistemiamo sull?autobus, giunto già sporco e senza i servizi igienici. Dopo poco si parte: sono passate ?soltanto? 7 ore e mezza dall?appuntamento stabilito con gli organizzatori!

A bordo, Francesco si mette a giocare a Tris con un bimbo marocchino che non conosce neanche una parola di italiano. Come facciano a capirsi e a ridacchiare è un mistero.

Seduto nella fila di sedili alla destra di Federico c?è Samir, che indossa una maglietta con la scritta ?Del Piero?. Vive con la zia, una bella signora robusta ma con camicetta aderente e ombelico di fuori. Ha quattordici anni e deve finire le medie. La sua mamma sta in un?altra città italiana, con il resto della famiglia.

Davanti a Samir e a sua zia ci sono una ragazza di 20 anni, Fatima, la madre e la sorellina di un anno e mezzo.

Si chiacchiera tutti insieme, o meglio, io faccio un sacco di domande e loro rispondono cordialmente. Fatima ci racconta che frequenta la quarta Perito corrispondente e che sa quattro lingue: l?italiano, l?arabo, l?inglese e il francese. La sua grande determinazione nello studio, e nel lavoro part time, e il suo desiderio di riuscire a realizzare obiettivi e sogni, sono una piccola, spontanea, lezione di vita. Federico ascolta per un po?, pensieroso, ma poi si immerge nella lettura del suo libro horror…

Sul traghetto
Le ore trascorrono lente, tra soste in autogrill francesi e spagnoli, lunghe code ai bagni pubblici, pasti frettolosi, conversazioni a due seguite con curiosità da mezzo pullman, urla di bambini piccoli, giochi improvvisati e dormite disperate.

è mezzanotte del giorno dopo la nostra ?avventurosa? partenza, quando intravediamo come un miraggio di speranza le luci del porto di Tangeri, dall?altra parte dello Stretto di Gibilterra. Lasciamo Algeciras, in Spagna, con entusiasmo e saliamo sul traghetto che ci porterà in Marocco.

Appena giunti a Tangeri, lasceremo la comitiva ormai ben affiatata: qualcuno di loro raggiungerà Rabat, altri Casablanca e Khouribga.

La voce gracchiante
I miei figli e mio marito fanno la prima vera conoscenza con l?Islam marocchino alle 3,20 del mattino: la voce gracchiante di un altoparlante collocato nella moschea proprio di fronte al nostro albergo – un affascinante vecchio edificio nella medina – li fa sobbalzare dal letto come sotto l?effetto di un terremoto. Mi sono dimenticata di avvisarli dell?esistenza dei muezzin e degli inconfondibili richiami alla preghiera notturna. Non riesco a trattenere una risata, mentre loro si riprendono dallo spavento.

Al mattino, la vecchia Tangeri ci sveglia con il vociare dei suoi commercianti, e i campanelli di bici e carretti trainati dagli asini.

Tra il Petit Socco (la Soco Chico dello scrittore Choukri) e la rue as-Siaghin fin verso il Grand Socco, ragazze in abiti islamici e altre vestite all?ultima moda europea si passano accanto senza far caso ai contrasti. Giovanotti in short e maglietta firmata Versace o Nike sfiorano nella calca altri in jellaba. Un mondo colorato, brulicante e variegato si mescola tra le vie antiche e piuttosto sporche, dove ti viene offerto di tutto: dall?hashish a prezzi stracciati, al sesso a pagamento etero e omo, dagli alberghi ai pranzi e all?artigianato.

Gli internet point nel quartiere delle ambasciate, fuori dalle mura della vecchia città, sono pieni di computer con schermi a cristalli liquidi, webcam.

Senza famiglia
Mentre pranziamo in un bellissimo palazzo-ristorante in stile arabo, appena fuori dalle mura della medina, in un sottofondo di musica folk dal vivo proveniente da un diwan in mezzo a uno dei saloni, Francesco tira fuori ciò che gli girava in testa già da qualche giorno:
«Ma perché tanti ragazzi marocchini che abbiamo conosciuto vivono separati da papà e mamma?». è un aspetto che non comprende. «Loro o i genitori emigrano per migliorare la condizione economica», gli rispondo, «e non sempre si sposta tutta la famiglia. Accadeva anche in Italia, tra la fine dell?Ottocento e gli anni 50 del secolo scorso. Partivano i padri, le madri o i ragazzi. Poi, magari dopo anni, si riunivano al resto dei familiari con qualche soldo in più in tasca. Le ragazzette andavano a fare le balie o le cameriere nelle grandi città italiane o anche all?estero».

Farsi le canne a Fès
Fès. Siamo in un albergo molto popolato alle porte dell?affascinante medina.

Una sera mio figlio maggiore entra nella nostra camera con un?espressione ambigua, tra lo stupito e il divertito: «Ma sul terrazzo si stanno facendo un sacco di canne! C?è anche il padrone dell?albergo seduto per terra con un gruppetto di ragazze spagnole». Proprio Salim, quel simpatico signore sui quarantacinque anni, che mi aveva accolto con una benedizione islamica perché mi ero rivolta a lui in arabo classico e non in francese o inglese. Mi aveva fatto domande sul come e perché avessi studiato quella lingua e la cultura arabo-islamica. Era contento che un?occidentale fosse interessata al suo mondo, e mi aveva spiegato che lì non si bevevano alcolici. Già, l?alcool no, ma l?hashish sì. Perbacco!

Da altri turisti abbiamo poi scoperto che sui terrazzi della dotta e ortodossa Fès – capitale degli studi islamici -, le canne vanno per la maggiore. Semplicemente, uno dei tanti, appariscenti paradossi del bel Marocco.

Le donne fuggenti
Il nostro viaggio prosegue più a sud, per Marrakech e Ouarzazade, e poi nella splendida Valle del Draa, disseminata di oasi verdi e villaggi costruiti con muri di fango scolpiti seguendo lo stile architettonico arabo. Qui le donne, per lo più berbere, sono apparizioni fuggenti, sagome avvolte in ampi mantelli neri e ricamati con fiori sgargianti. Signore dal carattere forte e volitivo.

Abbiamo incontrato e chiacchierato con tanta gente, sui treni, negli autobus, nei taxi, negli hotel, nei suq, in spiaggia, nelle case mangiando tajin (piatto tipico a base di verdure e carne), nei cyber-cafè, nei villaggi dell?Alto Atlante e sotto le stelle del deserto. Non so se questo viaggio sia stato un buon corso di storia contemporanea per un adolescente italiano un po? diffidente, ma so che, al ritorno, Federico ha raccontato ai suoi amici che i musulmani che ha incontrato non sono quelli di cui parlano tv e giornali…

Mettersi in viaggio
Prima fermata Marocco. Biglietto: 120 euro

Per chi volesse viaggiare in pullman dall?Italia in Marocco, può rivolgersi all?autolinea statale marocchina Ctm (Compagnie des transports marocains), allo 00212.22.753677, www.ctm.co.ma. è la migliore e la più moderna, e garantisce un servizio bisettimanale.

Ci sono anche altre compagnie, come la Marino (call center: 199.800100, www.marinobus.it) che organizza viaggi da Lecce, e la Eurolines, con partenze da tutte le principali città dell?Europa, (055.357110, www.eurolines.it).

Esistono, inoltre, aziende semiufficiali marocchino-francesi come la Asmaa, che offrono viaggi bisettimanali (martedì e sabato) da Torino e da altre città italiane e francesi. In generale, le tariffe oscillano dai 120 ai 170 euro, sola andata, a seconda della stagione e della compagnia prescelta.

Se decidete di viaggiare in autobus, d?estate, ricordate di prenotare il ritorno ? con lo stesso mezzo o in aereo, come preferite -, altrimenti rischierete di rimanere in Marocco più del previsto!

Tra le guide turistiche più complete troverete senz?altro la Lonely Planet, che vi permetterà di scoprire il Marocco autentico e di alloggiare in pensioni o alberghi per tutte le tasche.

L’autrice
L’islam senza preconcetti

Angela Lano è laureata in Lingua e letteratura araba e ha studiato al Cairo e in Tunisia. Lavora come giornalista free-lance per alcune riviste e quotidiani, e collabora con la Provincia di Torino nell?ambito della formazione scolastica sul mondo arabo-islamico. Si occupa del rapporto tra media e islam attraverso articoli e conferenze. Ha pubblicato: Voci di donne in un hammam, Quando le parole non bastano, Iraq, la guerra dei bugiardi in La guerra, le guerre, (tutti per la Emi editrice di Bologna), e Islam d?Italia per le edizioni Paoline. Periodicamente viaggia nei paesi islamici. In Marocco, dove si è recata di recente, ha portato la famiglia. È stato un viaggio-scoperta ?dell?altro islam?, quello di cui non parlano giornali e tv.

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